F1. Soltanto una settimana fa su questa rubrica cercavo di riassumere in cinque punti i motivi della crisi Ferrari, alla vigilia di Monaco. Non dico da tifoso ferrarista, ma almeno da italiano, la speranza era chiaramente quella di provare ad analizzare il tutto a mente lucida e sperare in un concreto passo avanti già a Montecarlo.
La dura realtà dei fatti è però andata nella direzione diametralmente opposta: non solo i cinque punti restano generalmente li da essere affrontati (in estrema sintesi si trattava di: vincere gare, essere affidabili, sbloccare Sainz, non commettere gravi errori di pilotaggio, essere all’altezza di Verstappen), ma se ne sono aggiunti altri due, altrettanto gravi. Di seguito dunque l’aggiornamento della lista delle cose da fare per non buttare all’aria un mondiale.
Sesto punto: è necessario avere la giusta lucidità e freddezza nelle strategie, per non regalare agli avversari gare già vinte come quella di Monaco. Qui la responsabilità del muretto è duplice. In primis, non è pensabile a certi livelli di essere sopraffatti dalla frenesia del momento, fino a pensare di far rientrare contemporaneamente i due piloti in quel tipo di frangente.
L’aver anche solo pensato di richiamare Leclerc per due volte in pochi giri, distruggendogli la gara di casa su un circuito che rende impossibili i sorpassi, la dice lunga sulle scelte di Rueda e company. Non è plausibile mandare all’aria i progetti di un intero weekend per due gocce d’acqua. In seconda battuta, come da prossimo punto, il muretto Ferrari manca evidentemente della giusta autorità nell’imporre la correttezza delle proprie scelte ai piloti in pista.
Settimo punto: la centralità della gestione piloti non sta soltanto nel giocare a singola punta, ma anche nel far rispettare gli ordini di squadra. Al netto del fatto che la strategia di Sainz potesse effettivamente essere quella più logica, quanto accaduto nel caos della scorsa domenica ha rappresentato un perfetto harakiri: il secondo pilota che rifiuta l’ordine ricevuto compromettendo la gara del compagno di squadra in lotta per il mondiale, finendo lui stesso in ogni caso fregato dalla contromossa dei rivali.
Per sconfiggere questa Red Bull è prioritario non sprecare punti e permettere a Leclerc di avere un valido alleato. Attualmente non sta succedendo nessuna delle due cose, purtroppo. Il tutto, con l’aggravante di un circuito notoriamente inadatto a questa F1 station wagon.
Basta Montecarlo. Lo dico ogni anno, ma ora più che mai siamo ai confini del ridicolo. E dobbiamo ringraziare Fernando Alonso, da sempre maestro nell’arte del “trollare” il mondo, per aver evidenziato quanto possono essere estreme le contraddizioni del volersi ostinare a correre tra le strade del principato. Lo spagnolo ha ammesso di aver volontariamente rallentato, nella fase centrale di gara, fino a cinque secondi al giro con la scusa di voler preservare le gomme per il finale.
Le lamentele di Hamilton sull’avergli rovinato la gara sono servite a ben poco: nonostante il divario velocistico, a Monaco non si passa, stop. Se non puoi passare con una differenza prestazionale di quel tipo, ci sarebbe da fare un’unica bella cosa: evitare di tornarci ancora a correre. Oppure prendere coraggio e rivoluzionare la formula, solo per Monaco, magari assegnando i punti direttamente al sabato con uno show in stile Superpole. Potrebbe essere l’unica soluzione per coniugare i desideri dei nostalgici con l’evidente esigenza di voltare pagina.
F1-Autore: Marco Santini – @santinifunoat
Foto: Scuderia Ferrari – Mercedes AMG F1 Team