Le alleanze, ammesso che in F1 esistano davvero, cambiano. Le consonanze di punti di vista si dissolvono rapidamente in uno sport in cui prevale il particolarismo. Se fino a qualche tempo fa – e parliamo di giorni, non certo di mesi – c’era un certo feeling tra Red Bull e Ferrari, compatte contro la Mercedes nell’osteggiare la direttiva tecnica 039, oggi questo fronte non sembra più così solido. Non che ci siano stati atti formali a decretare il mutamento del vento, è una sensazione che si inizia a percepire nel paddock e non solo.
La nuova metrica che ha debuttato a Spa Francorchamps, unita al giro di vite sulla flessibilità di pattini, hanno riconsegnato una Red Bull RB18 più tonica che mai che ha permesso a Max Verstappen di vincere il gran premio in rimonta e con una baldanza sportiva quasi fastidiosa. La Ferrari è stata incapace di avvicinarsi soffrendo sui cordoli belgi che sono diventati un nemico da evitare per non attivare il pompaggio. Da qui una vettura che ha dovuto girare con sospensioni più rigide che hanno evidentemente sottratto performance che, ad onor del vero, non erano state un granché nemmeno a Budapest quando la direttiva non era ancora entrata in vigore.
Anche la Mercedes ha fatto la parte della spettatrice scendendo addirittura dal podio dopo mesi di permanenza fissa. Quella che sarebbe dovuta essere la vettura maggiormente avvantaggiata dal nuovo contesto regolamentare ha invece aperto la forbice prestazionale del gioiellino di Adrain Newey che non fa altro che progredire, potendo contare su un potenziale evidentemente ancora inespresso. Mesi di chiacchiere – probabilmente vane – e di accuse caustiche ad una Stella a Tre Punte mattatrice in FIA che si sono dissolte pietosamente sotto la rimonta di Verstappen. Un’altra estate di inutile sensazionalismo mediatico archiviata. Per fortuna.
Viene da sé che la Ferrarti, che ha lungamente sposato la linea Red Bull in un’avversione manifesta alla politica postulata dagli organi federali, sia ora spiazzata e sola. A Milton Keynes godono con i due mondiali quasi in saccoccia, a Maranello si interrogano e si leccano le ferite dopo aver annusato la gloria. Ecco che c’è un nuovo fronte che si apre e che stavolta vede Ferrari e Mercedes più vicine. Non alleate, sarebbe una parola enorme, ma più orientate a vederla nella stessa maniera. Ci riferiamo al budget cap e alle difficoltà nel gestire risorse così risicate che sono un macigno al piede per chi vuole sviluppare la propria monoposto.
Problemi di liquidità nei quali pare che la Red Bull non stia incorrendo vista la continuità con la quale affinano una spada sempre più affilata, tagliente e mortale nei colpi inferti alla concorrenza. Se qualche tempo fa Mattia Binotto, in maniera piuttosto provocatoria, si meravigliava dei continui step evolutivi della W13, ora pare calato il silenzio su una vettura che si è dimostrata incapace di affrontare e vincere le sfide tecniche presentata dalle nuova generazione di wing car. Un meccanismo piuttosto normale il cui funzionamento avevamo osservato già durante i test del Bahrain. Ricordate le accuse dirette del team principal della Rossa sui coni antintrusione della W13? Morte dopo aver verificato che la creatura di Mike Elliott non spaventava.
Oggi a far paura è la Red Bull che sta diventando uno spauracchio anche in chiave 2023 visto il gap tecnico che sta aprendo sulle rivali. Ecco che il tema del tetto di spesa diventa la nuova arma per contestare i progressi compiuti da Milton Keynes che sta legittimando una classifica brillante a suon di vittorie senza appello. Al centro delle valutazioni della concorrenza c’è il telaio della RB18 che sta subendo un processo di alleggerimento che pare non essere terminato, come ammesso dal Helmut Marko a seguito del vittorioso GP del Belgio.
Per ora Binotto ricorre alla solita strategia mediatica: quella di insinuare un dubbio senza sferrare il colpo in mancanza di prove. Le sue parole sono emblematiche: “Non so se Red Bull porterà un telaio alleggerito o meno. L’unica cosa che posso dire è che se dovesse capitare che introducessero un nuovo telaio a metà stagione sarei sorpreso. È una spesa che non saremmo in grado di affrontare. Se dovesse succedere la mia sarebbe una preoccupazione più ampia, nel senso che mi chiederei come sia possibile che altri team siano in grado di portare un telaio nuovo“.
“Il tutto – ha proseguito l’ingegnere di origini svizzere – con un regolamento finanziario molto giovane, impreciso, su cui bisogna lavorarci e sul quale anche la FIA deve fare un monitoraggio dettagliato. Se dovessero introdurre un nuovo telaio sarei preoccupato per una spesa che non capisco come potrebbe rientrare nel budget cap. Poi starà anche alla FIA monitorare e in questo noi dobbiamo avere fiducia, anche se mi rendo conto che sia un regolamento ancora poco maturo”.
Frasi eloquenti che vanno a maritarsi con quelle prodotte da Toto Wolff che sulla materia è stato un attimo più diplomatico: “Non saremmo in grado di introdurre un nuovo telaio in questa fase della stagione. Sarebbe ideale per combattere un peso eccessivo (la W13 sforerebbe il limite minimo di massa di una decina di kg, ndr), ma non possiamo permettercelo. Punto e basta. L’obiettivo dell’introduzione del tetto ai costi è stato assolutamente raggiunto: i grandi team non possono semplicemente buttare soldi nel tentativo di sviluppare o risolvere problemi legati al progetto”.
Wolff, in maniera più tenera, e Binotto, con parole più folgoranti, lasciano intendere che il procedere della Red Bull sia quanto meno meritevole di un approfondimento federale. Gli esperti finanziari di Milton Keynes avrebbero potuto trovare qualche scappatoia in un regolamento acerbo e che non ha normato tutte le fattispecie in gioco. Materiale per giuristi. Nel frattempo i vicecampioni del mondo stanno accumulando un vantaggio considerevole che potrebbe colmare il deficit di ore di lavoro generato dal balance of performance tecnico che li vedrà penalizzati nel 2023.
Ferrari e Mercedes, chiaramente sulla stessa linea di pensiero, temono che Adrian Newey abbia preso il largo. E, in una F1 caratterizzata da vincoli stringenti in materie tecniche e finanziarie, a qualcuno viene la tremarella nel riflettere sul fatto che il solco aperto non possa essere colmato nel brevissimo periodo. Gli spettri di un nuovo dominio iniziano a volteggiare sulla serie iridata che, è bene ricordarlo, ha operato un rivoluzione senza precedenti proprio per evitare nuovi cicli e tediosi domini con data di scadenza molto lunga.
Red Bull sembra aver gettato le basi per una lunga stagione di vittorie. I principali competitor si muovono per ora con l’arma della parola. Sperando di incontrare i favori del vertici della categoria che non vogliono gran premi dall’esito scontato. Figurarsi i campionati.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Mercedes AMG F1, Scuderia Ferrari F1