La calma della pausa estiva che sta affrontando la F1 sembra il momento perfetto per fermarsi e, mentre team e piloti ricaricano le batterie in vista della seconda parte del Mondiale, riflettere sul futuro del nostro sport. La massima categoria, infatti, sta riscrivendo le regole alla base delle propulsioni turbo-ibride focalizzandosi su un nuovo regolamento che entrerà in vigore il 2026.
Proprio le power unit sono il focus del nostro approfondimento di oggi. Il consigliere della Red Bull Helmut Marko, infatti, ha rilasciato al giornale tedesco Formel1.de un’intervista in cui parla proprio della complessità della situazione motori. Vediamo le sue riflessioni, facendoci strada fra l’arrivo di Porsche, un addio non poi così sicuro di Honda e un reparto powertrain Red Bull che sta sviluppandosi.
Red Bull ha la possibilità, orami quasi una certezza, di correre in F1 con un motore Porsche, in seguito all’addio di Honda. Nel frattempo, sta costruendo il proprio reparto powertrains. Prima del GP d’Ungheria è stato svelato il cosiddetto “Documento Marocco”. Questo scritto afferma che non ci sia nessuna sicurezza della collaborazione. In questo caso, però, si crea un contrasto, in quanto le attività antitrust sono già state informate.
“Il motivo è molto semplice – spiega Marko – La decisione del consiglio di amministrazione della VW è: se i regolamenti tecnici soddisfano i criteri, allora hai il mandato per entrare in F1. Questo riguarda principalmente il cost cap, la sostenibilità, la benzina senza emissioni, le pari opportunità come nuovo arrivato, ovvero più capacità di utilizzare il banco prova e via dicendo. In termini puramente formali, tuttavia, queste nuove normative non esistono ancora. Il presidente della FIA ce le comunicherà con presumibilmente con una mail. Solo allora inizierà ufficialmente il cammino di Volkswagen”.
Questa mail, però, tarda ad arrivare. Mohammed Ben Sulayem avrebbe dovuto inviarla prima a fine giugno e poi il 2 agosto ma, a due settimane da quella data, sul regolamento del 2026 riguardante cala ancora il silenzio. Un silenzio carico di politica.
“È la solita partita in F1. I top team – in questo caso Mercedes e Ferrari, perché la Renault è più attardata – cercano di tirarne fuori il meglio. Poi c’è una specie di compromesso da raggiungere. Questo fa parte della politica della Formula 1″.
Bisogna a questo punto capire quali sono gli ostacoli ancora da concordare. “Prima di tutto si tratta delle ore al banco prova, con i nuovi arrivati dovrebbero ottenerne di più. Ma è uguale per tutti, come per ogni regolamento: meno tempo hanno i nuovi arrivati per prepararsi, meglio è per quelli che già ci sono. Perché gli investimenti attraverso il cost cap sono limitati”.
Sebbene Red Bull stia legando con Porsche, i suoi piani per il futuro in F1 riguardano un proprio motore. E perché no? Fra i team maggiori del momento, quello m austriaco è l’unico a doversi affidare ad altri fornitori. “Abbiamo fondato la Red Bull Powertrains l’anno scorso,” spiega Marko. “La fabbrica di motori Mercedes ha probabilmente 20 o 30 anni. Così come la Ferrari. Devi trovare degli aggiustamenti nel tetto dei costi”.
“Esempio: se ci viene concesso un importo X, al momento non possiamo costruirlo perché non possiamo ottenere i materiali necessari”, continua il consigliere Red Bull. “Ci sono carenze sul mercato mondiale. Dobbiamo tener conto del contesto globale, che è particolarmente difficile per un nuovo arrivato”.
La domanda nasce spontanea: questi motivi rendono difficile la costruzione del proprio motore?
“Siamo stati fortunati ad aver completato la maggior parte dei lavori di costruzione prima dell’inizio della guerra,” – ammette Marko. “Avevamo già ordinato da AVL in anticipo. Ciò significa che la mancanza di acciaio non ci ha influenzato così tanto. E poi siamo stati fortunati in Inghilterra con le tempistiche. In Austria non saremmo stati in grado di effettuare questi adattamenti in così poco tempo”.
Tra i due motori, il powertrains Red Bull e Porsche, si frappone Honda. Perché, sebbene anche Marko stesso abbia sottolineato l’intenzione da parte del brand giapponese di lasciare la F1, questa sembra starci ripensando. Il consigliere Red Bull risponde ad una domanda diretta, se ci sia mai stata una discussione in merito.
“Grazie a Dio c’è un cambio di politica tra i giapponesi. Inizialmente avremmo dovuto assemblare i motori da soli a partire dal 2023. Ma per questo sono necessari pezzi di ricambio e il 90 percento dei fornitori è in Giappone. Grazie a Dio è stato rivisto, perché sarebbe diventato un problema tecnico, logistico e linguistico”.
“Ora Honda produrrà i motori fino alla fine del 2025. Li facciamo sigillare, non possiamo guardarci dentro. Questo è importante anche per il nostro status di nuovo arrivato nel 2026. Lo consegnano in una scatola e, se c’è qualche problema, solo i meccanici Honda possono lavorare sul motore.”
Ci troviamo con un punto in sospeso. Se Honda sta ancora lavorando a tutto tondo sui motori, cosa stanno facendo i dipendenti della Red Bull Powertrains a Milton Keynes?
“Attualmente ci sono 300 dipendenti – risponde Marko. – Lavorano solo in base alle normative del 2026. Se arriva un nuovo produttore, puoi collaborare. Potrebbero utilizzare le strutture che abbiamo, il che è un altro punto bonus. Se arriva un nuovo produttore, questi ha subito una nuova fabbrica di motori con sei banchi prova funzionanti. Tutto quello che c’è è il meglio del meglio”.
Un “meglio del meglio” che consentirà ad AlphaTauri di continuare ad adoperare lo stesso motore della Red Bull Racing dopo il 2026. “Come programmato”, per usare le parole di Marko in merito alla questione.
Autore: Silvia Giorgi – silvia_giorgi5
Fonte Immagini: F1, Oracle Red Bull Racing