Se la F1 quest’anno è fonte di alterne soddisfazioni per la Ferrari, a Maranello possono comunque brindare con l’ennesima trimestrale record. La storica azienda italiana, infatti, ha aggiornato i suoi numeri con un’altra crescita a doppia cifra per tutte le principali componenti del conto economico, dai ricavi fino ai profitti passando per la marginalità operativa.
Nel secondo trimestre le consegne hanno raggiunto le 3.455 unità, con un incremento del 28,7% sul pari periodo dell’anno scorso. Fatto dovuto soprattutto alle nuove supercar della Portofino M e della famiglia F8. La crescita dei volumi ha spinto i ricavi a migliorare del 24,9%, a 1,291 miliardi, con la componente Auto e Ricambi in salita del 25%, con 1,1 miliardi. Mentre dalle sponsorizzazioni e da altre aree di business come la Formula 1 sono arrivati 117 milioni (+29,5%).
Area di business è la moderna declinazione della GES, la gestione sportiva del Cavallino Rampante. I dati parlano chiaro: il rendimento sportivo del ramo d’azienda che sovrintende le attività del motorsport non influisce minimamente sul risultato economico complessivo dell’azienda emiliana.
E’ bene sottolineare che la salute economica di una delle eccellenze italiane è una notizia che deve rendere orgogliosi gli uomini delle Ferrari e in senso assoluto tutti i nostri concittadini, alla luce delle dolorose ripercussioni sul piano sociale di tante realtà che non sono riuscite a superare economicamente prima lo tsunami pandemico e ora quello energetico.
Dal punto di vista prettamente sportivo, l’immediata riflessione è che le performance espresse in pista dai bolidi del Cavallino Rampante non intacchino minimamente il fascino del brand e conseguentemente le vendite. In un simile contesto, da un punto di vista finanziario, l’immediata associazione logica porta a pensare cha la presenza della Scuderia Ferrari nel motorsport è un “nice to have”.
I programmi futuri della gestione sportiva prevedono un ampliamento dell’impegno ufficiale della storica azienda italiana nel 2023 con la partecipazione al campionato WEC (World Endurance Championship). Un’estensione degli impegni ufficiali che ha già consentito di ripartire personale dall’elevato profilo professionale a valle della scure del budget cap che, giocoforza, ha imposto una drastica riduzione dell’organico allocato al programma F1.
Il punto di vista dei fan Ferrari sparsi in tutto il mondo, di coloro che nella maggior parte dei casi non potranno mai acquistare una vettura stradale del Cavallino Rampante, è pregno di perplessità. Dopo l’epoca d’oro di Schumacher la cui l’inerzia vincente si è arrestata con il titolo Costruttori nel lontano 2008, il team di Maranello è riuscito a giocarsi il mondiale all’ultima gara solo nel rocambolesco gran premio di Abu Dhabi del 2010, quando l’harakiri strategico del muretto privò Fernando Alonso della terza corona iridata.
Basti pensare che dall’avvento dell’era turbo-ibrida, datata 2014, su 171 gran premi disputati, solo in venti occasioni una rossa ha tagliato per prima il traguardo. Sono state ben 4 le stagioni in cui non ha vinto almeno una gara (2014, 2016, 2020 e 2021). La stagione 2022 era partita sotto i migliori auspici con un dominio fino al terzo appuntamento del mondiale in Australia. Nei restanti 10 round altre due vittorie e una serie incredibili di problemi tecnici e incomprensibili scelte strategiche.
Mentre il numero 1 di Exor e presidente Ferrari, John Elkann, firma autografi al raduno della Juventus a Villar Perosa, mostrando una certa competenza calcistica che si realizza nel rivendicare con fierezza il centenario della famiglia Agnelli alla presidenza della “vecchia signora”, tutto tace sul delicato momento sportivo della Ferrari.
Un antico proverbio recita che la migliore parola è quella che non si dice. Potremmo immaginare che il giovane presidente della Rossa abbia battuto i pugni sul tavolo, ritenendo inammissibili i risultati conseguiti in relazione al potenziale della F1-75 così come gli incredibili errori strategici perpetuati negli ultimi anni. Nella realtà dei fatti il manager della famiglia Agnelli non ha né le competenze né la passione ossessiva che possono rendere verosimile una simile reazione.
E il consuntivo della prima parte di 2022 delineato da Mattia Binotto non è proprio quello di un manager sulla graticola: “Il bilancio di questa prima parte di stagione della Ferrari non può che essere positivo. Nelle 13 gare disputate sino a ora abbiamo fallito una sola gara. In altre non abbiamo vinto per motivi vari. A volte sono state anche frustranti, con delusione, e meritavamo risultati ben superiori. Però in 12 gare su 13 siamo stati lì a lottare sempre per la vittoria”
Purtroppo la Formula 1 non è il gioco bocce in cui vince chi si avvicina di più al boccino. Il boccino bisogna prenderselo e portare via con cattiveria e lucidità evitando inutili proclami, sistematicamente disattesi, come ha avuto modo di sottolineare, in modo provocatorio, anche il team principal Christian Horner: “Anche se avessimo vinto con un giro di vantaggio, sarei stato comunque prudente. Non direi mai che finiremo primo e secondo in un’altra gara”.
Al netto dei problemi di affidabilità sulle power unit, rimediabili attraverso il percorso delle deroghe concesse dalla FIA, i comparti tecnici hanno prodotto la monoposto di riferimento del 2022. E’ necessario un reset, affinché le capacità dimostrate dagli ingegneri progettisti non venga ulteriormente mortificata determinando una frustrazione che potrebbe invogliare l’esodo delle menti più brillanti che operano dietro le quinte…
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1, Scuderia Ferrari F1