L’incandescente epilogo del mondiale di F1 2021 ha riportato sul tetto del mondo il costruttore nipponico Honda, almeno in qualità di costruttore delle power unit che hanno spinto la monoposto del campione del mondo della classifica piloti. Una sceneggiatura perfetta per il colosso asiatico che, dopo anni di sofferenze e umiliazioni, ha lasciato in grande stile il Circus iridato.
Ma Honda ha davvero dismesso il programma nella massima categoria del motorsport? Nello scritto cercheremo di fare chiarezza su una delle collaborazioni più controverse degli ultimi anni anche in relazione al futuro ordinamento tecnico, in via di definizione, che disciplinerà l’architettura deli propulsori a partire dalla stagione 2026.
Nel 2020 il board della casa nipponica ha deliberato il disimpegno in forma ufficiale dalla Formula 1 in relazione alle evidenti ripercussioni economiche dovute alla pandemia da Coronavirus e in virtù di una netta divergenza sul futuro del settore automotive.
La casa automobilistica del Sol Levante aveva individuato da tempo la necessità di convergere verso tecnologie carbon neutral o net zero emission mentre la Formula 1 era giocoforza obbligata a dare continuità alla piattaforma tecnologica esistente per garantire la sopravvivenza di molti team pesantemente debilitati economicamente.
La stessa sopravvivenza sportiva del team Red Bull era fortemente minata dall’impossibilità di ricevere una fornitura di unità turbo-ibride da una concorrenza che per diverse ragioni non avrebbe avuto alcun interesse nel motorizzare le splendide creature di Adrian Newey.
L’unica opzione sul tavolo degli uomini di Milton Keynes era la prosecuzione della partnership con Honda in veste non ufficiale. Ma, sin da subito, l’addio è sembrato più formale che sostanziale.
Sotto le mentite spoglie del marchio Red Bull Powertrains pulsa il know-how e il supporto del costruttore nipponico che non ha mai ceduto la proprietà intellettuale della propria power unit a Red Bull ma ne ha consentito solamente l’utilizzo.
Nel frattempo, Red Bull ha fondato la propria divisione motori, acquisendo ingegneri e tecnici da ogni dove. Parte del reparto “Ricerca e Sviluppo” di Sakura si è unito al progetto, assieme a diversi ingegneri strappato alla concorrenza Mercedes.
Il progetto di costruire una power unit propria è stato sospeso lo scorso inverno, quando Honda ha accettato la proposta di Red Bull di continuare a produrre le power unit fino al 2025 compreso. Nella sede di Milton Keynes il costruttore assembla e revisiona i V6, rinominati Red Bull Powertrains.
La rivoluzione tecnologica nel comparto motoristico prevista a partire dalla stagione 2026, prossima al paradigma auspicato da Honda, potrebbe portare a un clamoroso ritorno del costruttore giapponese in Formula 1.
Durante lo scorso gran premio d’Austria non è passata inosservata la presenza di Koji Watanabe, capo HRC, il quale ha espresso ai media la possibilità di riconsiderare il proprio impegno nel circus: “La Formula 1 è la massima categoria del motorismo, seguiamo sempre ciò che vi accade. Nulla è stato discusso all’interno dell’azienda in merito alla stagione 2026, ma non è una porta chiusa“.
In merito alla futura convergenza verso tecnologie ecosostenibili il grande capo della divisione racing è stato ancora più esplicito: “Mi risulta che la F1 stia discutendo per decidere i regolamenti per il 2026, e sicuramente la direzione è quella delle zero emissioni di CO2. E questa è anche la nostra strada. Dunque, non chiudiamo le porte a un rientro. Certo, qualora volessimo tornare, dovremmo deciderlo probabilmente entro un anno, al massimo un anno e mezzo“.
Nel corso della storia della Formula 1, Honda ha alternato presenze in qualità di costruttore a periodi in cui il proprio impegno si è limitata alla partnership con i più prestigiosi team del Circus.
Proprio nel periodo in cui Red Bull punta ad ottenere lo status di motorista esordiente, fattore che consentirebbe al team di Milton Keynes di avere concessioni sugli sviluppi e sulle prove al banco (cosa che suscita la netta opposizione dei competitors in relazione all’accordo in essere con la Honda), si potrebbe profilare una strategia vincente.
Nella negoziazione win-win, gli stakeholder di una partnership individuano una soluzione che porti ad ognuno un vantaggio superiore alle proprie concessioni.
In quest’ottica, il rebranding delle motorizzazioni Honda potrebbe consentire al colosso nipponico di poter ugualmente usufruire delle concessioni riservate ai nuovi costruttori qualora decidesse di ripresentarsi ai nastri di partenza del mondiale 2026 in forma ufficiale. Così facendo si gioverebbe del suo impegno in via ufficiosa nel triennio 2022-2025.
Il tempo, come sempre, chiarirà se le future dinamiche sono frutto della casualità o di abili strategie politiche pianificate a tavolino…
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Honda