Scuderia Ferrari
F1, un mondo davvero complicato. La massima categoria del motorsport, tra le sue molteplici sfaccettature, annovera un’incessante comunicazione radio pilota/ingegnere. Scenario imprescindibile per ottenere il massimo rendimento in pista. Purtroppo però, per vari motivi, non sempre questa accoppiata funziona a dovere. Il caso Sainz, relativo alle Fp3 del Gran Premio di Monaco edizione 2022, ne è prova lampante. Istantanea di un gruppo di lavoro che, spesso e volentieri, non riesce a centrare l’obiettivo suddetto.
Il fatto in questione si riferisce all’impeeding ai danni di Stroll prodotto dalla vettura numero 55 nella terza sessione di prove libere. Le motivazioni concernenti la reprimenda appioppata a Carlos, seconda stagionale per l’iberico, non fanno una piega. Così come la multa comminata alla storica scuderia italiana, 25.000 euro. Sanzione sollevata per un motivo ben chiaro: la comunicazione del muretto box Ferrari relativa alla track position è gravemente errata.
La federazione internazionale non ha usato mezzi termini e dopo un controllo accurato degli on-board sulla F1-75 dello spagnolo ha definito inaccettabili le circostanze. Tale provvedimento va necessariamente congetturato. La confusione lungo le stradine del Principato suole esprimersi ai massimi livelli. Di certo no si può asserire il contrario. Tuttavia i potenti mezzi a disposizione devono garantire un atteggiamento scevro da errori, soprattutto quando la scuderia in questione si chiama Ferrari.
La pletora di notifiche offerte al madrileño sono risultate assai “ingannevoli” e, di fatto, hanno generato una problema alla AMR22 del canadese. Le colpe, pertanto, non possono essere imputate al pilota, protagonista di un copione letto dal suo ingegnere nella fase di cool down. Le evidenti responsabilità vanno ascritte alla squadra, incapace di fornire le giuste indicazioni per un condotta adeguata.
Il quesito non è di facile soluzione. Per sciogliere il dubbio si dovrebbero valutare un paio di fattori. I più logico riguarda un possibile guasto al sistema GPS che potrebbe aver fornito un posizionamento errato delle altre vetture. Ipotesi che avrebbe ingannato Riccardo Adami, impossibilitato nel garantire le giuste informazioni al proprio pilota che, evidentemente, non aveva nessuna colpa nell’interpretare una sceneggiatura impropria, affidandosi in toto al team.
L’altra ipotesi, probabilmente più realistica, affonda le radici nel fattore pressione. Sostantivo femminile ben presente all’interno della Ferrari, soprattuto nell’arco di un week end dove l’unico obbiettivo possibile per la rossa era vincere. La svista umana si attesta come elemento principe nella F1, ambiente dove le decisioni vanno prese all’istante senza poter riflettere troppo.
L’aspetto psicologico, ancora una volta, pare aver inficiato negativamente nelle menti di Maranello. La riprova è arriva il giorno successivo, quando durante il concitato walzer dei pit stop, le scelte messe in atto hanno distrutto la gara dei ferraristi gettando a mare una “facile” doppietta. Contesto dal quale, di conseguenza, Red Bull ha potuto beneficiare non poco, aggiudicandosi una vittoria ed terzo posto che ha consentito alla scuderia austriaca di allungare il vantaggio in ambedue le classifiche iridate.
Per la Ferrari invertire questo trend negativo risulterà cruciale nel prossimo futuro. In un mondiale dove la bontà delle doti tecniche a disposizione sono innegabili, prendendo in esame il primo terzo del campionato si palesa l’incapacità di gestire le fasi chiave del fine settimana. Pare quasi superfluo affermare come un simile panorama reiterato nel tempo porterà ad un solo e triste epilogo: riempire gli occhi di vittorie altrui…
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Foto: Formula Uno – Scuderia Ferrari