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Il capitale umano “sabota” la Ferrari: ci pensa Leclerc…

F1, Gp Austria 2022: il pagellone alla Bud Spencer del Froldi

Nell’anno del Signore 2022, mentre il mondiale è ampiamente indirizzato verso le terre austro-inglesi, è tuttavia capitato un fatto epocale. Inglesi e austriaci si sono presi due begli schiaffoni a casa loro. Di quelli tonanti, alla Bud Spencer per intenderci (che tra l’altro nelle terre austro-tedesche mi risulta goda, assieme all’eterno Terence Hill, di meritata e imperitura fortuna). A casa loro…

Sapete come sono quelli della F1. Sono tutti inglesi (o quasi) e sono convinti che esista ancora l’impero di sua maestà. Non scherziamo quando diciamo che la massima categoria del motorsport è, sostanzialmente, da almeno 50 anni un mondo britannico. Con l’eccezione della Ferrari.

A casa loro… Sì, non facciamolo dire ai piloti né agli uomini in rosso, che l’ultima volta poi ce l’hanno fatta pagare con la ridicola parata a Monza (Mercedes). Diciamolo noi, che abbiamo assistito ad un uno-due degno di altri tempi e di altre memorabili imprese. Silverstone e Austria. Tiè, prendi e porta a casa. Loro. A casa loro. A casa loro. Non lo sentite quanto è bello, rotondo, pieno… ripetetelo con calma, mentre rivedete le vittorie della F1-75. Oserei dire che è un’ottima terapia antidepressiva.

Oh, sì. Ogni tanto tocca anche a noi poveri tifosi sfegatati poter gioire. Certo, gioia a metà (vedi barbecue di Sainz), non sia mai che noi ferraristi si possa godere ampiamente e totalmente, ma dai su, non facciamo gli schizzinosi. E poi, pensate alla sublime gioia di vedere Mr. Helmut che, con il costume tirolese d’ordinanza, d’improvviso si zittisce, complici probabilmente due o tre generosi boccali di weissbier ingollati per ammorbidire la sventagliata. A proposito “zio” Hemult: prosit!


F1/Gp Austria 2022: voti

Binotto. Voto: 7. Dopo aver fatto un bel macello con dichiarazioni improvvide (ma non è una novità), in particolare sulle gerarchie interne, dichiarazioni che probabilmente sono costate una manciata di punti alla “schifezza-sprint”, il team principal decide di darsi una regolata (intervento dall’alto?) e porta in porto una vittoria bella e significativa. Quando uno vince, si depongono le armi perché vincendo hai ragione. Almeno sino al prossimo casino (speriamo di no).

Schifezza sprint. Voto: schifezza.

Power Unit Ferrari: 9. Sì, nove. Perché a Maranello hanno fatto un sublime lavoro. Gli arrosti? Sono necessari, perché dovevi recuperare e perché l’affidabilità arriverà. E allora saranno guai per gli altri. Se la Ferrari perderà il mondiale (cosa che ritengo altamente probabile), non sarà per l’affidabilità ballerina ma per non aver saputo massimizzare i risultati (leggasi muretto e strategie). Monaco e Silverstone gridano ancora vendetta al cospetto degli dei del motorsport.

Iñaki Rueda, direttore sportivo e strategico della storica Scuderia Ferrari

Ignazio Ruota. Voto: ininfluente. Il che è già un successo. Girano voci incontrollate secondo le quali (le riportiamo giusto per dovere di cronaca, non possiamo verificarne l’autenticità) l’Ing. Temp. di Gran Croc. con una banale scusa sarebbe stato rinchiuso in uno stanzino del motorhome Ferrari, poco prima del via, mentre sproloquiava di gomme, consumi, strategie garibaldine etc etc…

Lapo. Voto: uno di noi. Mentre l’algido e silente presidente, dall’alto dell’ultimo piano della megaditta, osservava, il ben più sanguigno fratello interveniva in due modi sui social. Nel caso della vittoria di Sainz, nessun tweet (assai eloquente, non tanto per il pilota, quanto per il modo, non credete?).

Sabato dopo la “schifezza sprint”, invece, un tweet assai chiaro, sintesi mia, diceva: usate il cervello e non fatevi la guerra fra di voi.

Charles Leclerc. Voto: E’ qui la festa? L’ho già scritto tante volte, il monegasco è fatto della materia delle stelle. Perché fa sognare. Ancora di più dopo la vittoria in Austria, nella tana Red Bull, sverniciando tre volte sua maestà Verstappen primo. E infine riuscendo, non so come, a gestire l’acceleratore che, ingolosito dalle performance della monoposto, aveva deciso di restare… accelerato. Mentre Binotto smetteva di guardare gli ultimi giri e a molti di noi si fermava il cuore, il ferrarista l’ha portata a casa. 

Muretto Ferrari. Voto: no comment. Avendo vinto, mi taccio. Ma il vero problema di questa Ferrari è il “capitale umano”. I cervelli che devono decidere a livello strategico. Non esiste vittoria senza strategia, a meno che tu non abbia un mezzo così superiore agli altri da sopperire alle carenze di cui sopra. Speriamo quanto prima che abbiano appreso la lezione. Ne dubito, ma sono sempre lieto di essere smentito se si tratta di sventure che si tramutano in vittorie.

Carlos Sainz. Voto: 8. Il cognome è ingombrante. Sappiamo che non è il massimo della vita sentirsi dire che deve fare il numero due. Ma ricordiamo che c’è di peggio nella vita. E, comunque, qui non si vuole certo sminuire le sue qualità. Purtroppo, se sulla tua strada incontri talenti puri come lo è Leclerc (“quando un uomo con il fucile incontra un uomo con una pistola” etc etc), o lotti per la causa comune o te ne vai.

Mick Schumacher. Voto: finalmente.

Non penso sia fatto della pasta dei campionissimi. Tuttavia è uno tosto. Parte come un diesel vecchio stile, apprende, e poi mette in pratica. 

Commissari di pista. Voto: OMG (Mio Dio). Non è successo nulla, e va bene così. Ma è stato davvero allucinante vedere la Ferrari di Carlos in fiamme e il commissario che scappava e non faceva l’unica cosa che doveva fare: usare l’estintore…

F1-75. Voto: peccato. Sono QUATTRO bandierine in quel di Maranello. Pensate a quante potevano essere. Almeno due in più. E allora… Bè, sarebbe stata tutta un’altra storia.

Vettel. Voto: ma che vi ha fatto?

Godiamoci quasi due settimane di meritato riposo (soprattutto per il sistema cardio-circolatorio), mentre a Maranello cercheranno di capire come arrivare all’affidabilità. Ci arriveranno. Ne sono sicuro.


Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi

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Pubblicato da
Mariano Froldi