Essere pilota della Scuderia Ferrari F1 è un mestiere duro: si è sempre sotto i riflettori, qualsiasi cosa si faccia. Una sovraesposizione mediatica che talvolta è difficile da gestire. E poi c’è sempre qualcuno col fucile della critica puntato e pronto a sparare. Anche a fronte di prestazioni di assoluto rilievo. Ieri abbiamo raccontato di un Jacques Villeneuve insoddisfatto delle performance offerte da Charles Leclerc (leggi qui); oggi tocca a Carlos Sainz sedersi sul banco degli imputati.
Che lo spagnolo non sia stato protagonista di un campionato esaltante è un fatto. Che abbia delle attenuanti anche. Un difficile adattamento alle wing car, una vettura, la F1-75, poco avvezza alle sue caratteristiche di pilotaggio e un compagno di squadra in forma leonina hanno di certo condizionato gli sforzi dell’ex McLaren che non sta riuscendo a replicare il consistentissimo mondiale 2021.
In Canada il primo vero lampo stagionale che può essere il punto di svolta per la sua annata. Leclerc lontano e una vettura finalmente “più sua” hanno permesso al pilota madrileno di tenere il passo del più accreditato Verstappen che ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie per portare a Milton Keynes l’ennesima vittoria che solidifica sempre più la sua leadership.
Le prestazioni offerte da Sainz a Montreal hanno permesso di far assopire, per qualche giorno, o forse ora, il coro di insoddisfazione che potente canta dai primi di marzo. Una breve parentesi in una sinfonia ripetitiva che un po’, va detto, ha stancato. Perché non serve eventualmente e cambiare il corso delle cose. Bastasse questo per farlo succedere, Carlos sarebbe il primo ad auto-criticarsi.
“Sainz ha dimostrato di essere un buon pilota per la Ferrari – ha spiegato Nico Rosberg ai microfoni di Sky Sports UK – Ma in questo momento non ha la stoffa che serve a diventare un campione del mondo. Leclerc è riuscito a batterlo praticamente in ogni gara di questa stagione. Penso che Carlos debba compiere molti progressi per essere allo stesso livello di Charles. Attualmente è lontano dal compagno di squadra. Per certi versi non me lo aspettavo considerato come è andata lo scorso anno“.
“Tuttavia – ha proseguito l’iridato 2016 – con i cambi di regolamento le vetture sono state rivoluzionate. Forse a Sainz serve semplicemente più tempo per abituarsi alla macchina. Il problema per la Ferrari è che Verstappen è in uno stato di forma impressionante: è in fiducia, guida a un livello pazzesco ed è stato perfetto in circostante molto complicate come nelle qualifiche sul bagnato e sotto la pressione di Sainz. Bastava commettere un errore anche minimo per perdere la gara. Invece Max è riuscito a gestire la pressione in maniera ottimale“.
La fotografia che l’ex pilota tedesco fa è vera ma piuttosto banale. E’ un’analisi alla quale mancano degli elementi chiave per renderla davvero efficace. Il primo, elementare, fattore sottaciuto è che Sainz non ha come compagno di squadra un gregario, ma un pilota universalmente riconosciuto come uno dei più forti tra quelli in attività. Leclerc non è un comprimario, è l’uomo al quale la Ferrari ha affidato le chiavi per riportare il titolo a Maranello dopo anni di vacche magrissime.
E di questa cosa, in passato, Mattia Binotto non ne ha fatto mistero con dichiarazioni pubbliche piuttosto inequivocabili. Fatto che, psicologicamente, potrebbe condizionare anche il più forte dei driver. Ancora, c’è un altro elemento che non sarebbe dovuto sfuggire all’ex Mercedes: la storia che narra di scuderie in cui le coppie di pari livello funzionano solo in determinate condizioni.
La Ferrari non ha un vantaggio tecnico sulla concorrenza tale da poter contare su un duo equilibratissimo. E’ più che normale che la la coppia sia sbilanciata sul fronte valoriale: è una strategia gestionale che toglie la dirigenza dall’imbarazzo di affibbiare, per contratto, un ruolo di spalla ad un determinato professionista. Lo score nel testa a testa sarà anche pendente in favore di Leclerc, ma va detto che non arriverà mai in una situazione di pieno equilibrio. Men che meno quando dall’altro lato, ossia in Red Bull, c’è un solo pilota con un team alle sue totali dipendenze.
La Ferrari, in questo campionato, sta mettendo Sainz nelle migliori condizioni di operare? Chiaramente la risposta è affermativa anche se indirettamente emergono delle evidenze che spiegano, in parte, le difficoltà dello spagnolo. La prima riconduce all’affidabilità che ha tolto qualche punto all’ex McLaren che, va sottolineato ancora una volta, non può essere esente da responsabilità per una serie di errori gratuiti che hanno permesso al compagno di avere vita facile.
Proprio il numero elevato di topiche commesse soprattutto nelle prime gare riporta ad un altro, e forse più determinante, fattore di sofferenza: le caratteristiche F1-75. La creature di David Sanchez ha il suo forte in un avantreno molto preciso assecondato da un retrotreno che tende ad essere più leggero. Peculiarità che premiano lo stile di guida di Charles Leclerc e “mortificano” quelle dello spagnolo.
In Ferrari hanno tentato di lavorare su questo aspetto, ma quando hanno provato a bilanciare i due assi per rendere quello arretrato più solido la vettura è uscita dalla corretta finestra operativa. Le virtù del progetto tendevano a smarrirsi fatalmente. Pertanto è stato necessario tornare nei più idonei setup che erano indigesti allo spagnolo. Scriviamo al passato perché, gara dopo gara, sessione dopo sessione, Sainz sta prendendo confidenza con le peculiarità della Rossa iniziando finalmente a padroneggiarla.
In uno sport nel quale il feeling con il mezzo tecnico è tutto è ovvio che le prestazioni non siano state sempre brillanti. Nel weekend di Jeddah, Sainz è arrivato a sostenere che si trovava più a suo agio con la vettura 2021. Evidenza che spiega le difficoltà di adattamento che sono in via di superamento. E il Gran Premio del Canada lo ha raccontato con molta chiarezza.
Sottolineare, in chiusura, che Carlos stia sottoperformando è un dovere per chi fa informazione. Ma lo è anche spiegare perché la cosa sia accaduta e in quale contesto abbia operato per non riuscire ad esprimere il massimo delle potenzialità che porta in dote. Non è questa una difesa d’ufficio, è un semplice tentativo di inquadrare un fenomeno da un’altra prospettiva per avere un quadro meglio definito dei fatti.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari F1, F1TV