F1. Con la definitiva cancellazione dello slot lasciato libero dal gran premio di Sochi, la stagione 2022 della Formula Uno si svilupperà su 22 round, sette dei quali già andati in archivio.
Conti alla mano siamo giunti ad un terzo del campionato, periodo di osservazione sufficiente per effettuare un consuntivo in merito alle performance espresse dai team nella prima parte della stagione agonistica.
Le classifiche del mondiale piloti e costruttori vedono in testa rispettivamente Max Verstappen e la Red Bull, in grado di sovvertire il prepotente avvio di stagione della Ferrari.
I numeri tuttavia forniscono un dato quantitativo che mortifica oltremodo le performance della F1-75, tornata a essere la monoposto di riferimento dal gran premio di Spagna.
Se la storica scuderia italiana avesse capitalizzato in gara lo straordinario ruolino di marcia sciorinato in qualifica lo scenario della stagione sarebbe completamente diverso. Nello sport così come nella vita le parole “se” e “ma” fanno parte del vocabolario dei perdenti.
Il team di Maranello deve recriminare su scelte troppo conservative in termini di setup (Jeddah) e su un piano di sviluppo iniziato solo dopo la furente rimonta dei rivali di Milton Keynes.
Il problema tecnico alla power unit in Spagna (arrivato mentre Charles comandava la gara, nda) e il pasticcio strategico a Monaco hanno irrimediabilmente compromesso due weekend dominati in lungo e in largo dalla Scuderia Ferrari.
Red Bull ringrazia e vince proprio nella fase in cui la RB18 è tornata alle spalle della F1-75 in termini di performance, grazie al primo update che ha esordito nel gran premio di Spagna sulle monoposto di Leclerc e Sainz. La bontà del lavoro svolto dagli ingegneri di Maranello è sotto gli occhi di tutti, nonostante il potenziale della monoposto non sia stato sufficientemente concretizzato in gara.
Attraverso la comparazione della classifica costruttori attuale con quella della scorsa stagione dopo sette round, la Ferrari si aggiudica il titolo di most improved car avendo raccolto la bellezza di 105 punti in più rispetto allo stesso periodo di osservazione.
E’ necessario premettere che alcune tappe del mondiale 2022 si sono svolte su circuiti differenti rispetto alla scorsa stagione , tuttavia il valore assoluto dei punti raccolti può essere considerato indicativo del livello di performance delle rispettive monoposto.
L’enorme lavoro svolto dal comparto motoristico del Cavallino Rampante è testimoniato dal grande salto prestazionale dei motorizzati Ferrari che dopo sette tappe del mondiale hanno raccolto più punti di quelli totalizzati nelle due precedenti stagioni.
L’analisi comparativa con la classifica costruttori dello scorso anno mette in evidenza le difficoltà dei motorizzati Mercedes che, al netto della Williams, evidenziano un forte passivo in termini di punti.
La sensibile differenza dei concept aerodinamici adottati dai team motorizzati Mercedes, avvalora la tesi che la power unit dominante dell’era turbo-ibrida non sia più il riferimento tecnologico.
Inoltre, l’ambizioso obiettivo di FIA e Liberty Media per una Formula 1 a impatto zero volto alla progressiva riduzione del carbon footprint (l’impronta di carbonio, ovvero le emissioni dei gas serra) fino ad azzerarla, ha avuto inizio quest’anno con l’introduzione dei carburanti E10 che constano nella presenza del 10% di etanolo. Un’innovazione che ha richiesto a tutti i motoristi di apportare modifiche non trascurabili alle proprie unità turbo-ibride.
Dopo il primo “stint” del mondiale appare evidente che alcuni costruttori non siano riusciti ancora a recuperare la perdita di potenza derivante dall’utilizzo del biocarburante.
E’ altresì palese che alcuni motoristi, in fase di progettazione dei nuovi propulsori, hanno fissato dei target estremamente ambiziosi che stanno pagando a caro prezzo in termini di affidabilità.
Anche sotto questo aspetto è illuminante confrontare la rendicontazione delle componenti delle power unit a questo punto della stagione rispetto al medesimo numero di gran premi effettuati all’inizio della scorsa.
A valle del gran premio di Francia al Paul Ricard, settima gara del mondiale 2021, soltanto l’unità turbo-ibrida Honda dell’Alpha Tauri di Gasly era a rischio penalità.
Alla fine del primo terzo della stagione 2022, Fernando Alonso ha già fatto ricorso alle quarte componenti “core” della propria power unit e molti altri piloti sono arrivati al limite di rotazione di diversi elementi dei propulsori.
Dopo moti anni le noie meccaniche ai motori sono tornate ad essere una routine nei weekend di gara.
Una delle principali motivazioni è il freeze dei propulsori, iniziato a marzo per quanto concerne la componente a combustione interna e che si concluderà a settembre con il congelamento degli elementi ibridi delle power unit.
In ragione del blocco allo sviluppo dei motori fino a fine 2025, molti costruttori hanno spinto al massimo la ricerca alzando notevolmente l’asticella delle prestazioni, consapevoli di poter comunque operare in deroga nel caso in cui si presentassero dei problemi di affidabilità.
Deroga che è stata chiesta proprio da Ferrari, in relazione agli evidenti problemi di affidabilità anche sul parco motori destinato ai clienti Alfa Romeo e Haas (clicca qui per approfondire)
Inoltre la continua rotazione dei propulsori Mercedes nell’ultima fase della scorsa stagione ha dimostrato che le penalità non sono più un tabù se scontate su circuiti che offrono la possibilità di recuperare le posizioni di arretramento in modo abbastanza agevole.
Il livello di competizione che stiamo assistendo tra Red Bull e Ferrari è degno dell’avvincente sfida tra Mercedes e il team di Milton Keynes che ha animato l’intera stagione 2021. L’incredibile equilibrio prestazionale tra la monoposto del Cavallino Rampante e l’ultima creatura di Adrian Newey è certificato dai numeri.
Durante le prime sette sessioni di qualifica del 2022 il distacco medio tra Ferrari e Red Bull è pari 52 millesimi di secondo. Tale battito di ciglio è fortemente influenzato dal peso specifico dal pesante gap rifilato da Max Verstappen a Charles Lelcerc nelle qualifiche bagnate di Imola.
Effettuando la medesima elaborazione sui primi sette round della scorsa stagione, risulta evidente come La Ferrari abbia raccolto il testimone prestazionale dalla Mercedes. Il gap medio in qualifica tra Mercedes e Red Bull dopo sette tappe del mondiale era pari a 12 millesimi di secondo!
Il primo segmento del mondiale 2022 ha evidenziato la maggiore esperienza e lucidità del team Red Bull nel gestire la lotta al vertice a cui si contrappone la maggiore velocità della monoposto di Maranello soprattutto in qualifica.
La bilancia prestazionale pende, al momento, sullaF1-75 di Charles Leclerc e Carlos Sainz. Gli uomini del Cavallino Rampante devono assolutamente capitalizzare questa fase di superiorità tecnica in quanto la battaglia degli update potrebbe riservare ancora numerosi avvicendamenti nei rapporti di forza tecnologici.
F1-Autore e infografiche: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1, Diego Catalano, Scuderia Ferrari F1