F1. La storica scuderia italiana dice addio ai sogni di gloria? Parrebbe proprio di si dopo la gara Ungherese. E sotto accusa, è finita ancora una volta la gestione del muretto. Soprattutto ha colpito il fatto che Mattia Binotto abbia usato come metro di riferimento, nelle interviste post gara, Sainz e non Leclerc che di velocità ne aveva molta di più e che conduceva autorevolmente la gara prima dell’incredibile pit con gomme bianche.
Sembra quasi che il team non abbia creduto nelle possibilità di lottare per il mondiale e che ora sia quasi diviso in due parti. Parte da questo dato di fatto l’analisi di Luca Dal Monte dopo il disastroso gran premio in terra magiara che consegna, sostanzialmente, entrambi i titoli alla Red Bull. Uno scenario che ha dell’incredibile, se si pensa alla prime gare del 2022.
L’impressione è che il team di Maranello non abbia saputo o potuto capitalizzare una monoposto estremamente versatile e veloce. A questo si aggiunge la paura di sbagliare e l’idea di marcare il diretto avversario, senza pensare a strategie differenti. E se hai paura di sbagliare, di solito sbagli.
Per il nostro illustre ospite c’è anche un ulteriore problema. Manca un presidente che capisca di F1, un presidente che quindi sappia intervenire quando necessario. Per intenderci uno alla Montezemolo. Cosa accadrà in queste settimane a porte chiuse non è facile ipotizzarlo.
Intanto la Ferrari si presenterà a SPA, alla ripresa dell’attività sportiva, con la probabile ulteriore tegola di Leclerc che potrebbe avere penalità per le componenti della PU. Insomma, a Maranello piove sempre sul bagnato.
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Foto: Scuderia Ferrari