Tra FIA e Ferrari F1, negli ultimi tempi, non c’è molto feeling. Prima l’applicazione della Direttiva Tecnica 039 e poi la nomina di Shiala-Ann Rao (professionista ritenuta in quota Mercedes) hanno generato più di una rimostranza da parte di Mattia Binotto, il responsabile della Gestione Sportiva della compagine italiana.
Nulla che possa incrinare fatalmente i normali rapporti tra l’ente che gestisce la massima categoria del motorsport e la storica scuderia che, evidentemente, esprime una manifesta insoddisfazione per aver visto la sua visione strategica bocciata anche nelle trattative che sono state intavolate per arrivare alla definizione delle regole tecniche 2023. Norme, specie quelle sulla altezze minime delle vetture, che non sono state accolte con manifestazioni di giubilo da parte dell’ambiente rosso.
La sensazione, quindi, è che la Ferrari, anche per ripicca, possa e voglia mettersi di traverso su questioni francamente marginali come può essere quella dell’assegnazione della Superlicenza a Colton Herta, talentino made in USA che dovrebbe approdare nel Vecchio Continente.
I fatti. Il pilota, attualmente in IndyCar, potrebbe debuttare in Formula 1 nel 2023 con AlphaTauri. Chiaramente, per farlo, è necessario che sia in possesso della Superlicenza, il documento che apre le porte del paradiso del motorsport. Ma, ad oggi, l’americano ha solo 32 dei 40 punti necessari per ottenerla.
Si rende pertanto necessaria una deroga che è stata puntualmente richiesta alla FIA dalle controllante Red Bull. I dirigenti di Milton Keynes e di Faenza ritingono che il giovane driver possa essere ritenuto abile ed arruolabile per la massima serie poiché ha già vinto sette gare al di là dell’Oceano Atlantico.
Argomenti oggettivamente convincenti e solidi che per qualcuno non bastano: “Penso che la forza maggiore non possa essere usata per Colton Herta – ha riferito Mattia Binotto in un’intervista concessa a margine del Gran Premio d’Italia – Questo è un approccio completamente sbagliato. Esistono regolamenti per proteggere il nostro sport e che servono a garantire che seguiamo il giusto processo facendo le scelte giuste“.
“Quindi Herta potrà partecipare al campionato quando saranno soddisfatte le condizioni e non prima. Penso che sia molto importante ciò e sicuramente la FIA ne terrà conto. Credo anche che ogni squadra lo farà perché è nell’interesse del nostro sport. Qualunque sia la situazione, non possiamo avere una causa di forza maggiore quando non c’è. E certamente non possiamo parlarne in questo caso“.
Al di là del fatto che quello di Binotto può essere un irrigidimento per sfavorire un team concorrente o per fare una sorta di dispettuccio alla FIA che parrebbe orientata verso la deroga, il meccanismo della Superlicenza appare oggettivamente scricchiolante. Dalla tabella su riportata si evince che il sistema è troppo rigido e non propriamente favorente l’ingresso dei giovani nella massima serie.
Vincere la IndyCar conferisce automaticamente la possibilità di accedere alla F1, ma non è questo il caso di Herta. Che, visto che è impegnato oltreoceano, ha difficoltà a svolgere tutte quelle attività necessarie ad acquisire “crediti universitari”. Come, ad esempio, guidare almeno 100 km durante una sessione di prove libere. Operazione che dà un punto aggiuntivo.
Insomma, al di là di quali siano le reali motivazioni di un’opposizione così tenace da parte della Ferrari, è il paradigma che pare fare acqua. Herta è un talento degnissimo di abbracciare la F1. E siamo certi che Liberty Media, che qualche voce in capitolo in questa vicenda vorrà averla, non sarebbe affatto dispiaciuta dall’idea di vedere un pilota yankee animare lo spettacolo prodotto dal suo “giocattolo”.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari F1, Andretti Autosport