Formula 1

Gp Abu Dhabi 2021: Masi ha sbagliato, ora ne è convinto anche Horner

Il 12 dicembre 2021 è una data indelebile nella storia della F1 perché sancisce diversi momenti di svolta. Innanzitutto è l’attimo in cui la Mercedes ha iniziato ad abdicare il suo regno visto che perdeva il primo mondiale piloti dopo una striscia consecutiva di sette titoli.

Ancora, è stato il momento in cui Max Verstappen ha coronato il suo sogno iridato strappando dalle mani di Lewis Hamilton l’ottava corona d’alloro che prima dell’incidente di Nicholas Latifi sembrava operazione da ratificare con un comodo passaggio sotto la bandiera a scacchi.

Ma il 12/12/2021 rappresenta anche un fase controversa nella lunga antologia del motorsport, un passaggio non proprio adamantino che ha prodotto una serie di provvedimenti necessari ad evitare che si replicassero degli errori manifesti sottolineati dalla Mercedes, da molti piloti, dalla FIA nelle settimane successive ai fatti e oggi da Chris Horner che, liberatosi dalla pressione del momento, ha finalmente ammesso che qualcosa, ad Abu Dhabi, non ha funzionato come doveva.

ll ruota a ruota tra Max Verstappen (Red Bull Racing) e Lewis Hamilton (Mercedes F1 Team) durante l’ultima tornata del Gran Premi di Abu Dhabi edizione 2021

F1. La rivoluzione della FIA resasi necessaria dopo gli errori di Abu Dhabi

Mohammed Ben Sulayem, non appena è salito al soglio presidenziale, ha dato il via ad un profonda analisi interna che ha fatto vittime illustri ed ha prodotto importanti revisioni procedurali che FormulaUnoAnalisiTecnica ha analizzato nel merito in un lungo focus che potete consultare al seguente link: leggi qui.

Cercando di sintetizzare in maniera estrema, Place de La Concorde ha approntato un sistema di pesi e contrappesi affidandolo a persone più scafate di Michael Masi. Una serie di elementi atti a fissare delle procedure che non generassero ulteriori problemi, polemiche e, peggio ancora, ricorsi ai tribunali intra ed extra sportivi.

L’ente parigino, in soldoni, ha ratificato che Masi, nel tribolato finale del gran premio emiratino, ha commesso due errori: ha richiamato la safety car in pit lane senza che questa avesse completato un giro aggiuntivo come previsto dal regolamento sportivo della Formula Uno e, in seconda battuta, non ha permesso a tutte le vetture doppiate di rientrare nel giro di testa.

Topiche evidenti che non possono trovare giustificazioni. Tanto che, dopo una ritrosia quasi surreale, anche nel mondo Red Bull sono arrivate importanti e auspicabili ammissioni: “Masi ha commesso un errore in quanto non ha permesso a tutte le auto doppiate di potersi sdoppiare“. Il virgolettato è di Christian Horner che ha parlato in evento organizzato dalla Cambridge Union.

Max Verstappen e Chris Horner – Oracle Red Bull Racing

L’errore cui si riferisce il manager inglese ne ha prodotto un altro che di fatto ha ulteriormente infranto i dettami regolamentari: la Safety Car è stata fatta rientrare con modalità non codificate da alcuna norma.

Horner ha speso parole di comprensione per il dirigente sportivo australiano che è stato fatto oggetto di commenti non proprio ricevibili sui social network. Un clima di odio al quale la Federazione non ha messo uno scudo esponendo un suo consociato ad una sorta di gogna mediatica durata fin troppo. Quali potevano essere questi argini non è però chiaro.

Place de la Concorde ha adottato un provvedimento necessario rimuovendo dal suo incarico Masi e offrendogli un altro posto in FIA. Che sia calato il silenzio su questa riallocazione è una dinamica interna all’organo politico-giuridico che con la F1 ha ormai poco a che vedere.

Nel suo intervento Horner ha sottolineato che durante il 2021 non sempre le decisioni sono andate a favore della Red Bull e che quello di Abu Dhabi è stato un caso isolato: “Ci sono state molte decisioni che ha preso l’anno scorso che sono andate contro di noi, che si trattasse della bandiera gialla nelle qualifiche in Qatar o dell’incidente di Silverstone con Lewis. Mi dispiace per lui [Masi], ci sarebbe dovuto essere più supporto dopo la fine del campionato perché era in una posizione incredibilmente difficile“.

