Il quattordicesimo round del mondiale di F1 potrebbe segnare uno spartiacque prestazionale tra Red Bull e il resto del mondo. L’ampio vantaggio accumulato da Max e dal team austriaco nelle rispettive classifiche, si attestavano come serie ipoteca già al termine della strepitosa vittoria di Verstappen in terra magiara.
Tuttavia sia Ferrari che Mercedes erano in cerca di risposte dal punto di vista prestazionale, sia per quanto riguarda l’adattamento alla direttiva tecnica TD039 (antiporpoising, nda) che in relazione agli ultimi sviluppi consentiti sulla componente ibrida della power unit prima del “freeze” fissato al primo settembre.
Lo strapotere Red Bull assistito durante i 44 giri del Gran Premio del Belgio, però, è stato senza dubbio “desolante”. Non solo per la storica scuderia italiana ma per l’intera F1. Le prossime tappe del campionato chiariranno se il dominio del talento di Hasselt sia figlio di un incredibile salto prestazionale della RB18, di una migliore interpretazione della TD039, oppure della perfetta simbiosi tra la creatura di Adrian Newey e il leggendario tracciato belga.
A fine gara, nei volti e nelle dichiarazioni dei protagonisti della squadra di Milton Keynes, c’è spazio solo per un senso di impotenza difronte a un dominio paragonabile solo a quello di Mercedes nei primi anni dell’era turbo-ibrida. Per il Cavallino Rampante è una doccia gelata che va ben oltre le più pessimistiche previsioni, soprattutto in relazione alle prestazioni di Charles Leclerc.
Sulla monoposto n°16 del pilota monegasco è stata installata la quinta unità turbo-ibrida evoluta nelle sue componenti elettriche, MGU-K e batterie. Su uno dei tracciati in cui il contributo dell’ibrido risulta importante, l’evoluzione della power unit 066/7 ha dato sì segnali di miglioramento, potendo gestire la mappatura SOC in maniera più aggressiva nell’arco della tornata. Tuttavia, il risultato velocistico ha palesato un netto deficit nei confronti dei bolidi austriaci, figlio della “fastidiosa” resistenza all’avanzamento che la F1-75 ha mostrato nell’arco del weekend.
A tale considerazione va aggiunto il set-up sospensivo non perfetto, che di fatto ha limitato il rendimento delle rosse troppo “saltellanti” nei tratti misti di Spa-Francorchamps. Fattore che ha influenzato in maniera negativo la gestione delle coperture. Sebbene i diversi assetti utilizzati dai ferraristi non ci consentano un chiaro metro di paragone per confermare il salto di qualità sulla PU, confrontando il rendimento delle monoposto modenesi la discrepanza positiva in termini cronometrici non si è palesata.
Se durante le gare passate affidabilità, errori dei piloti e alcune incomprensibili strategie avevano mortificato le performance della F1-75, la “scoppola” di ieri è molto più preoccupante. Ci si poteva aspettare una Red Bull in leggero vantaggio su un tracciato dalla geometria favorevole a monoposto con un’ottima efficienza aerodinamica, ma a far scattare l’allarme sono le prestazioni delle RB18 nel T2, settore teoricamente congeniale a vetture con un ottimo carico aerodinamico. Anche nel segmento centrale, di fatti, Verstappen e Perez hanno dominato in lungo e in largo.
Nei primi giri sembrava di vedere una sola F1 in mezzo a varie F2, tanta è stata la superiorità di Max anche sul compagno di squadra, con la mescola Soft in teoria non molto longeva. Se le velleità iridiate di Ferrari e Leclerc erano ridotte al lumicino dopo la disfatta dell’Hungaroring, con il successo in terra belga di Verstappen la scuderia modenese non vede più la luce in fondo al tunnel.
Un conto è la consapevolezza di poter disporre di un mezzo vincente al netto dell’affidabilità, un altro è dover rincorrere d’improvviso un rivale che era sempre stato alla tua portata, almeno in termini di pura performance. L’impressione è che il prepotente scatto prestazionale della Red Bull abbia colto un po’ tutti di sorpresa, nonostante non abbia ancora fatto debuttare il nuovo telaio ulteriormente alleggerito.
Se l’inerzia dell’attuale campionato è chiara, i rivali della prima della classe devono seriamente preoccuparsi in chiave 2023. Al team di Maranello occorre ritrovare la leadership tecnologica che per la prima volta nella stagione sembra essere clamorosamente ad appannaggio dei competitor di Milton Keynes.
Oltre al downgrade prestazionale Ferrari si è distinta in negativo per alcune scelte strategiche di difficile interpretazione. Appare evidente come l’area delle operazioni in pista sia in stato confusionale, ormai una costante che si ripropone in maniera ostinata.
Nella Q3 del sabato, Leclerc è stato costretto ad effettuare il primo run con un set di gomme Soft nuove, in quello che doveva essere un tentativo funzionale esclusivamente al gioco di squadra in favore di Sainz e, quindi, la sua vettura doveva essere provvista di pneumatici usati per poi tentare il tutto per tutto successivamente.
