Formula 1

La crescita della F1 passa per il superamento dei contrasti tra FIA e Liberty Media

F1. Sono passati poco più di sei mesi dal cambio della guardia a Place de la Concorde. La mano di Mohammed Ben Sulayem, dopo dodici anni di “regno” firmato Jean Todt, si è vista immediatamente. Il manager emiratino ha avviato una profonda ristrutturazione sia degli organi federali che delle procedure operative. Un processo che ha toccato soprattutto la F1, il campionato più prestigioso che si disputa sotto l’egida FIA.

Il primi effetti di questa politica aggressiva che rompe piuttosto energicamente rispetto a quella “reazionaria” imposta dal precedente corso si sono visti nella risposta immediata e veemente ai fatti di Abu Dhabi 2021 che hanno creato più di una polemica minando alla base la credibilità dell’intera categoria.

Una reazione dura e necessaria che ha prodotto siluramenti eccellenti e nuove regole che, nel primo stress test stagionale che è stato il Gran Premio di Monaco, ha dimostrato che il cammino non è ancora arrivato a compimento e che è necessario mettere in cantiere ulteriore lavoro.

imprenditore e pilota di rally emiratino, attuale presidente della FIA

F1. Ben Sulayem vuole ristrutturare la FIA prim’ancora della Formula Uno

Il neopresidente non è rimasto con le braccia conserte e si è messo all’opera per rilanciare l’ente parigino. Ha affidato a Deloitte Touche Tohmatsu ed a McKenzie il compito di fare una valutazione profonda ed indipendente dell’azienda che dirige per poi mettere mano ad un secondo e più radicale riassetto organizzativo. Si è puntato su società di consulenza e revisione tra le più importanti al mondo proprio per non lasciare nulla al caso.

Il cruccio dell’ex rallista è la solidità finanziaria della Federazione Internazionale che risulta essere molto debole. Il dirigente non fa i nomi dei responsabili, ma ha dichiarato che esiste un buco di bilancio piuttosto corposo che va colmato entro e non oltre due anni grazie all’agire di una squadra snella ed operativamente valida. Non vi sono conferme ufficiali, ma la rimozione di Peter Bayer dai suoi incarichi si potrebbe leggere anche in questa chiave.

La FIA non organizza solo il mondiale di F1, ma è questo quello più dispendioso. Poco più di un mese fa la F1 Commission ha affrontato il nodo relativo alle sei gare sprint per il 2023. Se la quota Liberty Media e quella relativa alle scuderie ha dato il proprio benestare con 20 voti, è mancato il placet della FIA che, con i suoi 10 pareri, ha fatto sì che la maggioranza di 25 pareri favorevoli su 30 mancasse.

FIA

F1. La FIA non intende più appiattirsi sulle posizioni di Liberty Media

L’organizzatore americano ha soddisfatto le richieste economiche dei top team dimostratisi riottosi sulla presenza di sei eventi basati sul format a due gare che doveva partire già quest’anno. La quadratura è stata trovata per l’anno venturo ma la Federazione, per il momento, ha bloccato tutto perché sostiene di non riuscire a coprire le spese per organizzare tanti eventi.

Una velata richiesta di ulteriori finanziamenti per spezzare con un passato in cui la FIA si appiattiva quasi passivamente sulle necessità della FOM. Ben Sulayem ha parlato dell’ente che dirige come di una realtà “vecchia di pensiero” in un contesto che ha bisogno di dinamismo e reattività.

Ed è questa la parabola che la stessa Formula Uno deve replicare se vuole dotarsi di strumenti che la lancino nel futuro. Per riuscirci è necessario agire ora e quindi apportare con solerzia cambiamenti efficaci.

Ben Sulayem ha parlato di criticità ancora irrisolte pur non menzionando un particolare fatto di specie. Ma non può essere un caso che l’insoddisfazione venga espressa dopo i fatti di Montecarlo e dopo che uno dei neo-direttori di gara, nello specifico Eduardo Freitas, abbia contribuito alla generazione del caos come vi abbiamo raccontato i questo focus: leggi qui.

Tante sono le sfide che attendono la Formula Uno e la FIA. Chiaramente, pur in presenza di qualche frizione con Liberty Media, il manager emiratino è ben consapevole che la svolta deve avvenire con la piena collaborazione del colosso guidato da John C. Malone.

La candidatura di Ben Sulayem è stata caldeggiata da Domenicali in un generale riassetto geopolitico del motorsport che guarda a due mercati ben precisi: quello mediorientale dove sono allocate le grandi aziende petrolchimiche che sponsorizzano la categoria sostenendola – come accaduto nel periodo della pandemia – scongiurando crisi finanziarie; e quello statunitense che, un po’ a sorpresa, sta diventando un inesauribile bacino di tifosi.

Tant’è che gli Stati Uniti, dal 2023, ospiteranno ber tre gare consolidando quel modello di evento che Liberty Media e la FIA vorrebbero imporre a livello globale. Da qui lo spostamento del baricentro geografico della F1 dall’Europa a realtà che non hanno un legame solidissimo con la massima serie del motorsport.

La buona riuscita delle azioni del n°1 di Place de la Concorde, in conclusione, dipenderà dalla capacità di operare sinergicamente con i vertici del Formula One Group. Per tale motivo è lecito ritenere che le piccole tensioni cui assistiamo in questo periodo (vedasi sprint race) verranno superate in scioltezza.


F1 – Autore: Diego Catalano@diegocat1977

Foto: F1, FIA

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Diego Catalano