Senza troppi squilli di tromba e in maniera piuttosto dimessa, ieri pomeriggio, la FIA ha diramato il calendario di F1 2023. Non che servisse una cerimonia in stile hollywoodiano, ma ci saremmo aspettati un po’ di più hype o una conferenza stampa a corredo per spiegare alcune scelte che appaiono controverse. Evento che forse non si è voluto celebrare per dribblare domande che sarebbero potute risultare un tantino scomode. Una dinamica un po’ strana anche perché Place de la Concorde è “andata avanti” senza che gli account ufficiali della Formula Uno ne seguissero il cammino.
Ma vediamo per sommi capi le novità che l’ente federale, che in tal senso ha ratificato la lista dei gran premi composta da Liberty Media che stringe di proprio pugno gli accordi economici e commerciali con gli organizzatori, propone ai tifosi per l’anno venturo. Prima di addentrarci nel ragionamento diamo uno sguardo alla lista completa degli eventi:
F1. Calendario 2023: gli elementi promossi
Come ogni fenomeno che si presenta nel mondo del motorsport anche quello della delibera di un calendario è soggetto a valutazioni. Sebbene sussistano forti contraddizioni e marcate incoerenze che analizzeremo più avanti, ci sono degli elementi postivi che a nostro avviso vanno rimarcati.
Numero di gare. Questa, in linea di massima e sposando il punto di vista del tifoso, è una nota molto positiva. Il dilatamento del calendario racconta di una Formula Uno in piena salute. Se il paradigma tutto spettacolo ed adrenalina voluto degli americani (che non sempre riesce ad operare al “massimo dei giri”, vedi Monza) fosse in crisi, di certo non avremmo un così pingue numero di manifestazioni che si rendono necessarie per soddisfare la fame di motori della fan base e la voglia di molti Paesi in giro per il mondo di vedere i bolidi a ruote scoperte sfrecciare sulle proprie piste.
L’evidenza è una polizza assicurativa per il futuro della categoria che è uscita in scioltezza e con un nuovo slancio dopo la crisi pandemica e l’aumento vertiginoso dell’inflazione. Elementi che hanno hanno quasi messo in ginocchio il Circus che ha reagito anche grazie alla presenza di regole finanziarie sempre più solide.
Mantenimento gare in bilico. Poco prima della pubblicazione delle lista dei GP, la F1 aveva annunciato i proseguimento del rapporto con il circuito di Montecarlo. La posizione della gara rivierasca è stata per molto tempo traballante e nessuno poteva immaginare un allungamento del legame di tre anni. Si pensava piuttosto ad un annuale come è accaduto col GP del Belgio, altra notizia che fa sorridere perché quella della Ardenne è stata la manifestazione che più ha rischiato di saltare. Chiaramente il 2023 servirà per gettare le basi di una collaborazione più lunga. Ma per ora ci teniamo stretta la piccola vittoria e la conseguente possibilità di rivedere le vetture sfrecciare in quel di Spa Francorchamps.
Confermata la rimozione del Gran Premio di Francia e la contestuale mancanza di un evento in Germania (fatto anomalo stante la presenza della Mercedes e l’imminente approdo dell’Audi) osserviamo l’ingresso di nuove realtà o gradite vecchie conoscenze che fanno ritorno: Cina, Qatar e Las Vegas. Due piste vere e l’ennesimo cittadino high speed in una F1 che continua a strizzare l’occhio ai tracciati non permanenti. Sul fronte italiano la presenza di Imola e Monza è un elemento altamente positivo per il nostro movimento che pare essere in salute nonostante le problematiche organizzative emerse dal recente gran premio di Monza. Aspetto da migliorare subitaneamente per non rischiare in futuro.
F1. 2023: le bocciature
Veniamo alle note dolenti, alle storture concettuali che sono alla base di una lista di gare lunghissima e che, da inizio Marzo a Novembre, vedrà piloti e squadre iper impegnati in giro per il globo. Andiamo a bomba sull’incoerenza che emerge leggendo il succedersi dei GP.
La disposizione degli eventi cozza con quanto affermato a più riprese da Stefano Domenicali che aveva parlato di razionalizzazione della logistica per andare incontro a due istanze ben chiare: ecosostenibilità della categoria e ristrettezze finanziarie dei team dovute al budget cap che, è bene ricordarlo, dal 2026, sarà fissato in soli 130 milioni di dollari annuali.