Passando alla corsa, durante gli ultimi giri prende forma l’ennesimo disguido del muretto. L’ingegnere di pista spagnolo, Xavi Marcos, suggerisce al monegasco di rientrare ai box per tentare di siglare il giro più veloce. Leclerc preferirebbe non rischiare in quanto dubbioso. Tuttavia accetta il rischio proposto.
Di seguito la trascrizione dei team radio tra il muretto e Leclerc durante le ultime tre tornate:
Marcos: “and three laps to go“
Marcos: “Sainz lap time 1:52:6, Russell, 1:52:4“
Marcos: “so, if we stop now we’ll be one second ahead of Alonso. That will be to attempt for a fastest lap“
Marcos: “Box this lap, Pit confirm“
Leclerc: “I would not risk it this time, but if you feel you want to try it… mmm… but i would not risk it“
Marcos: “So box now, box“
Charles rientra ai box. A margine della sosta si scopre come il calcolo sulla track position fosse ancora una volta errato e la numero 16 torna in pista alle spalle di Alonso. Il ferrarista riesce comunque a superare il due volte campione del mondo spagnolo sul rettilineo del Kemmel, all’ultimissimo passaggio, prendendo tutta la scia della Alpine. L’operazione riesce con successo. Tuttavia il cronometro con gomme nuove resta lontano di ben 6 decimi dal fastest lap messo a segno da Verstappen. Scenario più che prevedibile osservando con cura il ritmo molto inferiore di Leclerc.
Ma non finisce qui. Sì perchè durante il passaggio in pit lane Leclerc supera il limite di velocità consentito e rimedia una penalità di 5 secondi che lo fa arretrare nella classifica finale alle spalle di Fernando in sesta posizione.
Secondo quanto dichiarato da Mattia Binotto a fine gara, la visiera a strappo di Max si era infilata nelle prese di raffreddamento sull’anteriore destra nelle fasi iniziali della gara. Elemento che, oltre a forzare una sosta anticipata al giro 3, ha causato altresì un’avaria al sensore di rilevazione della velocità media nella corsia box.
La domanda a questo punto sorge spontanea: perché rischiare una penalità con la sosta aggiuntiva, sapendo di avere un sensore fondamentale per monitorare la velocità media in pit lane non funzionante? Si presuppone, infatti, che il team disponeva di tutti i dati per evitare questo inutile rischio.
Inoltre, i tempi di percorrenza della corsia box di Leclerc nelle due soste precedenti oscillavano tra i 23/24 secondi e in quel momento il vantaggio di Charles su Fernando era di poco superiore ai 19 secondi, come evidenziato dal live timing della F1. Questa, in estrema sintesi, pare essere la perfetta fotografia di un team parecchio confuso.
Senza dubbio non sarà certo questo l’episodio che deciderà le sorti del mondiale di Charles, ma dal team radio in questione emergono due aspetti interessanti. In primo luogo il muretto Ferrari, come durante il resto della stagione, ha operato scelte rischiose mentre è parso eccessivamente conservativo quando era necessario anticipare le mosse strategiche dei rivali.
Nonostante il team principal italo svizzero continui a difendere a spada tratta anche quest’ultimo scivolone strategico, il deficit rispetto alla concorrenza risulta evidente oltre ogni ragionevole dubbio.Tanti, forse troppi gli errori di valutazione costati punti e vittorie nel corso degli ultimi anni.
L’auspicio e che l’atteggiamento di Mattia sia solo una strenua difesa del suo team, ma che in mente abbia maturato la consapevolezza che competere ai massimi livelli senza potenziare l’area delle operazioni in pista non è possibile. Strappare alla concorrenza qualche risorsa illuminata non è peccato, come ha proficuamente dimostrando Red Bull attraverso il continuo “insourcing” di uomini Mercedes.
In secondo luogo, duole constatarlo in relazione all’immenso talento del ragazzo, Leclerc non sempre pare capace di imporre le proprie idee al muretto, atteggiamento che al contrario è stato assunto diverse volte dal suo compagno di squadra.
L’arrendevole accondiscendenza alle cervellotiche strategie Ferrari potrebbe essere figlio di una fiducia incondizionata nella scuderia italiana. Ma le reiterate problematiche che puntualmente emergono posterebbero spingere il giovane talento monegasco lontano dalla rossa?
Il sodalizio Ferrari/Leclerc, pertanto, potrebbe seriamente rischiare di incrinarsi a causa dell’insoddisfazione di Charles, conscio che spesso non può contare sul supporto del proprio team.
Il trittico di gare consecutive appena iniziato con il Gran Premio del Belgio che terminerà nel tempio della velocità, a Monza, potrà essere l’occasione del pronto riscatto?Questo l’auspicio dei tanti tifosi del Cavallino Rampante sparsi per tutto il Ferrari, altrimenti costretti ad assistere ad un lungo monologo di Verstappen sino al termine della stagione…
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: Scuderia Ferrari