F1. Sono due i pensieri contrastanti che ho avuto mentre la Ferrari sia avviava all’ennesima, umiliante Caporetto. O Waterloo visto che si correva in Belgio. Corsi e ricorsi storici. Le altre volte si trattava per lo più di bislacche operazioni del muretto e degli strateghi o di barbecue di motori, questa volta di una monoposto che è stata suonata ben bene dalle lattine volanti per tutta la gara. Ma torniamo alle sensazioni di cui parlavo.
La prima: meglio una fine spaventosa che uno spavento senza fine (semicit.). La rinascita Ferrari è durata assai poco. E meglio riporre i sogni di gloria mondiale per il prossimo anno (come di consueto, d’altronde). Se ci va bene è grasso che cola, avremo ancora qualche vittoria di tappa, forse riusciremo a evitare l’umiliante terzo posto dietro il cancello Mercedes e potremo archiviare il 2022.
La seconda: una profondissima tristezza. L’impressione che ancora una volta la Ferrari ci abbia “preso in giro”, ci abbia sedotti, illusi e abbandonati nell’arco di una primavera. E’ forse la cosa più triste che possa capitare vedere la propria squadra ripiombare nella mediocrità, con comportamenti suicidi spesso reiterati e con la benché minima capacità di fare autocritica. E, forse, questa è la cosa che fa più male di tutte.
Una riflessione a margine. Dopo il famigerato accordo segreto e la “castrazione” della PU, la Ferrari ha investito ben due anni per il progetto F1-75. E ci ritroviamo con una monoposto che sino all’Ungheria era performante come e spesso più della Red Bull (checché ne dica Binotto), ma dannatamente fragile, un muretto mediocre e una gestione politica irrilevante.
Ora dobbiamo aggiungere una netta involuzione (si spera solo frutto di circostanze straordinarie) della vettura. E, di solito, sin da prima di Arrivabene (per la cronaca, nel biennio 2017-18 con lui al timone la Ferrari era ancora in corsa per il titolo) dopo l’estate gli uomini in rosso non ci capiscono nulla. Quindi, niente di nuovo sotto il sole.
La Red Bull, che ha dovuto lottare sino all’ultimo secondo dello scorso campionato, ha sfornato e poi messo a posto un missile in pochi mesi. Tutto ciò ti lascia l’amaro in bocca. Questo team, fatto così, non vincerà mai un mondiale. A meno che non abbia più di un secondo su tutti gli altri. Ciao core.
Una modesta proposta:visto che siamo all’ormai “addio alle armi“, do una piccolo e modesto suggerimento a Binotto: in una delle prossime gare (non Monza eh?!) fare qualsiasi cosa per garantire matematicamente il titolo alla Red Bull. Così potranno alleggerire la pressione che stanno subendo (poverini, bisogna capirli) e, di conseguenza, concentrarsi totalmente già sul 2023. Vi pare un’idea così bislacca?Fatemi sapere.
Binotto e Sky Italia. Voto: male, male, male. Non esiste che un team principal (e della Ferrari), per delle ruggini post Ungheria (intervista meno sdraiata del solito), non rilasci più dichiarazioni al canale che trasmette per l’Italia le gare di F1. E’ una mancanza di rispetto soprattuto per i tifosi italici.
La comunicazione di Maranello. Voto: presa in giro.
Cosa c’è di più umiliante nel dire che non c’è stato alcun errore al muretto mentre poco prima, in mondovisione, il muretto chiedeva scusa a Charles per l’errore di avergli montato in Q3 gomme nuove al posto di quelle usate? Forse di più umiliante c’è che questi credono di continuare a dire panzane pensando che noi le si beva sempre… complimenti.
Mekies. Voto: altro mistero insondabile.
Abbiamo già appurato che Gnazzino Ruota è inamovibile. Una sorta di figura eterna che “veglia” sulla Ferrari. Nonostante i pastrocchi inenarrabili. Ma tant’è. Non capiamo il mistero ma sappiamo che esiste. Ora dobbiamo porci un altro inquietante quesito. A cosa serve D’Artagnan Mekies? “Ai posteri l’ardua sentenza”.
Red Bull. Voto: ecco come lavora un team che vuole vincere il mondiale.
Ferrari. Voto: ecco come lavora un team che non può vincere il mondiale.
Mercedes. Voto: Mal comune…
Ammetto che, nella plumbea giornata di domenica (per la depressione rossa), un pochino ho godicchiato vedendo che la Mercedes, dopo tutto lo strepitare dei mesi scorsi, i mal di schiena, i pericoli paventati dal filantropo Wolff per la salute dei piloti, la speranza di Russell relativa alla lotta paritaria con Ferrari e Red Bull… ecco, vedere che quelli lì sono più o meno come prima mi ha strappato un larvato sorriso…
Hamilton. Voto: 10. Mi riferisco alle sue dichiarazioni post gara. E’ merce rara (e preziosa) quando un pilota dice di aver sbagliato. E toglie di mezzo miriadi di polemiche di botto. Chapeau.
La rossa e la sfiga. Voto: c’è sempre un perché. La sfiga come la fortuna, in un certo qual modo sono brutte bestie. La fortuna ama i vincenti, la sfiga i perdenti.
Piloti Ferrari. Voto: non sono certo loro il problema…
La famigerata direttiva tecnica n°39. Voto: si attendono ulteriori verifiche. Premessa: è stata una porcata epocale cambiare, di nuovo, le regole in corsa. E il porpoising, tra l’altro, non mi pare sia diminuito in Belgio. Che la direttiva sia stata fortissimamente voluta da Totone è fuor di dubbio e di evidenza solare. Che abbia sparigliato i valori in campo non pare. Almeno per Mercedes. Red Bull l’ha annichilita. Resta il mistero Ferrari. Ma, ipotizziamo per un attimo che questa direttiva effettivamente abbia costretto Maranello a irrigidire il fondo della monoposto, a perdere parte dell’effetto suolo e via discorrendo.
Dato per scontato che la F1-75 era ed è perfettamente legale, mi chiedo perché la rossa, sempre partendo dall’ipotesi di cui sopra, non abbia puntato i piedi sul serio (e qui mi taccio perché dovrei parlare di argomenti assai antipatici, ma suggerisco di “seguire i soldi”) oppure perché non abbia comunque cercato dei correttivi. Certo, se da Zandvoort in poi continuerà a prendere bastonate sui denti da Red Bull… beh, allora, unendo i puntini, sarà chiaro che la DT39 ha avuto un impatto devastante sulla F1-75.
Pausa estiva. Voto: 10 e lode. In Ferrari sono di un rigore unico. Se la F1 prevede che ci sia la pausa estiva, in cui non devi lavorare, loro la prendono dannatamente sul serio. Non fanno mica come Red Bull e altre scuderie che, di soppiatto, sfornano piccoli e grandi aggiornamenti. Eh no! Se ferie devono essere (Marchionne direbbe: “Ferie de che!”), che ferie siano! D’altronde, dalle nostre parti le vacanze sono sacre!
Il giro veloce. Voto: 2 (punti in meno). C’è da capirli in Ferrari. Il presidente, dicono, non sia molto addentro alle arcane cose della F1. Però una cosa l’ha imparata subito: l’importanza del giro veloce! Binotto voleva regalargli almeno quello, nella telefonata post Gran Premio che di solito i due si scambiano… ma non è andata bene. Ma sì, dai, non ci resta che piangere… e ridere.
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
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Ottimo articolo. Complimenti!!