“Errare humanum est” dicevano i latini, “Non se corri per il mondiale” chioserebbero i ferraristi. Siamo onesti: il polverone che ha sollevato il crash di Charles Leclerc è sicuramente quanto di più clamoroso potesse accadere in questa parte di stagione (persino più fragoroso delle discutibili scelte strategiche della Scuderia Ferrari F1 in certi appuntamenti).
Col senno di poi è indubbiamente facile parlare, affrettare giudizi, ed improvvisarsi ingegneri dalla verità assoluta a portata di mano: la realtà dei fatti è che la posizione attuale della Scuderia Ferrari è parecchio scomoda, e non solo in riferimento al mondiale.
Il team di Maranello si è trovato suo malgrado a condurre una stagione 2022 che ha gradualmente assunto dei risvolti sempre più positivi (si potrebbe azzardare persino gloriosi) e di netta crescita, a dispetto di annate nefaste in cui si riusciva ad essere “soddisfatti” anche solo con un banale piazzamento in zona punti.
Non che questa sia mai stata realmente l’ambizione dello storico team rosso, ma tant’è che se i tempi che corrono son quelli, bisogna pur sempre cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno e raccogliere quanto di buono c’è da prendere.
Il contrasto di questo mondiale con gli anni precedenti, stride con le speranze assopite di una vittoria titolo che sembra sempre più lontana, persino quando appare illusionisticamente a portata di mano; al Paul Ricard le possibilità di conquista mondiale si sono rimpicciolite in una maniera pericolosamente vertiginosa, ed è la matematica a decretarlo.
Quanti però urlano alla disfatta ed alla catastrofe, hanno ben ragione di farlo? In parte sì, in parte no. L’errore di Charles Leclerc è irrimediabile (non riusciva a perdonarselo da solo rinchiuso nel motorhome, figuriamoci come potrebbero i tifosi), ma è davvero del tutto sua responsabilità?
Dettaglio da non sottovalutare, è senza ombra di dubbio lo stile di guida adottato dal monegasco abbinato ad un assetto atto a non usurare eccessivamente le sue gomme posteriori: spingendo così forte per tenere Max Verstappen fuori dalla zona DRS con una macchina sovrasterzante, l’esito di quanto visto in curva 11 con annessa perdita del posteriore, era pressoché inevitabile.
Ennesimo velato errore di strategia muretto travestito da testacoda per colpa di Leclerc? Chi può dirlo. Intanto il team principal Mattia Binotto nel post gara ha prontamente sottolineato quanto la scelta delle due medie sia stata quella più indicata, rivelatasi poi “vincente” sulla base dell’operato di Carlos Sainz.
Ma intanto per poter rimarginare una faglia così profonda, sarà strettamente indispensabile che il team conduca la restante decina di appuntamenti in maniera a dir poco impeccabile. E forse, non sarebbe comunque abbastanza.
D’altronde non si poteva garantire da 0 a 100 in una sola annata: dalla disfatta sino al 2021, all’improvviso miracolo nel 2022. Forse bisognava essere un po’ più prudenti ad inizio stagione, senza dare per scontato l’essere all’altezza di una vittoria mondiale, o perlomeno dimostrare di saper essere sempre competitivi seppur non a livello di F1-75, quantomeno a livello strategico.
Il 2022 avrebbe potuto essere un anno di rodaggio in ottica 2023? O avrebbe potuto essere il decisivo anno in cui la fame mondiale sarebbe stata finalmente placata?
Per come stanno andando le cose, avrebbe potuto essere entrambi: nel primo caso, se si avesse avuto la saggezza di capire che ogni appuntamento avrebbe potuto prendere una piega non prevista (nuovi aggiornamenti, condizioni meteo, variabili non calcolabili) da cui fare esperienza ed imparare, e nel secondo caso, se si fosse riusciti a farsi trovare perfettamente preparati sul piano teorico ad ogni evenienza.
Peccato, potrebbe non essere sufficiente il solo talento di Carlos o quello di Charles. Specialmente quest’ultimo: sarà pure “il predestinato”, ma non si può pretendere diventi il messia sceso in griglia per fare un miracolo.
Anche perché la controparte non è affatto un signor nessuno: Max ha già un mondiale all’attivo, va da sé che la sua impostazione mentale sia ben differente da quella di Charles, che ha sulle sue spalle il peso di una tifoseria globale rossa, oltre che la propria fame di conquista (la stessa che il numero 33 aveva lo scorso anno).
Oltretutto, guardando al passato, l’olandese ha avuto modo di fare qualche anno di rodaggio in più rispetto al monegasco: approdato in F1 a soli 17 anni (quando cioè non poteva neppure guidare una macchina normale in strada perché non aveva ancora la patente), ha avuto alcune stagioni per capire l’andamento delle dinamiche e per misurarsi con i grandi di questo sport.
Questo significa anche aver il diritto di sbagliare e di capire come rientrare nei giusti parametri: avete forse dimenticato quando il suo nomignolo era Max “Versbatten”, perché correndo indiavolato a dispetto di tutto andava ad impattare contro piloti e barriere?
Ed ora, ricordate ci sia mai stato un simile periodo per Charles? No, non lo potete ricordare perché non c’è mai stato. Il monegasco è arrivato in F1 a 20 anni, già più cresciuto e con un diverso trascorso alle spalle.
Accolto pressoché subito in Ferrari (progetto Marchionne), si è barcamenato come meglio poteva al fianco di un campione come Sebastian Vettel, che dal suo canto non riusciva comunque ad esprimere il suo potenziale.
Charles è maturato in un ambiente con ben poche consapevolezze: una Ferrari cigolante da cui non si poteva pretendere nulla, se non quel po’ che poteva mettere a loro disposizione. Al contrario, Max ha sempre saputo di essere la punta di diamante di quel team che aveva assicurato 4 mondiali consecutivi proprio a Vettel.
È bastato limare il talento grezzo dell’olandese per far emergere il fuoriclasse che ha battagliato e sconfitto Lewis Hamilton, interrompendone l’era dominante. Immaginate quanto abbia potuto imparare da questa lotta: non solo in pista, ma anche sul profilo psicologico.
E nel contempo Charles dov’era? Nella medesima scuderia che cercava ancora di mantenersi a galla. In F1 è sempre difficile fare paragoni perché ogni storia ed ogni talento è a sé stante; ma quando condannate determinate situazioni per la negativa piega che effettivamente stanno prendendo, siate capaci non solo di sentenziare grossolanamente, ma anche di domandarvi il perché.
F1 Autore: Silvia Napoletano – @silviafunoat
Foto: F1, Scuderia Ferrari, Charles Leclerc, Max Verstappen