Mancata regionalizzazione del calendario. La F1 intendeva localizzare il calendario per macroaree col fine di evitare spostamenti dispendiosi, inquinanti ed illogici. “Dobbiamo adattarci a situazioni che mutano rapidamente sul fronte logistico” aveva detto Domenicali che aveva apertamente alluso alla necessità cogente di avere un calendario razionalizzato su aree geografiche più coerenti. Evidenza confermata da Chris Horner che aveva reso, mesi fa, le seguente dichiarazione:
“Parte del calendario di quest’anno, quando guardi la sua geografia, dall’Azerbaigian a Montreal, andando in Australia per un fine settimana, è troppo costoso. Stefano [Domenicali] è in sintonia con questo, ma ovviamente ha molte sfide con i diversi promotori per ottenere il calendario che desideri”.
Sfide che evidentemente il colosso statunitense dell’intrattenimento ha perso perché hanno vinto gli interessi particolaristici che, come spesso accade, hanno preso il sopravvento sulla logica culturale che Liberty Media vuole sponsorizzare. Quella svolta green nella logistica dei trasporti resta, ad oggi, una scatola ben confezionata che all’interno è colma di contraddizioni e promesse che vanno da quelle false a quelle non mantenute.
Sarebbe superfluo tracciare gli itinerari che il Circus dovrà fare per spostarsi come una scheggia impazzita da una parte all’altra del globe terracqueo. Basta dare un’occhiata al calendario inserito in alto in questo articolo per rendersi conto di quello che è lo stato dei fatti: aerei, mezzi pesanti e uomini che si muovono senza una logica apparente in barba ai principi green di cui Liberty Media si fa promotrice sin dal giorno del suo insediamento. Parole: tante; fatti: pochi. Saranno oltre 130000 i chilometri che il carrozzone – mai come stavolta etichetta fu più azzeccata – dovrà sobbarcarsi per completare l’annata più lunga dell’ultrasettantennale storia della Formula Uno.
Contenimento dei costi non centrato. “Abbiamo deciso di porre come fulcro del nostro progetto il contenimento dei costi“. Questo lo slogan urlato ai quattro venti dal CEO della F1. Vero è che il budget cap è operante da anni e che, anche se il controllo puntuale resta difficoltoso, l’ammontare totale di danaro per disputare una stagione da parte dei team è drasticamente crollato. Questo è un vanto per i decisori che, come affermato in apertura, con la loro governance hanno permesso al Circus di tirarsi fuori alla bonaccia degli ultimi anni.
Ma, anche in questo caso, è manifesta un’evidente contraddizione filosofica: da un lato si chiede (anzi si impone) alle franchigie una profonda spending review e, dall’altro, si spendono cifre blu per far spostare migliaia di tonnellate di materiali in giro per la Terra con voli transoceanici iper-inquinanti. E iper-costosi. Vero che la logistica non grava per la maggior parte sulle singole squadre e assunto che tra gli sponsor più importanti del carrozzone c’è una grande multinazionale della movimentazione dei beni, resta l’incapacità di approntare un calendario meno stressante per gli uomini, per l’ambiente e per le finanze.
Verrebbe da pensar male e sostenere che tutto ciò è fatto anche per foraggiare il suddetto sponsor. Ma non siamo così malpensanti. Né ci lasciamo trasportare da facili e comode teorie del complotto. La verità è che la F1, nella suo governance, è ancora debole nell’opporsi alle necessità dei singoli organizzatori. Il Messico vuole la gara nelle imminenze delle ricorrenza dei defunti? La avrà perché paga. Monaco la pretende a maggio per legarla ad altri eventi mondani? Così sia.
Il calendario, dunque, è organizzato in base alle singole necessità. Basterebbe affermarlo con chiarezza senza mostrarsi ipocriti. Un po’ come la deroga alle pattuglie acrobatiche: si vietano in linea generale, si concedono ad alcuni particolari teatri. Vettel, quando ha criticato la cosa in occasione del Gp d’Italia, non aveva tutti i torti.
Stesso discorso sulle “ombrelline” in griglia di partenza: bannate ovunque, concesse laddove l’organizzatore legava l’elargizione di pecunia alla presenza delle avvenenti signorine. La contraddizione è la benzina che alimenta il motore della F1. Il programma Net Zero Carbon e la volontà di realizzare carburanti drop-in full green (leggi qui) non possono essere slegati dalla realizzazione di un calendario razionale, coerente, logico. Altrimenti la svolta ecologica voluta dalla proprietà americana sarà una sola, gigantesca, farsa.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, FIA, Liberty Media