La F1 prosegue dritta per la sua strada. O almeno prova a farlo. Ve ne abbiamo parlato qualche settimana fa: la Comunità Europea, tramite il programma “Fit for 55”, intende abbandonare definitivamente i motori a combustione interna. Più di un desiderio visto che il Parlamento Europeo ha approvato la disposizione che può diventare regolamento dopo il passaggio in Commissione.
Così fosse la norma verrebbe applicata automaticamente in tutti i Paesi membri (in Italia tramite l’articolo 11 della Costituzione, nda). Discorso analogo se l’organo politico promulgasse una direttiva. In tal caso le realtà statuali facenti parte delle comunità politica ed economica dovrebbero recepire in via obbligatoria il diritto comunitario con una legge ad hoc.
Dettagli tecnici di interesse relativo ma che dicono che non si può scappare da una volontà ormai manifesta alla cui base c’è una chiusura ideologica ai motori a combustione interna che possono arrivare anch’essi ad emissioni zero. Che è ciò che la Formula Uno vuole dimostrare essere possibile. Magari provando a far cambiare idea ai tecnocrati comunitari che per ora risultano abbastanza sordi a questa chiamata (leggi qui).
Qualche ora fa la F1 ha diramato una nota dal proprio sito ufficiale nella quale spiega quali sono i passi che la categoria sta facendo per arrivare, entro il 2030, alla creazione di carburanti ad emissioni zero che siano in grado, e questa è la notizia chiave, di adattarsi anche ai motori attuali. Un fattore di portata eccezionalmente grande che potrebbe ribaltare certe visioni strategiche assunte in sede comunitaria.
“Sviluppo di un carburante sostenibile al 100%, riduzione drastica dell’uso di plastica monouso e revisione della logistica di viaggio e merci: queste sono solo alcune delle cose su cui la Formula 1 come sport sta lavorando come parte del suo impegno di essere Net Zero Carbon entro il 2030” si legge nel comunicato diffuso in mattinata.
Si tratta di un cammino progressivo, decennale come durata, la cui prima tappa si è tenuta proprio nel 2022 con l’utilizzo delle miscele E10: “Dopo l’introduzione in questa stagione del carburante che comprende il 10% di etanolo e che ridurrà le emissioni di CO2 in generale, la F1 sta lavorando con il partner Aramco e tutti i principali produttori per sviluppare un carburante sostenibile al 100% da introdurre con un nuovo motore formula nel 2026“.
Il nuovo standard combustibile viene definito “drop-in”. Cosa significa? Essenzialmente che può essere utilizzato nella stessa forma nelle auto stradali. Nei normali motori a combustione interna in soldoni. La Formula Uno userà le categorie propedeutiche (F2 e F3) come banco di prova prima di riversare nella massima categoria le conoscenze acquisite.
Fatto, questo, che spiega come le ritrosie dei manager delle scuderie delle suddette serie “inferiori” siano stati convinti a fare da “cavia”. Non più di qualche mese fa avevamo riportato, sul tema, i dubbi della F2 a fare da banco di sperimentazione per la F1. Evidentemente lo sblocco dell’impasse è arrivato grazie ad un finanziamento da parte di Liberty Media.
Altro punto chiave toccato dal comunicato stampa è quello relativo alla razionalizzazione logistica dei calendari. Non avrebbe senso, difatti, sforzarsi di concepire benzine pienamente ecosostenibili e poi sprecare i progressi fatti con spostamenti illogici come quelli cui abbiamo assistito nelle ultime settimane.
Un Circus che si sposta dall’Azerbaijan al Canada per poi tornare in suolo europeo, in Inghilterra, in meno di un mese è uno schiaffo alla ogni logica green. Liberty Media lo sa e intende metterci una toppa: “Guardando al futuro – si legge nel comunicato – ci sono piani per costruire futuri calendari di F1 per migliorare la logistica del trasporto merci e dei viaggi in modo che lo sport si muova in modo più efficiente in tutto il mondo“.
Un riassetto dei calendari è quindi necessario. Dovremo abituarci a vedere gare affrontate per blocchi continentali. Un necessità per ottemperare a questioni ambientali e per soddisfare un contenimento generalizzato dei costi in un quadro operativo in cui il budget cap è punto di riferimento inscalfibile.
La F1, in conclusione, si dimostra forte e convinta della sua visione strategica di lungo periodo. La discussione in seno agli organi europei non contempla al momento una deroga per il motorsport. Ma non per volontà politica, semplicemente perché la questione non è stata posta. E questo è abbastanza sintomatico delle considerazione che si ha dello sport del motore.
Il rischio è uno scontro titanico dal quale potrebbero uscire sconfitti i tifosi del Vecchio Continente che potrebbe, nella più clamorosa delle ipotesi, non permettere manifestazione basate su auto con propulsori a scoppio. Perché se le imposizioni legislative dovessero toccare anche le discipline motoristiche allora potrebbero sorgere problemi seri.
Al momento lo scenario è piuttosto liquido, ma la massima espressione del motorsport, con l’avallo delle case automobilistiche che vi sono alle spalle, non intende gettare alle ortiche il know-how acquisito sull’endotermico in anni di sviluppo continuo. E’ una battaglia che potrebbe portare ad ogni esito. Ma è giusto condurla forti delle proprie visioni.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG F1 Team