La Ferrari voleva ben figurare nel Gp d’Italia di F1. Tribune saturate di rosso, pubblico entusiasta, centenario dell’autodromo brianzolo, livrea celebrativa col Giallo Modena in bella evidenza. C’erano tutti gli elementi per una domenica da favola, ancor di più perché l’avversario principale era in settima piazza dopo la sostituzione dell’ICE del propulsore.
Ma Max Verstappen non è stato di questo avviso. Il “cannibale” voleva proseguire nella sua striscia di vittorie. E così è stato. Con l’ennesima rimonta stagionale, il quasi due volte iridato, ha messo il punto esclamativo su un campionato che può diventare da record. La safety car che ha condotto il gruppo fino alla bandiera a scacchi non ha modificato l’inerzia di una gara apparsa piuttosto solida già dopo pochi giri, quando l’olandese soffiava negli scarichi della F1-75 di Charles Leclerc che non riusciva a prendere il largo nonostante la partenza al palo.
Le gioie per il Cavallino Rampante si sono esaurite nella straordinaria pole position ottenuta dal monegasco che ha potuto contare sulla collaborazione di Carlos Sainz che, partito diciottesimo, ha chiuso le operazioni ad un passo dal podio. Brodino dopo una stagione in cui Maranello ha creduto, per ampi tratti, di poter riportare a casa entrambe le corone d’alloro.
C’è il sospetto che la Ferrari sia giunta in Lombardia con l’arsenale pesante per dare ai propri tifosi una soddisfazione in un mondiale che già a Singapore potrebbe essere riconsegnato alla storia. Di questo avviso è l’ingegnere capo della Red Bull, Paul Monaghan, che si dice persuaso che la Rossa abbia sovraperformato tra le mura amiche.
Il 54enne ingegnere è stato piuttosto criptico quando ne ha parlato dopo la gara tricolore: “Non importa cosa penso, è meglio chiedere ai ragazzi del box accanto [Ferrari] se vuoi una risposta concreta“. Ma poi è arrivata la stoccata diretta:
“Sospetto che i nostri vicini, per la loro storia e situazione geografica, abbiano investito un po’ di più in questa gara. O hanno utilizzato le loro risorse in modo molto saggio nello sviluppo o hanno scommesso su una singola gara“.
Monaghan allude ad un’opzione non confermabile che riporta ad una Ferrari che ha alzato la potenza del motore della vettura di Leclerc a costo di ridurre la vita della stessa unità propulsiva. Questo con lo scopo di celebrare i 75 anni da costruttore della Ferrari davanti al pubblico amico ed al presidente John Elkann.
Parole sibilline che lasciano intendere il retro-pensiero: “Se vogliono aumentare un po’ la potenza del loro motore possono farlo“. L’operazione, la cui messa in atto è tutt’altro che dimostrabile, non ha sortito gli effetti visto che Leclerc non è mai stato in partita per la vittoria e che Sainz, con il motore nuovo, al massimo ha sfruttato l’extra boost per scalare le posizioni e agguantare un podio che, prima della safety car finale, sembrava di difficile raggiungimento stante il distacco da George Russell.
La Ferrari naviga molto lontano dalla Red Bull. 139 i punti di svantaggio nel Campionato Costruttori; 116 quelli che Charles Leclerc paga da Max Verstappen. Numeri che sono la fotografia impietosa di una stagione che si chiuderà presto. Molto rapidamente se la teoria di Monaghan verrà confermata.
Se la Ferrari avesse davvero sparato tutte le cartucce prestazionale in terra amica, la cosa comporterebbe una finale di campionato in sofferenza. Patimenti e lacrime per un team che ha ampiamente compreso che sforzarsi ulteriormente in questo 2022 non è produttivo.
E’ stato direttamente Mattia Binotto a lasciare intendere che le forze economiche e progettuali sono tutte orientate alla prossima stagione, quando Maranello vuole presentarsi ai nastri di partenza con una macchina veloce, con un motore affidabile (oltre che prestazionale) e avendo risolto tutte quelle difficoltà strategiche che hanno tolto preziosi punti a Sainz e soprattutto a Leclerc. Ora viene il difficile: passare dai desideri ai fatti concreti.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari, Oracle Red Bull Racing