In Aston Martin F1 sono in corso movimenti interni dai quali potrebbero scaturire grosse novità. Da quando il team ha abbandonato il vecchio nome le prestazioni generali sono in calo. Dopo un 2021 difficile, contraddistinto da una monoposto non proprio efficace, quello in corso doveva essere l’anno del riscatto potendo contare su un rimescolamento tecnico dal quale la AMR22 non è però emersa.
La vettura è il perfetto specchio del momento che vive il team che è in fase di ristrutturazione. Nuova sede, galleria del vento in approvazione esecutiva, direzione tecnica non più nelle sole mani di Andrew Green che viene ora supportato dall’ex Red Bull Dan Fallows diventato attivo solo a inizio 2022. Incertezze logistico-organizzative che si sono concentrate in un vettura nata piuttosto male ma che in Spagna, col pacchetto evolutivo “simil RB18” che tante polemiche ha scatenato, ha iniziato a dare qualche flebile segnale di ripresa.
Nel weekend di gara casalingo la monoposto dovrebbe ulteriormente essere evoluta. La conferma è arrivata direttamente da Mike Krack, il team principal che ha preso possesso del suo ufficio a fine 2021. Altra figura che non ha potuto, per motivi di tempo, incidere più di tanto nel riassetto operativo di una franchigia che rivendica elevatissime ambizioni deluse dai fatti.
La AMR22 “versione B” presentata al Montmelò ha avuto bisogno di qualche gara di assestamento per iniziare a produrre prestazioni più efficaci. Cinque GP di rodaggio per capire, in ogni caso, che qualche ulteriore update è necessario per consentire il pieno dispiegarsi del potenziale di un concept che ha sconfessato quello iniziale al quale non aveva lavorato Fallow che, evidentemente, intende applicare una filosofia aerodinamica più vicina a quella che sta funzionando sulla RB18.
Dalla buona riuscita di questa operazione passa anche la definizione della futura line-up piloti. Dando per scontata, per legami familiari, la presenza di Lance Stroll, è su Sebastian Vettel che si addensano i principali dubbi. Krack è stato piuttosto chiaro quando ha parlato dello stato delle cose: il futuro del quattro volte iridato dipende da quanto la vettura si dimostrerà solida in questa seconda parte di stagione e quanto il pacchetto di migliorie che vedremo a breve sarà in grado di aumentare il grado prestazionale di una macchina in continua evoluzione.
Vettel è una risorsa preziosa perché si sta ponendo come un radiofaro grazie al quale il team si orienta in questi tempi di continue mutazioni. Il tedesco, da par suo, non esclude il rinnovo ma vuole finalmente poter contare su un mezzo che gli dia la possibilità di lottare per qualcosa di più di un piazzamento in Q3 e di sporadici punti dopo gare garibaldine in cui passa più tempo a dribblare le difficoltà che a concentrarsi sul puro driving.
Ma quello del futuro dei piloti non è l’elemento di maggior portata in cottura nel calderone anglo-canadese. Alle porte si profila un’operazione che potrebbe essere ben più importante per le sorti della franchigia e per gli stessi equilibri della F1. Il comparto stradale della Aston Martin (AML) sta cercando fondi ed investitori per sostenere i costi operativi e lo sviluppo di nuovi modelli. Interviene, a tal proposito, la branca motorsport che potrebbe soddisfare queste necessità.
Corre voce che Aston Martin abbia abbia attivato un filo diretto con Saudi Aramco, la più grande compagnia petrolifera del mondo e sponsor principale del team. Questo, sebbene sia completamente separato da AML, condivide una serie di azionisti comuni. Tra questi c’è proprio Lawrence Stroll che detiene la maggioranza delle franchigia con sede in Silverstone.
AML non se la passa benissimo: questo mese le azioni sono state scambiate ai minimi storici e la società ha un’esposizione debitoria di 1,2 miliardi di sterline. Stroll serior non sarebbe più disposto ad investire nel comparto stradale e secondo qualche teoria da confermare sarebbe piuttosto infastidito dalla fatica che la scuderia sta facendo per provare a risalire la china.
Ecco che Aramco, che ha già una partecipazione nel comparto racing che si realizza nella forma di una sponsorizzazione molto munifica, potrebbe essere quel soggetto che supporta le necessità di Aston Martin Lagonda e dello stesso team. Una soluzione interna, rapida e che garantirebbe un futuro radioso alla scuderia inglese. Ma che aprirebbe anche a qualche controversia visto che il petroliere saudita è uno dei main sponsor della F1.
La FIA, ad inizio settimana, ha deliberato il programma Net Zero Carbon che si prefigge di concepire biocarburanti ad emissioni zero entro il 2030 (leggi qui). Nella nota federale si legge che un partner strategico per compiere questo cammino è proprio Aramco. Una posizione che potrebbe garantire un vantaggio non da poco ad una realtà controllata da chi, de facto, definirà gli standard dei carburanti da utilizzare nel prossimo futuro.
Siamo chiaramente in ambito congetturale, ma in una F1 in cui è facile puntare il dito (ogni riferimento alla vicenda Shaila-Ann Rao è puramente intenzionale) un’operazione del genere potrebbe produrre parecchio malcontento. Ecco perché la collaborazione delle altre aziende petrolchimiche alla delibera delle nuove miscele dovrà essere totale. Perché un altro fronte di roventi polemiche è l’ultima cosa che vogliamo affrontare.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Aston Martin