Michael Masi, direttore di gara della F1

In questo caso il manager inglese mette un po’ troppi ingredienti nel calderone. Le decisioni di Silverstone, caso molto spinoso per l’ecosistema Red Bull, nulla hanno a che vedere con la direzione gara. Sono piuttosto riferibili all’operato del collegio giudicante. Lo stesso che in Brasile e in Arabia Saudita non è stato particolarmente inclemente con Verstappen scatenando le reazioni veementi della Mercedes. In un atteggiamento votato alla distensione ed al pieno superamento di polemiche che evidentemente non riescono ad essere archiviate, sarebbe il caso di non alimentare confusione. Specie se a farlo è chi si nutre di pane e regole.

Bisogna rifuggire dall’idea secondo cui un direttore di gara possa aiutare questo o quell’altro team. E il concetto va allontanato qualsiasi sia il protagonista a farne menzione: Red Bull, Mercedes, Ferrari piuttosto che Williams o AlphaTauri.


F1. Horner fa leva sulla volontà di chiudere la gara sotto bandiera verde

Una delle questioni di cui s’è molto dibattuto nei giorni successivi il gran premio “incriminato” è la volontà espressa da tutti i team principal di finire la gara senza il supporto della safety car. Questa indicazione sarebbe stata alla base delle scelte operate da Masi che avrebbe forzato le procedure per accontentare scuderie, televisioni, sponsor e Liberty Media. Tutti felici? Non proprio visto l’ordigno che è deflagrato dopo la bandiera a scacchi.

Sono rimasto molto deluso dal modo in cui la FIA ha trattato Michael perché stava facendo il meglio che poteva con la pressione che aveva. Il mantra – ha argomentato Horner – è sempre molto chiaro: nessuno voleva vedere un campionato del mondo vinto con una Safety Car“.

Gp Abu Dhabi 2021: i doppiati presenti tra Hamilton (Mercedes AMG F1 Team) e Verstappen (Red Bull Racing Honda) ricevono il permesso di sdoppiarsi

Effettivamente assegnare un titolo con una vettura a regolare il plotone non era “esteticamente” accattivante. Anche se le norme lo prevedono eccome. Masi, nel provare a creare azione fin all’ultimo centimetro di gara, ha di fatto sconfessato una prassi da egli stesso introdotta l’anno precedente e consolidatasi in diversi appuntamenti iridati: Imola, Mugello, Azerbaijan, Jeddah.

Sarebbe bastato provvedere – e c’erano sufficienti giri da percorrere – ad una nuova standing start dopo aver sistemato lo pista invece di andare avanti in maniera arraffazzonata, anti-procedurale e formalmente errata come la nota della FIA ha decretato al di là di ogni dubbio. La gara sarebbe finita con l’azione desiderata senza creare un contesto artefatto lasciando sdoppiare solo le vetture che dividevano Max da Lewis.


F1. Red Bull si sente accerchiata, ma Verstappen è un campione del mondo legittimo e meritevole

Penso che se non fosse passato tutto attraverso il processo di appello e ovviamente il rumore che è stato fatto dopo l’evento sarebbe stato molto meno problematico. A volte – ha chiosato il manager della franchigia di Milton Keynes – mi chiedo cosa sarebbe accaduto se Lewis Hamilton avesse vinto all’ultimo giro. Sarebbe stato l’eroe piuttosto che il cattivo?“. Un domanda lanciata nel vuoto che sa di processo alle intenzioni. Un’inutile caccia alle streghe. Quel che la F1 ha condannato non è il pilota che ha vinto, ma cosa è stato sbagliato creando un contesto penalizzante per un conducente.

Max Verstappen è una legittimo e meritevole campione del mondo. Da questa verità inconfutabile bisogna partire. In questa redazione non troveranno mai sponda risibili teorie del complotto. L’olandese ha guidato in maniera magistrale per tutto l’anno e gli errori – lapalissiani – commessi della direzione gara non possono essere ascritti alle responsabilità del driver né a quelle della scuderia. Ecco che questa sorta di sindrome da accerchiamento risulta incomprensibile.

Chi racconta il motorsport ha perso troppo tempo in beghe di palazzo alimentate dagli stessi protagonisti. La continua ricerca di un protagonista indebitamente supportato e di un altro defraudato ha spostato l’attenzione dal fatto principale: l’errore di Masi che rischiava di creare un precedente che relativizzasse fatalmente l’applicazione del codice scritto.

Il fatto che Horner, dopo sei mesi, riconosca che qualcosa è andato storto non toglie meriti al suo team e al suo pilota. La tardiva ammissione fotografa semplicemente le cose: Abu Dhabi è un capitolo controverso della F1 che va archiviato e definitivamente superato con sistemi di controllo finalmente efficaci. Quelli che la classe regina del motore sta provando a darsi.


Autore: Diego Catalano @diegocat1977

Foto: FIA, Mercedes AMG F1 Team, Oracle Red Bull Racing

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Diego Catalano