F1. Abbiamo appena letto, da più fonti qualificate, che non ci saranno avvicendamenti per il reparto strategico. Continua dunque la difesa a spada tratta del “meraviglioso” Ignazio Ruota e della sua equipe.
Premessa: non abbiamo imbeccate, né gole profonde, né chissà quale scoop. Cerchiamo di mettere assieme le cose, unire i puntini per cercare di capire. E partiamo da un fatto che mi faceva notare un caro amico.
Le dichiarazioni del TP della Rossa da quando si è insediato dopo il defenestramento di Arrivabene, alla fine del 2019. Dichiarazioni spesso improntante ad una trasparenza inusuale nel mostrare i limiti della Ferrari e dove migliorarsi.
Poi, man mano che sono passati gli anni, le dichiarazioni di Mattia sono diventate sempre meno trasparenti, adottando il politichese e formule spesso usurate.
Il capolavoro assoluto dopo l’Ungheria. Dove il TP ha cercato di spostare le critiche al muretto verso una F1-75 che non sarebbe stata all’altezza. E’ stato smentito in tutti i modi, numeri alla mano, ma imperterrito ha continuato a elogiare il reparto strategico (definito “ottimo”) che, con una serie di errori da record, ha sostanzialmente consegnato il mondiale alla Red Bull.
Azzardiamo che se hai la fiducia della proprietà non cerchi scuse, non distrai l’attenzione ma puoi dire in maniera chiara le cose.
Ma se la proprietà comincia a guardarti con la lente di ingrandimento, allora fai il contrario. Anche perché gli uomini che tu hai scelto hanno sbagliato. E quindi sei responsabile di quel fallimento. Se invece tu continui a difendere quegli uomini, perché la loro messa in stato d’accusa significherebbe la tua, allora forse qualcosa è cambiato fra Binotto, Elkann e Vigna.
Un’altra cosa è non plausibile, ma assodata: i rapporti fra il TP e il pilota di punta, quello che ha il talento puro, non sono quelli del “Mulino Bianco”.
E non solo perché anche qui basta fare la tara a ciò che dice Binotto e come lo dice, raffrontandolo con cosa dice Leclerc. Ricordandoci del famoso ditino con lavata di capo e della cena riparatrice in quel di Monaco.
Sono quindi due i fronti caldi, all’interno della Ferrari. Non proprio il massimo. Ma, purtroppo, non è una novità.
E’ vero. La storia della Ferrari recente è piena di cacciate spesso ingiustificate, con uomini che poi hanno rappresentato l’architrave di vittorie di altri team contro l’ex squadra. Qualcuno lo chiamerebbe karma.
Ma è vero anche che “follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi” (frase attribuita ad Einstein, ma con più di un dubbio).
Personalmente, credo che sarebbe sbagliato sostituire Binotto ora. I conti, nel caso, si faranno a motori fermi poco prima di Natale.
Ma è anche vero che non cambiare nulla, in questo momento, nella gestione del muretto è qualcosa che ha dell’incredibile e che è totalmente anti-meritocratico.
In ogni squadra, azienda, società etc. etc., se qualcosa non funziona lo si cambia. Non si tratta di cercare il capro espiatorio ma, più semplicemente, di migliorare.
Mi ripeto: se quelli che hai non lavorano bene e ripetono sempre gli stessi errori, non hai molte alternative. Devi cambiare.
Sempre che tu voglia vincere e non fare la comparsa.
Già, vincere.
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Foto: Scuderia Ferrari F1