Formula 1

Red Bull: la spaccatura tecnica interna che ha favorito Mercedes

Sono passati tre giorni dal momento in cui la FIA, tramite i suoi canali istituzionali, ha pubblicato le norme che regoleranno la F1 nei prossimi anni da un punto di vista tecnico e, in misura minore, finanziario. Ne abbiamo diffusamente parlato e possiamo dire che la linea individuata dal decisore è votata al compromesso tra istanze centrifughe. Un gran classico quando le posizioni sono lontane ed inconciliabili.

Per mesi abbiamo parlato di un’opposizione che ha visto Ferrari e Red Bull da un lato e Mercedes dall’altro. Si tratta naturalmente delle compagini più accreditate nella lotta al vertice. Ma anche quelle politicamente, economicamente e mediaticamente più potenti. I tre soggetti in questioni, dunque, hanno rubato la scena agli altri protagonisti che, fino a prova contraria, nelle stanze del potere, hanno lo stesso peso dei concorrenti più noti.

La Ferrari di Carlos Sainz precede la Mercedes di Lewis Hamilton e la Red Bull di Sergio Perez

F1. Fronte compatto contro la FIA. Ma con qualche sorpresa

Dagli spifferi che arrivavano nei giorni scorsi sembrava che la maggioranza delle squadre si opponessero alle revisioni federali. Si parlava di un 7-3 o di un 8-2. Numeri comunque non decisivi perché, quando ci sono questioni afferenti alla sicurezza, la FIA ha facoltà di operare senza che si costituisca una maggioranza qualificata. Il numero era semplicemente esplicativo di una tendenza che vedeva Mercedes in minoranza e forse nemmeno supportata dei team a cui fornisce le power unit. Ma quel che è emerso nelle ultime ore è ancor più sorprendente.

L’endorsement alla linea adottata da Mohammed Ben Sulayem – sposata evidentemente da Brackley – è giunto da un uomo che fa parte dell’ecosistema Red Bull. Parliamo di Franz Tost, team principal dell’AlphaTauri che si è detto molto soddisfatto delle risultanze del Consiglio Mondiale del Motorsport recepite dalla FIA. Una posizione che non lascia indifferenti e che fissa un paio di concetti interessanti.

Il primo è che non è vero che la sola Mercedes era in linea con la politica federale. Evidentemente anche altre scuderie hanno inteso legare il problema del porpoising a quello della sicurezza. La AT03 non è stata un vettura esente dal fastidioso fenomeno ed è chiaro che il giro di vite individuato per Spa Francorchamps e soprattutto per l’anno venturo sia stato accolto anche come un’opportunità tecnica sfruttabile in una cammino di crescita di un team legato a tripla mandata con Milton Keynes ma che, su questioni tecniche, rivendica un certo grado di libertà come più volte riferito da Jody Egginton, responsabile tecnico della realtà faentina.

Il secondo tema da evidenziare è che, nonostante Red Bull abbia usato la controllata come cavia tecnica (ricorderete il lavoro fatto con Honda prima che i propulsori nipponici venissero installati sulle creature di Adrian Newey), come palestra per piloti emergenti e come “prigione” per driver che hanno fallito nel team di punta, AlphaTauri gode di un certo grado di libertà decisionale. Una laccio politico che non è stato annodato fortemente anche perché il voto, stavolta, non era utile per modificare le decisioni prese dall’ente che governa la Formula Uno. Sarebbe stato curioso vedere come l’ex Minardi si sarebbe comportata se il suo parere poteva determinare una vittoria politica delle controllante.

Lewis Hamilton (Mercedes AMG F1) precede Pierre Gasly (Alpha Tauri) durante i test del Bahrain 2022

F1. AlphaTauri e quello strano endorsement alla Mercedes

La visione divergente tra Chirs Horner e Franz Tost potrebbe anche narrare dell’esistenza di qualche scricchiolio in un rapporto in cui i ruoli sono molto chiari: uno a comandare, l’altro a recepire ed eseguire con una libertà limitata, finché non cozza con gli interessi particolaristici della Red Bull.

Dal punto di vista normativo credo che la FIA stia facendo un buon lavoro, ha reagito bene. Ora abbiamo la metrica di riferimento ed una direttiva tecnica – ha spiegato l’ex pilota ai taccuini di di GpFans – Le squadre ora sanno esattamente quali sono i limiti e devono rispettarli. Ora spetta alle scuderie di fare in modo che le vetture non rimbalzino in modo tale da impedire ai piloti di avere tutto sotto controllo”. Insomma una punto di vista legittimo ma che va controtendenza con ognuno di quelli espressi dallo “Spice Boy” sulla questione.

Le divergenze si notano anche su un altro tema focale: il budget cap. Horner è stato tra i più accesi critici di un limite fisso e non adattivo al mutato scenario inflattivo. L’aumento concesso dalla Federazione ha lasciato il manager inglese con molta insoddisfazione. “La FIA ha fatto un buon lavoro, perché tutti i team hanno dovuto affrontare l’aumento dei costi, soprattutto a causa del tasso di inflazione. Pertanto – ha spiegato Tost – l’incontro che abbiamo avuto in Austria ha avuto un grande successo. Abbiamo trovato un buon compromesso, il che significa che nessuno dei team è soddisfatto al 100%, ma tutti i possono convivere con questa soluzione. Credo che il dipartimento finanziario della FIA abbia fatto un buon lavoro”.

Franz Tost (AlphaTauri) e Chirs Horner (Oracle Red Bull Racing)

E’ evidente che le spese di gestione delle due franchigie sono diametralmente opposte, ma sorprende una tale dicotomia valutativa quando entrambe le aziende fanno capo allo stesso gruppo imprenditoriale e alla medesima proprietà. Si tratta di schermaglie senza effetti. Lo ribadiamo, le disposizioni di cui parliamo, eccezion fatta per quella fiscale, non hanno avuto bisogno dei voti vincolanti dei team. Ma la storia in questione dice che qualche piccolo scricchiolio nel rapporto tra le due consociate c’è stato e che AlphaTauri, in materia tecnica, era più vicina alle posizioni della Mercedes che a quelle della Red Bull.

Questa vicenda estiva ci dice anche un’altra verità: che Mercedes non è l’anima politica delle F1 come una vulgata piuttosto di moda vorrebbe descrivere. Le necessità delle singole squadre sono cangianti, molli, instabili. Mutano al cambiare di interessi particolaristici e di utilitarismi peculiari. Stavolta l’ex Minardi si è smarcata dal proprio gruppo di riferimento per chiamarsi fuori da difficoltà tecniche palesi. Al prossimo giro potrebbe essere nel blocco Red Bull.

Così come Mercedes, oggi oppositrice di Ferrari e di Milton Keynes, potrebbe essere alleata delle stesse in altre questioni. E lo è stata, ad esempio, nella rimodulazione del budget cap e nella ferrea volontà di chiudere le porte in faccia a Michael Andretti che rivendicava la possibilità di entrare in F1. Nel motorsport agiscono correnti diverse che possono allontanarsi, sovrapporsi, mischiarsi. Normale esercizio politico in uno sport in cui gli interessi economici sono altissimi.


Autore: Diego Catalano@diegocat1977

Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Scuderia AlphaTauri, Mercedes AMG F1

Condividi
Pubblicato da
Diego Catalano