In F1 è presente il gotha del pilotaggio. Una classe di 20 conducenti nella quale, come avviene in ogni contesto, ci sono i primi, quelli più naturalmente dotati, e gli altri che sgomitano e si impegnano per scalare la graduatoria cercando di ruperare il deficit col duro lavoro. Con risultati non sempre lusinghieri.
Il manipolo di uomini che può rivendicare la possibilità di lottare per il titolo mondiale è ristretto. Bisogna avere precise doti per vincere quella tenzone lunga ed estenuante che è il campionato. Doti tecniche, vetture performanti, team all’altezza della situazione e massicce dosi di tenuta psicologica.
Ma anche l’attitudine a non sentirsi arrivati, a pensare che è sempre possibile compiere un ulteriore step evolutivo per stagliarsi dagli altri. Perfezionismo. Questa è forse la caratteristica principale che contraddistingue i campioni del mondo. E da questa legge non sfugge nessuno degli iridati. Tanto meno quel Max Verstappen che vuole bissare il successo ottenuto nel 2021.
Non è scaramanzia. Né diplomazia di facciata. Verstappen non si fida nonostante abbia un margine di ottanta punti su Charles Leclerc, il rivale più accreditato alla lotta iridata che, diciamolo a denti stretti, non è stato messo in un contesto operativo tale da poter concorrere nel pieno delle facoltà.
Poco prima della pausa estiva che sta per volgere al termine, l’olandese ha fatto sapere che non avrebbe trascorso il mese di agosto a poltrire in spiaggia. L’obiettivo di Max è essere perfetto ogni weekend con la consapevolezza che c’è molto da migliorare. Ma in cosa?
Se le iniziali difficoltà di adattamento ad una RB18 che aveva mostrato una certa tendenza al sottosterzo, caratteristica invisa al pilota di Hasselt, sono state superate grazie ad un fitto programma di update che ha rimodulato le peculiarità della vettura austriaca, restano delle preoccupazioni sul fronte delle pure prestazioni.
La Ferrari ha mostrato una generale maggiore competitività che, per una serie di fattori di cui abbiamo ampiamento dibattuto, non si è concretizzata in punti. Ma L’inversione di tendenza potrebbe essere prossima. E Max non vuole che le inerzie sedimentatesi nelle prime tredici gare possano essere sovvertite e scalfite.
Se la questione affidabilità è stata superata in scioltezza tra Milton Keynes e Sakura che continua a supportare l’azione della Red Bull, sono altri i grattacapi che agitano le notti di Verstappen. Uno di questi è la gestione delle gomme. Non che la RB18 abbia faticato tantissimo, ma due precedenti illustri (Melbourne e Spielberg, nda) generano ancora delle ansie.
Specie se il GP di casa di Zandovoort è alle porte. Max, dopo aver fallito la vittoria in Austria, da sempre fortino della Red Bull, non vuole mancare l’appuntamento con l’Armata Orange che arriverà in proporzioni oceaniche per supportare l’idolo di casa verso il secondo titolo consecutivo.
In Red Bull, sotto la spinta del pilota di punta, non hanno intenzione di gestire il margine sulla Ferrari. Questa strategia è ritenuta fallimentare dai vertici della scuderia. Per tal ragione si lavorerà su un doppio tavolo operativo. Il primo, necessario per estrarre ulteriori prestazioni dalla RB18 e contenere il ritorno della Ferrari che prima o poi smetterà di dilapidare potenziali e punti. L’altro che servirà ad impostare la vettura 2023 che dovrà essere riadattata alle imposizioni regolamentari sull’altezza dei fondi che la FIA introdurrà.
Lo schema, in parole semplici, è quello che i “Tori caricanti” hanno usato nel 2021 nella lotta contro la Mercedes. Un paradigma efficace visto che ha portato il titolo più ambito ed ha gettato le basi per la solidità che gli anglo-austriaci stanno sciorinando in maniera piuttosto netta nell’annata in corso. La compagine ha trovato in Verstappen un pungolo fortissimo. Nulla si molla a Milton Keynes. La concorrenza è avvisata.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing