La dinamica del gran premio d’Ungheria di F1 ha sovvertito i pronostici della vigilia che davano per favorite le monoposto di Maranello. Nella memoria dei fan resterà scolpita la spettacolare rimonta di Max Verstappen, capace di ottenere l’ennesimo successo stagionale nonostante la decima posizione in griglia di partenza e un 360° in gara mentre era al comando.
Nell’immaginario collettivo del popolo della rossa la gara di ieri è stata l’ennesimo déjà-vu di una stagione sinora costellata da errori umani, strategici e problemi di natura tecnica. Secondo una delle celebri frasi del Drake la sfortuna non esiste, esiste solo l’incapacità dell’uomo di fare o prevedere (clicca qui per approfondire).
Le mutate condizioni meteo nel corso del weekend hanno in parte invalidato i long run delle prime prove libere in cui la F1-75 ha dominato sia nella simulazione del giro secco che sul passo gara. Tuttavia, già nelle qualifiche del sabato, caratterizzate da temperature inferiori rispetto al venerdì, l’imprevisto si è materializzato con la sorprendente pole position di George Russell.
Un campanello d’allarme che in casa Ferrari è stato probabilmente derubricato come un’eccezionale concomitanza di circostanze favorevoli alle frecce d’argento e alla perfetta guida del giovane pilota inglese.
Ore 14:59 di Domenica 31 Luglio. Tolte le termocoperte si assiste a una rara difformità nella scelta delle mescole tra le monoposto delle prime file. Nelle prime dieci posizioni Russell, Norris, Ricciardo e Verstappen optano per gomme soft usate meno penalizzanti in caso di pioggia leggera.
Come prevedibile le Mercedes, oltre alla mescola più morbida, partono in modo eccellente garantendo la leadership a Russell e il quinto posto a Hamilton dopo curva 1. Nei primi quindici giri, era evidente che Leclerc avesse più ritmo rispetto a Sainz che, a sua volta, non riusciva a impensierire Russell.
FormulaUnoAnalisiTecnica basa le proprie valutazioni sui dati ufficiali forniti dalla Federazione internazionale senza lasciare spazio ad alcuna opinione di carattere soggettivo. Attraverso l’analisi del documento FIA “Race Lap Analysis”, nel primo stint di gara, nonostante dovesse adeguarsi al ritmo del team mate, Leclerc è stato più veloce di 36 millesimi tra il giro 3, primo dopo la rapida virtual safety car, e la quindicesima tornata rispetto a Sainz. Segno inequivocabile di un passo superiore da parte del pilota monegasco.
Non aver imposto il cambio di posizioni è stato il primo errore strategico, figlio di equilibri interni incomprensibili difronte al cinismo attuato dai competitors. Basti pensare al servile contributo di Sergio Perez alla causa Red Bull, anche nelle concitate fasi in cui Verstappen ha effettuato il testacoda.
All’inizio del 17 giro George Russell, prende la via dei box per montare le gomme a mescola media seguito al giro successivo da Carlos Sainz. Il pit di Carlos è lento (3,7 sec, nda) e lo fa scalare in sesta posizione. La prova del ritmo superiore di Charles è testimoniata dai crono realizzati nei due giri a pista libera, entrambi sotto il minuto e 23 secondi.
Nonostante l’overcut con gomme a fine vita, Charles riesce a superare il team mate dopo il pitstop effettuato al 22 giro. Dal giro 22, Leclerc inizia la caccia a Russell completata con il magnifico sorpasso in curva 1 al trentunesimo passaggio. Fino al giro numero 38 la Scuderia Ferrari aveva il destino della corsa nelle proprie mani con Leclerc in testa con un margine di 5 secondi su Russell, 6 su Sainz e poco più di 7 su Max Verstappen (vedi Race History Chart).
Da sottolineare che al giro 21 Fernando Alonso era stato il primo pilota a montare le gomme hard. I giri sul compound più duro del due volte campione del mondo spagnolo sono stati disastrosi, a tratti di circa 2 secondi più lenti di chi montava le gomme a mescola media.
Ottima ragione per scartare l’utilizzo di tale compound, che non riusciva proprio a entrare in temperatura non fornendo il necessario grip nel tortuoso tracciato ungherese. Al 38 passaggio il leader del mondiale si è fermato ai box per montare la gomma a mescola media mentre Charles si fermerà il giro successivo calzando la mescola hard palesemente inadeguata. Secondo e fatale errore strategico.
E’ bene ricordare che per la gara gli alfieri della Rossa avevano due set di gomme medie nuove, pertanto si poteva gestire la fase centrale della gara a parità di pneumatici con il campione del mondo in carica.
