Convergenza. È questo il fattore tecnico che avrebbe dovuto caratterizzare la F1 di nuova generazione. Che questa caratteristica potesse concretizzarsi ci avevano avvisato i decisori del motorsport durante l’inverno. Nicholas Tombazis e Ross Brawn erano stati chiari durante quando, a più riprese, avevano ribadito che avremmo visto molte interpretazioni aerodinamiche dei regolamenti. Che avrebbero prodotto effetti prestazioni molto dissimili. Così è stato. Le monoposto nate in ossequio alle nuove norme, in prima battuta, sono sembrate molto diverse tra loro.
Ma, ad un certo punto, e dopo aver effettuato l’esame della pista, i tecnici hanno preso a muoversi nella direzione di quelle concezioni che si sono dimostrate più efficaci. Emblematici i casi della Aston Martin e della Williams. La AMR22, a Barcellona, è stata letteralmente rivoluzionata diventando una sorta di ibrido tra quello che era e una Red Bull RB18. Analoga trasformazione ha subito la Williams FW44, la monoposto concettualmente più vicina alla Mercedes W13, che ha sconfessato la linee guida trasfigurandosi in qualcosa di più prossimo alle linee postulate da Adrian Newey.
Questo processo di avvicinamento filosofico è ancora in corso ma difficilmente produrrà cambi di passo nella scala dei valori. Né la AMR22 “B” né la FW44 evoluta hanno mostrato accrescimenti sensibili sul fronte performance e, con nove gare al termine e con risorse finanziarie a disposizione sempre più limitate, è difficile immaginare che da qui ad Abu Dhabi, ultimo atto del mondiale, possano manifestarsi drastiche inversioni di rotta. Anche in presenza della direttiva 039 che, ormai storia nota, entrerà in vigore tra i boschi delle Ardenne.
Se fosse stato così semplice trovare prestazioni a buon mercato copiando i progetti altrui tutti sarebbero nello stesso decimo di secondo. Le analisi dicono ben altro visto che le distanze tra chi guida il gruppo e chi insegue sono ampie. Una forbice che, nonostante gli update portati da vari team, si è addirittura allargata perché là davanti fanno tutt’altro che dormire in una battaglia punto su punto che sta caratterizzando la corsa ai titoli.
La verità è che alcuni concept non possono essere spremuti come limoni. Ad un certo punto si arriva ad un appiattimento della curva di sviluppo che impone una revisione globale del progetto che non si realizza nella semplice applicazione di trovate che altrove hanno dati frutti dolci.
Ogni monoposto ha un tasso di sviluppo oltre il quale è difficile riuscire ad estrarre velocità. Lo ha spiegato James Key, direttore tecnico della McLaren. Le vetture posseggono un determinato livello di potenziale non sviluppabile all’infinito. Se usiamo il caso della compagine di Woking per cercare di delineare dei principi generali osserveremo che il concept della ha raggiunto il suo apice. Sarebbe inutile insistere in sviluppi che si rivelerebbero sterili. E’ necessario, quindi, battere altre strade per intraprendere nuove direzioni.
Il caso opposto è rappresentato dalla Mercedes che, da inizio anno ad oggi, è stata in grado di migliorare sensibilmente i riscontri cronometrici. Il design a “zero sidepod” aveva molto potenziale inespresso a causa del pompaggio aerodinamico. Non appena gli ingegneri della Stella a Tre Punte se ne sono liberati sono state tolte le catene ad una filosofia progettuale che molti avevano bocciato dopo le prime apparizioni stagionali e che, via via che le gare si sono dipanate, ha mostrato di poter aver un futuro. Tant’è che in Mercedes potrebbero ripresentarsi ai nastri di partenza dell’annata 2023 insistendo su una vettura molto estrema e rastremata.
E’ verosimile immaginare che l’anno prossimo assisteremo ad un avvicinamento estetico delle varie auto. Ciò che hanno fatto Ferrari e Red Bull non è passato inosservato e i tentativi di copiature cui abbiamo assistito nel 2022 diverranno dei veri e propri studi approfonditi per capire cosa e come ha funzionato generando prestazioni così elevate.
E’ altresì possibile che sia David Sanchez che Adrian Newey non ricerchino strade alternative, ma si limitino ad affinare ciò che hanno ora per le mani. L’unica mina vagante concettuale, quindi, potrebbe essere la Mercedes che vuole provare a dare un senso all’azzardo tecnico compiuto nella stagione in corso e dal quale ci si attendeva di avere un vantaggio cronometrico molto importante.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari F1