Il GP di Francia 2022 di F1, per Mercedes, può sintetizzarsi nel seguente concetto: voglia di riscatto. Il team di Brackley arriva in terra transalpina con la consapevolezza di aver effettuato dei progressi evidenti con la propria monoposto, la bizzosa W13 che nella prima parte di stagione ha offerto più grattacapi che certezze ma che, dalla tappa spagnola, ha avviato un lento processo di recupero tecnico, soprattutto sul fronte porpoising e sul bouncing. Elemento, questo del fissaggio delle suddette dinamiche, che ha fatto sì che nelle tappe successive la macchina rispondesse in maniera più efficace agli stimoli introdotti dagli ingegneri anglo-tedeschi.
Delle difficoltà si sono palesate in alcune piste che si sono avvicendate dopo Barcellona e la cosa è dipesa dal layout particolare delle stesse. Vengono in mente Baku, Monaco, Montreal. Tracciati dall’asfalto ondulato, piste ostiche per la monoposto concepita dallo staff diretto a Mike Elliott.
Ma la W13, in determinate condizioni che non sempre si palesano, ha dimostrato di poter dire la sua. Ci riferiamo soprattutto a Silverstone che è stata una gara simbolo. Un appuntamento nel quale abbiamo visto un Lewis Hamilton caldissimo, capace di sciorinare un passo che l’avrebbe messo in condizione di vincere se non si fossero verificate delle anomalie. Leggasi una Safety Car beffarda e l’ennesimo pit stop a passo di lumaca. Una costante per i meccanici della Stella a Tre Punte che dovrebbero seriamente considerare l’idea di rivedere alcune procedure.
Il circuito del Paul Ricard reca in sé delle caratteristiche tali che che potrebbero esaltare la grigia monoposto. Ma sono anche altre le condizioni che potrebbero far sì che la macchina vada a sovra-performare in quello spasmodico tentativo di provare a ricucire lo strappo rispetto alle avanguardie della griglia di partenza.
Nel weekend che sta per iniziare ci attendiamo elevatissime temperature. Potrebbe essere questo il gran premio più caldo dell’anno e, se non lo è, ci andremo piuttosto vicini. Non solo si prevedono temperature torride, ma vi saranno anche altissimi livelli di umidità. Queste condizioni, solitamente, aiutano quelle monoposto che hanno qualche piccola difficoltà nella gestione termica del compound.
O che, piuttosto, faticano a piazzare le gomme nella corretta finestra operativa. E sappiamo che Mercedes, da questo punto di vista, pur gestendo bene gli pneumatici sulla lunga distanza, incontra degli intoppi ormai manifesti nel warm-up della Pirelli.
Sovente abbiamo visto i piloti dover fare due giri di riscaldamento prima di tentare la stoccata decisiva. Anche in gara, dopo le soste ai box, la macchina reagisce molto lentamente per poi entrare nel cono operativo adeguato mostrando poi un buon passo. Questo si è verificato a Silverstone, ma è accaduto anche in Spagna dove Lewis è stato autore di una grande rimonta dopo il contatto iniziale con Magnussen.
E’ successo pure in Austria, una pista che tecnicamente non doveva aiutare il team campione del mondo in carica ma sulla quale la W13 si è districata tutto sommato bene parametrando il potenziale alle gare precedenti. Quindi, in ultima battuta, il meteo è un primo fattore che potrebbe consentire alla Mercedes di ottimizzare la sua rincorsa alla cima.
Un secondo elemento di ottimismo è quello relativo ai update che a breve scopriremo. Novità sono infatti annunciate sulle Frecce d’Argento. Ieri siamo riusciti a vedere soltanto un piccolo elemento di rottura col passato sul naso della W13 che ha presentato delle nuove aperture che, probabilmente, servono ad un più efficiente raffreddamento dell’abitacolo. Si tratta di interventi molto piccoli: micro aerodinamica.
Oggi potremmo vedere ulteriori step che sono stati anticipati sia dai piloti sia dal team principal Toto Wolff. Non dovrebbero essere clamorose migliorie, ma qualcosa di funzionale in questo programma di graduale sviluppo di una macchina che finalmente ha risolto il problema del bouncing e che ora riesce a a lavorare su quel potenziale che si era visto soltanto nelle analisi computazionali ed in galleria del vento. Quindi Mercedes, tra GP di Francia e quello di domenica prossima di Ungheria, conta di portare ulteriori novità per arrivare alla pausa estiva più vicina al gruppo di testa.
Un terzo evento che potrebbe far sorridere piloti e tecnici è quello cui abbiamo fatto riferimento in apertura: le peculiarità di Le Castellet. Parliamo del nastro d’asfalto più piatto di tutto il mondiale di F1. È una “versione spinta” di Silverstone che già presenta un manto particolarmente levigato. Al Paul Ricard, tra l’altro, vediamo la quasi totale assenza di cordoli.
I manufatti, infatti, sono molto molto bassi. Questa condizione consente agli ingegneri di abbassare ulteriormente la vettura senza incorrere nel problema che, per esempio, si è verificato in Austria laddove, in presenza di residui saltellamenti endemici al progetto W13, sono sorti dei problemi che hanno contribuito agli errori di Hamilton e Russell durante le qualifiche pre gara sprint.
Una pista in versione “tavolo da biliardo” potrebbe favorire, di fatto, la ricucitura dello strappo prestazionale rispetto alla vetta. In qualifica l’obiettivo degli uomini di Brackley è quello di stare quanto più vicini al al quartetto di testa, magari cercando di scalzare una delle due seconde guide. Si punterà ad inserirsi in seconda fila e poi, in gara, a sciorinare tutto il potenziale che appunto verrebbe supportato da questi tre elementi di cui abbiamo dibattuto e che ricapitoliamo in una sintesi finale: novità tecniche in cantiere, condizioni meteo e soprattutto layout della pista molto favorevole al progetto W13.
Chiaramente si tratta di una previsione basata sui trend che abbiamo osservato in stagione e che potrebbero potenzialmente non “attivarsi”. Ma i dati in possesso della Mercedes dicono che il Paul Ricard potrebbe effettivamente rappresentare il momento dal quale comincia una sorta di riscossa per un team che è stanco di vedere gli altri banchettare.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG F1