Le sei gare rimanenti di questo mondiale 2022 assumono ora un significato diverso per i team di F1. Red Bull, per esempio, è intenzionata a sbaragliare la concorrenza fino alla fine, mentre Ferrari spera di metterle i bastoni tra le ruote per lanciare la sfida in vista del 2023. Una sfida a cui anche Mercedes spera di partecipare. Il team di Brackley ha così a disposizione ancora sei GP per provare a mettere insieme tutti i pezzi di un puzzle che ad oggi rimane ancora confuso.
Da inizio anno qualcosa è decisamente migliorato, portando la Mercedes ad imporsi come terza forza sognando anche quel secondo posto Costruttori occupato da Ferrari. Quello che preoccupa maggiormente è però il dubbio legato alle prestazioni molto altalenanti che le Frecce d’Argento hanno avuto anche nel corso dei singoli weekend.
Un nodo che necessita di essere sbrogliato in vista del prossimo mondiale. La costanza dei due piloti è un punto da cui ripartire, ma per tornare al vertice serve anche una vettura in grado di lottare. Un grande punto interrogativo che ancora aleggia sul team di Brackley.
I test pre-stagionali avevano fatto pensare ad un bluff. Dopo anni di dominio vedere in pista una Mercedes poco competitiva non era infatti una realtà credibile. Le prime gare della stagione hanno invece confermato quello che poi si è rivelato un grande incubo. Non solo le W13 faticavano a tenere il passo dei diretti avversari, ma l’intero team sembrava non aver compreso la nuova vettura ad effetto suolo.
Da primo GP in Bahrain all’ultimo corso a Monza le prestazioni mostrate in pista dalla W13 sono risultate essere una confusa altalena. Sbalzi di difficile comprensione che spesso non hanno trovato pace nonostante il lavoro di sviluppo fatto dal team. Quanto appreso durante l’anno ha poi portato a comprendere, almeno in parte, i circuiti migliori per una Mercedes in difficoltà. La pole conquista in Ungheria da Russell e le performance della gara in Olanda hanno poi contribuito a chiudere un piccolo cerchio in casa Mercedes.
Il potenziale della W13 sembra infatti esistere, ma tirarlo fuori costantemente non è un obiettivo che il team di Brackley può dire di aver raggiunto. Il Santo Graal della vettura, come definito da Toto Wolff, non è infatti ancora stato trovato; un fattore che potrebbe quindi complicare il lavoro che il team sta svolgendo per il prossimo mondiale.
La forza dell’intera squadra è innegabile, visti i risultati ottenuti con una monoposto tutt’altro che competitiva, ma per tornare al vertice serve avere chiarezza su ciò che evidentemente non ha funzionato. Cogliere una vittoria sarebbe importante per il team di Brackley, non tanto per l’imbattibilità dei record, quanto perché Mercedes ha bisogno di lanciare un segnale. Agli altri e soprattutto a se stessa.
Vincere senza però aver compreso pienamente il perché potrebbe però aumentare quella confusione già troppo grande per un team che ha sempre trovato il modo di riprendere il controllo. Uno scenario che, visti i tanti dubbi che ancora persistono, potrebbe dunque bussare alla porta Mercedes anche nel 2023.
“Non serve a nulla arrivare quarti se non capiamo come vincere”. Così Toto Wolff aveva riassunto lo stato della Mercedes al termine di un difficile GP del Belgio che aveva visto Russell giungere comunque al quarto posto. Una frase che ancora adesso sembra calzare a pennello per il team di Brackley.
Il lavoro di sviluppo fatto nel corso del 2022 non sempre ha funzionato, portando i campioni del mondo in carica a percorrere diverse strade senza forse mai comprenderle davvero. Nonostante alcuni buoni risultati, la W13 non è di scuro la miglior nata della scuderia. E ora più che mai serve capire gli errori per non commetterli anche nel prossimo campionato.
Quella W13 che nei test pre-stagionali aveva stupito per le sue forme molto estreme, ha poi lasciato il mondo della F1 a bocca aperta. Il progetto non era competitivo. Nel corso dell’anno le Frecce d’Argento si sono infatti rivelato sensibili alle condizioni della pista, con una finestra di funzionamento delle gomme troppo stretta per essere trovata facilmente.
Un fattore probabilmente dovuto anche a quella mancanza di pance che indirizza il flusso d’aria al posteriore della vettura. Un concetto che per il 2023 potrebbe dunque essere rivisto, portando Mercedes verso le strade intraprese da Red Bull e Ferrari.
Il fondo della W13 sembra poi un altro elemento colpevole; le aspettative di avere una Mercedes bassa, stretta e molto efficiente sono infatti state tradite da quella vettura salterina che si è mostrata per gran parte della stagione. Un problema, il porpoising, che non ha permesso di estrarre tutto il decantato potenziale. Un’aerodinamica diversa potrebbe dunque rivalersi la chiave per risolvere il mistero delle prestazioni della W13; forse però anche ciò che ad oggi è apparso perfetto, un domani potrebbe rivelare problemi.
Piloti a parte, la Mercedes del 2022 ha mostrato un’affidabilità solida, anche rispetto a chi ad inizio anno si è presentata come la prima della classe. Sia Red Bull che Ferrari hanno infatti combattuto con questo problema. È naturale però chiedersi se, oltre al buon lavoro del team, ci sia anche un fattore di rischio minore.
Mercedes, non lottando per il titolo, potrebbe infatti aver spinto meno le sue power unit, risultando uno dei team più affidabili. I dubbi dunque, a sei gare dal termine, restano forse ancora troppi per una Mercedes che vuole tornare al top. Avanzare in pista avrà anche i suoi benefici, ma finché le W13 non saranno comprese a Mercedes non resterà altro che guardare gli altri allontanarsi.
Autore: Chiara Zambelli
Foto: F1, Mercedes AMG