Formula 1

Sviluppo gomme 2022: troppo simulatore per una F1 che ha bisogno della pista

F1. Dopo le prime sette gare del mondiale di F1 2022, piloti e team possono tirare le prime somme su tutte le novità che hanno caratterizzato questa stagione. Sotto la lente di ingrandimento non sono finite solo le monoposto, ma anche le nuove gomme Pirelli, per le quali non tutti hanno espresso pareri positivi.

Sulle 18 pollici che hanno debuttato in pista quest’anno crescono i dubbi con il passare del tempo, soprattutto dopo la gara bagnata a Monaco dove le full wet non hanno conquistato i cuori dei protagonisti. Un malcontento che sembra crescere con il passare degli appuntamenti iridati; visibilità ridotta, più peso, meno velocità e, con la pioggia, poco grip.

Questi i principali ingredienti oggetto dei dubbi. Una critica quasi impossibile da fare prima, visto il poco tempo che i piloti e le squadre hanno avuto a disposizione per testare i nuovi pneumatici.

Charles Leclerc precede Carlos Sainz nelle fasi iniziali del GP di Monaco 2022

F1. Monaco mette in luce i problemi delle full wet

Il GP di Monaco, oltre all’evidente malcontento di Leclerc e del muretto Ferrari, ha dato modo di scoprire meglio un altro lato dei nuovi pneumatici Pirelli. Le gomme full wet, che tutti sono stati costretti a montare per la partenza dietro alla Safety Car, non hanno infatti entusiasmato tra le strette curve del Principato.

A portare alla luce il problema è stato Sebastian Vettel; il pilota della Aston Martin non si è infatti risparmiato nella critica alle gomme della casa italiana. “Sono solo gomme brutte e fondamentalmente inutili”; così le ha definite il tedesco quattro volte iridato, non nascondendo un po’ di delusione. Il problema maggiore riscontrato è legato al poco grip che le full wet hanno mostrato con la pioggia a Monte Carlo; aspetto notato e sottolineato anche da Jos Verstappen in uno sfogo che ha coinvolto anche la Pirelli.

Le parole del tedesco di casa Aston Martin sembrano però una lontana eco di quanto Lewis Hamilton aveva sottolineato a seguito dei primi test con le nuove arrivata in casa Pirelli. Troppo pesanti e troppo lente per il sette volte campione del mondo, quasi come se lo sviluppo si fosse fermato per poi iniziare a procedere nella direzione contraria.

Lewis Hamilton e Sebastian Vettel

F1. Tanto simulatore e poca pista: è questo il problema della categoria?

L’avvento della tecnologia ha reso chiaro, negli anni, il percorso che il Circus ha scelto di intraprendere. Sensori e simulatori hanno quindi fatto il loro ingresso non solo all’interno dei box, ma anche sulle piste del mondiale. Se da una parte l’aiuto che alcune nuove tecnologie offrono è fondamentale, dall’altra appare chiaro quanto la pista ne sappia di più. Il famoso effetto porpoising comparso sulle monoposto ad effetto suolo era infatti sfuggito alle simulazioni, ma l’asfalto ha poi mostrato la vera natura delle vetture, pregi e difetti compresi.

Lo stesso discorso si potrebbe estendere anche ai nuovi pneumatici Pirelli. Il peso e le dimensione sono evidentemente cresciuti, ma il comportamento di tutte le nuove mescole su pista è stato sopravvalutato. Un problema che Hamilton aveva annusato durante i primi test ma che non aveva trovato seguito a differenza, per esempio, di quanto a fine 2019 si decise di confermare le vecchie gomme al posto delle nuove.

Il problema di questa F1 sembra dunque essere il troppo affidamento nei confronti di una tecnologia che a volte non vale un giro in pista. Le full wet tanto criticate in terra monegasca sono state testate solo a Barcellona e per poco tempo, non permettendo così di percepire la mancanza di grip. Il lavoro fatto al computer, per quanto preciso, non ha però preso in considerazione il diverso asfalto che poggia sulle strade di Monte Carlo, portando così a comprendere che forse le gomme andrebbero testate meglio e in pista.

il monegasco Charles Leclerc (Scuderia Ferrari) a bordo della sua F1-75 durante la seconda parte di gara

I meccanici, per riuscire a fare pit stop che spesso superano di poco i 2 secondi, non si allenano attraverso un computer, ma con gomme in mano e annessi strumenti di montaggio. Dunque perché ai piloti e ai team non è più concesso il privilegio di testare le vetture in pista?

La F1 cresce e si sviluppa al passo con i tempi, se non con un passo in più, ma il rischio di essere mangiata da troppa tecnologia sembra aleggiare sopra al Circus. Il passato è tale, ma ciò non deve significare che ogni tanto un occhio dietro non debba essere buttato. D’altronde tra un computer e un giro sull’asfalto, chi meglio della pista può dare il vero verdetto?


F1-Autore: Chiara Zambelli

Foto: Alessandro Arcari, Aston Martin, Scuderia Ferrari


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Chiara Zambelli