Il peso delle responsabilità. Il gravame dell’essere in una scuderia nella quale l’obiettivo unico da perseguire è la vittoria. Fattore che può modificare l’approccio alla vita. E alla F1 di cui parliamo da queste colonne. George Russell è passato dalla Williams alla Mercedes procedendo ad un totale ribaltamento di prospettive.
Il pilota le cui massime aspirazioni erano inseguire la Q2 e festeggiare per sparuti e saltuari punti ha mutato il suo paradigma puntato in alto. Anzi, in altissimo. Anche se, per ora, dispone di un mezzo non all’altezza delle sue aspettative. E forse di quelle dello stesso team che chiedeva ben altro alla bizzosa W13.
La ricerca continua e spasmodica del podio (e della vittoria che non arriva) ha necessariamente generato una scatto operativo nelle testa del ventiquattrenne di King’s Lynn che, ulteriore difficoltà, deve tenere a bada – e ci sta riuscendo in maniera straordinaria – un certo Lewis Hamilton che, non ce ne vogliano, è un “tantino” superiore al buon Nicholas Latifi o a quel Robert Kubica alle prese con oggettivi problemi fisici che ne hanno limitato la carriera.
Lando Norris conosce bene George Russell. Coetanei, entrambi britannici e con un’adolescenza condivisa, passata a sfidarsi in pista nelle serie minori. Un rapporto solido che valica quello professionale per sfociare nell’amicizia e nella stima reciproca. Ebbene, l’alfiere della McLaren ritiene di aver notato un cambiamento nel collega da quanto questi ha abbracciato la causa della Mercedes.
La differenza si manifesterebbe, secondo Norris, per contrasto. Lando ha affermato che, nonostante il passaggio dalla F2, categoria nella quale è stato battuto proprio da Russell, i suoi principi e il suo modo di approcciarsi alla professione siano rimasti sostanzialmente invariati. Cosa che non si può dire del collega che corre sotto le insegne della Stella a Tre Punte.
Norris ha sottolineato che, in un percorso di coerenza sportiva e professionale, le persone intorno a lui siano state decisive: “Il mio manager, il mio allenatore, i miei genitori, hanno sempre cercato di mantenermi come sono piuttosto che cercare di modellarmi. Vedo che gli altri piloti – ha sottolineato a The Independent – che mutano la loro forma in virtù della squadre con cui lavorano. Non penso che sia una buona cosa. Toglie loro la personalità“.
“Crescere con George – ha aggiunto in 22enne di Bristol – è stato molto divertente. Era una persona fantastica, ma in Mercedes è diverso: ora non vedo più il lato divertente di lui. George è una persona fantastica e sento che, con la personalità che aveva qualche anno fa, sarebbe stato ancora più popolare“.
Le chiavi del cambiamento caratteriale di Russell dipendono dalla pressione che scaturisce dallo stare in un team strutturato e avvezzo alla vittoria quale è Mercedes. Oltre, ovviamente, all’avere Lewis Hamilton come compagno di squadra. Che, secondo Norris, non è una cosa semplice da gestire.
Quel che conta, in definitiva, è portare a casa i risultati. Cosa che sta avvenendo con una regolarità disarmante. Russell “ha fatto cilecca” solo nel Gran Premio casalingo nel quale è rimasto coinvolto nella carambola che ha avviato lo spaventoso incidente che ha visto protagonista l’Alfa Romeo di Zhou. Per il resto il 2022 dell’ex Williams è una striscia di risultati concretissimi che lo mettono in quinta piazza con uno score di 128 punti.
La pressione è lo scotto da pagare quando le cose si fanno serie; quando si compete a livelli più alti e per obiettivi superiori. Probabilmente Russell è sempre la stessa persona, ma oggi deve approcciarsi alla professione con maggiore tensione e con quell’abnegazione che, invero, non sono mai mancate in un pilota che sarà uno dei pilastri della F1 del prossimo decennio.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG F1 Team, McLaren F1