La strenua difesa di Charles nel duplice attacco inferto da Max Verstappen è commovente nonostante l’ennesima condizione di inferiorità determinata da errate scelte strategiche. Da quel momento la gara del campione monegasco è diventata un vero e proprio calvario, guidando praticamente sul ghiaccio dove gli avversari avevano un’aderenza nettamente superiore favorita dalle logiche scelte strategiche dei rispettivi team.
Mentre per Charles una semplice lettura di ciò che accadeva in pista, da parte degli uomini Ferrari, avrebbe garantito un probabile piazzamento a podio, Carlos ha faticato con tutti i compound e in tutte le fasi di gara. La classifica finale recita Sainz quarto e Leclerc sesto, una caporetto senza se e senza ma.
Una premessa è tuttavia doverosa prima delle conclusioni dello scritto. I tecnici che lavorano nel Circus rappresentano il gotha in termini di competenze comprovate, tuttavia in uno sport così competitivo anche le differenze tra i migliori possono essere marcate. In casa Ferrari, da tempo immemore, è prassi che l’imponderabile, sotto forma di mutevoli condizioni climatiche piuttosto che Safety Car, siano certezza di cocenti sconfitte.
La sistematica incapacità di reagire efficacemente all’imprevisto nonostante si disponga della migliore monoposto non è a più accettabile perché è ormai diventata la regola. Lo strenuo tentativo di Mattia Binotto, ai microfoni di Sky Sport, di deviare l’attenzione sui problemi della monoposto è una legittima difesa dell’operato del muretto e di se stesso che ne coordina le attività.
Tuttavia l’analisi dei tempi sul giro non mente. Un rapido avvicendamento delle posizioni tra Sainz e Lecler nel primo stint di gara (con un necessario team order), unitamente all’utilizzo dei compound più adatti, avrebbero messo Charles nelle condizioni di lottare per la vittoria. E questa non è un’opinione ma la realtà dei dati, fino alla scellerata decisione di puntare su gomme di marmo.
Probabilmente Verstappen avrebbe vinto comunque, ma il 360° dell’olandese sarebbe potuto costare caro se Leclerc avesse potuto difendersi ad armi pari. I proclami alla vigilia della tappa magiara (“possiamo vincere le restanti gare della stagione”, nda) sono figli di una stucchevole saccenza. Il tempo del “dobbiamo analizzare i dati” o “siamo un team giovane” è scaduto.
Nessun team principal nella storia recente della Ferrari ha avuto un credito, in termini tempo, così ampio nel raggiungere gli obiettivi prefissati. Dopo due anni sabatici nell’attesa della rivoluzione regolamentare e che si compisse la beata speranza di sfornare un progetto vincente, le quattro vittorie conseguite sono briciole rispetto al potenziale della F1-75.
I ferraristi di lungo corso sanno che dopo weekend disastrosi come quello di ieri, il Drake prima e successivamente Montezemolo poi avrebbero battuto i pugni sul tavolo. Oggi chi dovrebbe farlo John Elkann o Benedetto Vigna? Consentitemi di dubitare. Il comparto tecnico della Scuderia Ferrari ha svolto un lavoro eccellente sia in ambito aerodinamico che motoristico vanificato in pista in modo dilettantistico.
Il siparietto andato in scena poco prima della premiazione con Max, Lewis e George attoniti (eufemismo perché ridevano, nda) rispetto alla scellerata scelta strategica di montare le gomme hard sulla monoposto di Leclerc mortifica in mondovisione il lavoro svolto in fabbrica a Maranello.
E pensare che qualcuno vestito di rosso non più tardi del gran premio di Spagna snobbava i progressi Mercedes che oggi è a un tiro di schioppo dalla Ferrari nella classifica costruttori. Qualcuno dovrebbe domandarsi se la propria ambizione è superiore al proprio talento…
Autore e grafici: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1, Scuderia Ferrari F1, Oracle Red Bull Racing
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Questo articolo andrebbe inoltrato a Binotto... Condivido in toto ciò che avete scritto, non c'è altro da aggiungere, bravi ragazzi!!
Grazie per il feedback!
Leggendo l'articolo e ripensando al Gp di Domenica, non solo non ho ancora sbollito la rabbia, ma sono ancora più arrabbiato di quanto lo ero a fine GP.
Un errore lo possono commettere tutti, dagli ingegneri, al muretto, ai piloti.
Ma le strategie Ferrari sono ormai un qualcosa di suicida, che colpisce al cuore tutti noi tifosi (insieme a Leclerc che pare sempre la vittima predestinata)...