Baku 2022, un Gran Premio di F1 da incubo per la storica Scuderia Ferrari. L’ennesima pole position di Charles Leclerc è stata vanificata da un problema di affidabilità sulla power unit 066/7 della sua F1-75. Il propulsore della rossa ha ceduto in fase di accelerazione dopo curva 16, mentre il monegasco era in testa alla corsa dopo appena venti giri. Ancor peggio è andata al compagno di squadra Carlos Sainz.
Lo spagnolo ha dovuto alzare bandiera bianca appena al nono giro, quando la numero 55 è andata Ko per un problema idraulico. Il livello di affidabilità dell’unità di potenza italiana è davvero preoccupante. Grazie alla tabella che segue, possiamo constatare come le squadre clienti abbiano sofferto diversi problemi legati alla “reliability”.
Come dimostra la grafica i ritiri di Zhou e Magnussen lungo in Azerbaijan fotografano alla perfezione il momento no legato alla meccanica prodotta a Maranello. Haas e Alfa Romeo, infatti, hanno abbandonato anch’essi anzitempo la gara, aggiungendo ulteriore inquietudine ai motoristi della GES.
L’ennesima doppietta Red Bull è un duro colpo in merito alle speranze iridiate di Leclerc, che in classifica generale viene superato anche dal messicano Sergio Perez passando in terza posizione. I temuti problemi di affidabilità sono riemersi in tutta la loro drammaticità, fattore che rende molto più complessa la rimonta sui rivali di Milton Keynes.
Nonostante il medesimo numero di ritiri (due a testa, nda) di Charles e Max, l’utilizzo delle componenti relative alla power austriaca sta seguendo una rotazione in linea con i “reliability constraint”. L’immagine dei meccanici Ferrari che ripongono il materiale durante la gara in corso è davvero significativa. Basti pensare che la squadra di Maranello non era protagonista di un duplice abbandono per motivi tecnici dal Gran Premio d’Australia edizione 2009.
Nella sua brevissima corsa, il monegasco non è stato protagonista di un spunto perfetto al via, perdendo la posizione su Perez in curva 1. Benché nelle successive nove tornate il ferrarista abbia dovuto fare i conti con una F1-75 meno competitiva sulla mescola media, era comunque riuscito a tenere a bada il campione del mondo in carica.
La precoce scomparsa dalla scena di Carlos Sainz e il successivo regime di Virtual Safety Car è stato sfruttato per chiamare ai box Leclerc, nel tentativo di riportare al comando il giovane fuoriclasse del principato di Monaco. Operazione eseguita con successo, malgrado il ritardo ai box causato dalla scarsa brillantezza dei meccanici che, al posteriore, hanno “pasticciato” con il carrello che solleva la vettura allargando la sosta di vari secondi.
Sebbene il successivo pit del duo Red Bull aveva riportato in testa Leclerc, gestire uno stint di 41 giri sulle Pirelli a banda bianca, considerando il degrado gomme nei giri finali, sarebbe stata comunque un’impresa non da poco. Il dubbio sulla resistenza delle coperture, purtroppo, è stato cancellato dall’inequivocabile nuvola bianca, rara presenza nell’era turbo-ibrida, che reso palese d’immediato come l’endotermico della numero 16 fosse andato letteralmente in fumo.
Allarmante: aggettivo perfetto che descrive lo stato d’animo del tecnico a capo della gestione sportiva. Durante le consuete interviste del dopo gara, l’ingegnere occhialuto di origine svizzera ha commentato gli eventi. Lo scenario è penalizzante. Inutile nasconderlo. E nonostante Binotto provi a vedere qualcosa di positivo riferendosi alla strategia adottata su Charles in seguito alla problematica subita da Carlos, alludendo al buon lavoro svolto in tal senso, il doppio zero di Baku cancella di netto qualsiasi contesto favorevole.
Il “rassicurante” comunicato Ferrari a margine del ritiro in terra catalana inizia a fare acqua da tutte le parti. La verità pare sia venuta a galla. Lo ha fatto oggi direttamente dalla bocca del diretto interessato. La nota ufficiale in questione sosteneva che, rammarico a parte, i problemi in merito alle componenti della PU non fossero legati a difetti di progettazione esprimendo un certo sollievo. Ragionando sulle parole odierne di Mattia, però, pare tutto il contrario.
Affermare che i guai attuali siano generati dall’incremento notevole di prestazione rispetto al 2021, infatti, pare significare che, in fase di concetto, i tecnici del Cavallino Rampante non abbiano tenuto in considerazione che innalzare il grado di competitività dell’intera PU potesse produrre uno scenario del genere. A questo va aggiunta la riflessione generale nella chiosa comunicativa del tecnico, riassunta, parole sue, tramite la dicitura a seguire: “L’affidabilità è a 360°. Non solo motore, ma la vettura nell’insieme“.
Il fatto che a Maranello non si abbattano non dovrebbe nemmeno essere messo in discussione. Sotto questo aspetto, la litania del “dobbiamo lavorare” assume contorni stucchevoli e, al contempo, rischia di spegnere la stella di Charles Leclerc e le qualità di un progetto tecnico finalmente all’altezza del nome Ferrari votato ad un unico obbiettivo: tornare a vincere…
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz – Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1 – Scuderia Ferrari