F1. La due giorni di prove organizzata dalla Pirelli per testare i pneumatici full wet sul circuito di Fiorano all’indomani della bruciante sconfitta di Monaco, avrà certamente fornito agli uomini di Maranello l’opportunità di analizzare a mente fredda i motivi di una debacle inverosimile in relazione al livello di competitività della F1-75.
Le mutevoli condizioni meteorologiche di domenica scorsa unitamente alla scaltrezza del muretto Red Bull hanno mandato in tilt gli strateghi della Scuderia Ferrari.
Non vi è alcun dubbio che a pagare il prezzo più alto nel circuito di casa è stato Charles Leclerc che nei due pit stop ravvicinati al diciottesimo e ventesimo giro ha dovuto cedere il passo prima a Sergio Perez e successivamente al team mate.
La disfatta è stata completata due giri dopo con l’overcut di Verstappen che ha consentito al campione del mondo olandese di acciuffare una insperata terza posizione.
L’undercut di Sergio Perez al 17 giro è stato un azzardo del team Red Bull ma anche un amo teso ai rivali Ferrari.
Con Charles e Carlos saldamente in testa su una pista ancora umida ma in netta evoluzione la scelta del compound intermedio operata da Red Bull sulla monoposto numero 11 poteva rivelarsi un clamoroso flop. La pista infatti si stava asciugando rapidamente in traiettoria e il messicano avrebbe comunque dovuto effettuare un ulteriore pit per montare pneumatici da asciutto.
La furiosa rimonta di Checo si sarebbe infranta negli scarichi della monoposto del team mate e, se l’olandese gli avesse ceduto la posizione, in quelli delle Ferrari in un circuito in cui superare è tutt’altro che una passeggiata. In questo frangente va sottolineata la lucidità di Carlos Sainz che aveva percepito l’inutilità di passare sulle gomme intermedie.
Il feedback fornito da Carlos era preziosissimo nell’economia del risultato complessivo della squadra e risulta alquanto surreale che non sia stato proposto o discusso con il leader della gara.
La trappola tesa alla Ferrari, a cui la stessa Red Bull assegnava poche probabilità di successo, ricorda in maniera sinistra il pit stop di Mark Webber ad Abu Dhabi nel 2010 che copiato dal muretto Ferrari sancì la fine del sogno iridato di Fernando Alonso.
Tra il primo e il secondo pit, Charles è stato inoltre fortemente penalizzato dal doppiaggio della Williams di Albon che al ventesimo giro ha ignorato le bandiere blu da Massenet fino al rettilineo di partenza.
In questo passaggio Charles ha perso la bellezza di oltre tre secondi rispetto a Max Verstappen che a parità di gomme (intermedie) siglava il giro più veloce della gara, margine che ha consentito al pilota olandese di precedere Leclerc dopo la seconda sosta del campione del mondo in carica.
La simultanea chiamata ai box dei due alfieri della rossa è stata l’apoteosi del disastro.
Innanzitutto è risultato errato il timing in quanto Carlos non era più nella finestra minima per tornare in pista davanti a Sergio Perez.
Inoltre tra i due piloti della rossa non c’era il necessario gap affinché il contemporaneo pit non danneggiasse il secondo pilota, nella fattispecie era Leclerc.
Le ulteriori frazioni di secondo perse dal monegasco in attesa che fossero completate le operazioni di sostituzione dei pneumatici sulla monoposto del team mate sono stati fatali nel duello a distanza con Max Verstappen per il gradino più basso del podio.
L’imbarazzante dietrofront di Xavi Marcos trasmesso in mondovisione quando Leclerc aveva già imboccato la via dei box è inaccettabile nella massima categoria del motorsport e per un team in lotta per entrambi i titoli mondiali.
Al netto di errori che possono accadere in una disciplina in cui le decisioni devono tener conto di molti fattori in un lasso di tempo estremamente ridotto, l’operato degli strateghi della storica scuderia italiana ripropone antiche debolezze purtroppo non ancora eradicate.
Tante volte durante le gare ascoltiamo conversazioni tra piloti e muretto in cui si parla di Plan A, Plan B, Plan C tuttavia ogni qualvolta una gara è condizionata da un fattore esterno che ne stravolge il normale spartito il processo decisionale in casa Ferrari va in tilt.
L’esperienza degli uomini Ferrari deputati alla gestione strategica delle gare dovrebbe fornire il massimo supporto ai piloti nei momenti di contingenza ma la frequenza degli errori ha snervato campioni del calibro di Fernando Alonso e Sebastian Vettel nelle loro esperienze in rosso.
Nella cupa (in tutti i sensi) domenica di Monaco si è avuta la netta sensazione che gli strateghi del cavallino rampante non operassero in sinergia. E’ difficile comprendere come una felice intuizione di un pilota, nella fattispecie Sainz, non venga messa a fattor comune per il bene supremo del team.
Altrettanto inspiegabile è la passività di Charles rispetto alle decisioni del team, specie se paragonato ad altri piloti come Hamilton che sono in continuo contatto con il proprio ingegnere di pista per essere al corrente di ogni minimo dettaglio.
Eppure il fenomeno monegasco si è distinto fin dal debutto per scelte contrarie alle indicazioni del team, basti pensare alla fantastica qualifica in Brasile nel 2018 che gli consentì di accedere in Q3 contravvenendo alla richiesta del team di rientrare ai box.
L’auspicio è che la gara del Principato non abbia incrinato la fiducia di Charles verso il suo gruppo di lavoro perché sarebbe davvero un peccato sprecare oltremodo il suo talento e la forza della F1-75 vero gioiello della storica scuderia italiana.
F1-Autore e infografiche: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1, Scuderia Ferrari F1
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Quel che non è chiaro in tutto ciò è come mai Sainz abbia perso la posizione su Perez nonostante la strategia di una sola sosta, considerando anche che guardando all'infografica il distacco era di soli 19 sec, sufficienti a riprendersi la posizione su Perez quando è passato da I a H. Mi manca cos'è successo in quel passaggio.