Formula 1

Il sacrificato

Dopo 3 giorni dall’errore che è costato il Gp di Francia a Charles Leclerc non si spengono le chiacchiere intorno ad un episodio che ha un peso specifico molto elevato nell’economia del mondiale di F1 2022. Il monegasco arrivava in terra francese con un ritardo di 38 punti. Ne è ripartito con un deficit di 63. Una mazzata clamorosa sulla possibilità di vincere il titolo.

Nulla è precluso con 268 punti in palio (250 per le vittorie, 10 per i giri veloci e otto dalla Sprint Race di Interlagos) ma è tutto tremendamente complesso. Max è un regolarista che difficilmente sfugge dalle due prime piazze quando vede la bandiera a scacchi. Quest’anno è successo solo due volte ed in circostanze eccezionali: a Monaco per via di una gara pazza, a Silverstone a causa di una vettura danneggiata. In entrambe le occasioni, comunque, va sottolineato che Leclerc non era stato in grado di vincere. Non per suoi errori ma per topiche piuttosto marchiane del muretto box del Cavallino Rampante.

Stante l’attuale situazione di classifica (233 a 170 per Max, nda), dunque, all’alfiere della Red Bull basterebbe pizzarsi sempre secondo (anche nella sprint paulista) limitandosi ad ottenere i giri veloci in gara per rispondere ad una striscia ipotetica – e onestamente difficile – di dieci vittorie consecutive per Leclerc. Che, numeri alla mano, è l’unico che in Ferrari può davvero sperare di lottare concretamente per il campionato.

Mattia Binotto consola Charles Leclerc dopo il ritiro al Gran Premio di Francia edizione 2022

F1. Ferrari deve operare una scelta dolorosa ma necessaria

Sainz, pur avendo recuperato preziosi punti, è attualmente quarto in classifica e paga un distacco di 26 lunghezze dal compagno di team. 89 dalla vetta. Non è la matematica, è la logica ad estrometterlo dalla lotta all’alloro. Questa evidenza mette Carlos al centro del progetto iridato di Leclerc. Inutile girarci intorno: la Ferrari deve immediatamente operare la scelta definitiva.

Ossia quella di deliberare una prima ed una seconda guida. Maranello non può né deve – ci permettiamo sommessamente di suggerire – ricorrere ad una sorta di “tana liberi tutti” in Silverstone style che rappresenterebbe un comodissimo assist per un team come Red Bull che ha una spiccata capacità di andare in gol sfruttando gli altrui errori.

La storica scuderia italiana è stata molto blanda, finora, nel definire i copioni da recitare. Funzioni che sono sempre state troppo liquide e poco leggibili dall’esterno. La Ferrari deve stabilire con fermezza cosa voler fare di questo 2022: intende puntare al Costruttori sfruttando l’apparentemente irreversibile involuzione di Sergio Perez? Allora liberare le prestazioni di Sainz avrebbe senso (leggi qui).

Oppure, di converso e come è probabile, vorrà provare a mirare al bottino grosso? In tal caso si renderanno necessarie massicce dosi di cinismo, di pragmatismo e di insensibilità sportive per imporre a Carlos grandi sacrifici che magari possono essere riscattati l’anno venturo.

L’ex McLaren si è tolto, passo dopo passo, dalle sabbie mobile in cui era finito a inizio anno. Ha preso confidenza con una macchina dall’anteriore molto puntato, condizione non proprio compatibile al suo stile di guida. Ha lavorato con determinazione per riadattare il suo paradigma alle monoposto di nuova generazione riuscendo ad avvicinarsi alle prestazioni del compagno. Non a superarle perché avere la meglio di uno come Leclerc non è affatto semplice. Ma è lì, in scia, avendo percorso un sentiero diametralmente opposto a quello impostato in Red Bull dove i sarti di Milton Keynes hanno iniziato a cucire l’abito RB18 sulle spalle di Max Verstappen. Producendo uno strappo evidente in termini di performance.

Leclerc Le Castellet, Gp Francia 2022

F1. Le difficoltà di Perez l’ultima spiaggia per la Ferrari

Ed è in questa lacerazione che la Ferrari deve provare ad incunearsi. Sin dal GP d’Ungheria. Con un Perez in fase catatonica e un Sainz esaltato dalle ultime prestazioni, lo spagnolo può concretamente dare più di una mano al collega di garage. E non solo con scie tattiche come quelle offerte nelle qualifiche transalpine, ma provando a tenere alle spalle il leone olandese che non perde un colpo ma che qualche impercettibile difficoltà la vive. Specie nella gestione delle gomme della RB18 che, su alcuni tracciati, non è ottimale.

Intendiamoci, stiamo parlando di un’impresa titanica, quasi folle. Ma proprio per questo passibile di entrare per sempre negli annali. Una rimonta che i tifosi racconterebbero per anni, decenni, secoli. Maranello deve azzardare. Saprà farlo? O piuttosto: vorrà farlo?

O preferirà, proprio essa che sui ruoli ben definiti e sugli ordini di squadra ha costruito il quinquennio di vittorie che ha visto Michael Schumacher protagonista, adire ad un’etica sportiva elevata ma controproducente? Si accontenterà della sola lotta al Costruttori che, smettiamola di girarci intorno, è un brodino che non lenisce la fame? Basta percorrere qualche metro in pit lane e chiederlo a quelli della Mercedes per averne conferma.

E’ giunto il tempo delle scelte. Chi ne ha facoltà le faccia. Perché stiamo assistendo ad una situazione che rasenta l’assurdo: il Cavallino sta gettando via un Mondiale pur possedendo la vettura migliore del lotto. Provate a sostenere il contrario.


Autore: Diego Catalano@diegocat1977

Foto: F1, Scuderia Ferrari F1

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Diego Catalano