Il Mondiale 2022 di F1 si può ormai dire più che direzionato verso Milton Keynes e il suo pilota numero 1. Un titolo che, se si verificasse un determinato ordine di arrivo, potrebbe già essere assegnato al termine del prossimo GP di Singapore. La lotta che all’inizio sembrava poter coinvolgere Verstappen e Leclerc per l’intera durata del campionato ora appare come una lontana illusione. Se le prime gare hanno infatti mostrato una Ferrari in apparenza pronta, quanto successo col passare due mesi ha smentito tal idea.
Il passo avanti fatto dal team guidato da Binotto è stato evidente, col risultato di una F1-75 finalmente competitiva. Gli errori interni e l’affidabilità hanno poi condizionato l’andamento dell’anno del team di Maranello. Punti sicuramente migliorabili che, dopo mesi di silenzio, anche il presidente della Ferrari ha voluto sottolineare. John Elkann ha infatti parlato della Scuderia, non solo esponendo i prossimi obiettivi, ma intromettendosi anche nella gestione dei piloti. Elkann ha così designato Leclerc come prima guida per il futuro; un passo che la Ferrari non è riuscita a compiere nel corso del 2022.
Sbagliando si impara ed è proprio da questo turno che la Rossa deve ripartire. Quanto vissuto nel mondiale 2022 è stato infatti un alternarsi di illusioni, soprattutto dopo un avvio di stagione a dir poco perfetto. La F1-75 si è mostrata forte e competitiva, in particolare nelle mani di un Charles Leclerc pronto a prendersi le sue responsabilità. Più difficoltoso invece l’inizio di Carlos Sainz, alla ricerca di un feeling con la vettura che ha richiesto più tempo e più lavoro.
Il giudice assoluto, ovvero la pista, si era così trovata d’accordo con quanto detto da Binotto a inizio stagione. Puntare su Leclerc sembrava essere la strada presa. Col passare delle gare è poi diventato chiaro il passo indietro fatto dalla Scuderia, con i due piloti riportati sullo stesso piano. Una scelta che, viste le avvisaglie di una possibile lotta serrata con Verstappen, non avrebbe premiato in ogni caso.
Tale argomento ha spesso sollevato discussioni e dubbi soprattutto riguardo al perché il team di Maranello rifiutasse l’idea di prendere questa decisione necessaria. Il titolo Piloti, dopotutto, lo vince uno solo dei venti in griglia, dunque perché non scegliere su chi puntare? Hanno perciò spiazzato le parole di John Elkann, non solo perché finalmente sono arrivate, ma anche per la chiara posizione presa. Dopo il classico silenzio che spesso aleggia attorno alla presidenza Ferrari, Elkann è così intervenuto, lodando il lavoro fatto, sottolineando i troppi errori e prendendo quella decisone.
“Sono fiducioso che vinceremo anche il titolo Piloti e che Charles Leclerc sia in pole position”. Il verdetto più atteso dal popolo rosso arriva forse dalla bocca sbagliata, quasi come fosse “un’intromissione” all’interno di quella realtà, quasi a voler scavalcare Binotto creando anche un altro tipo di confusione. Decide Binotto? Decide Elkann? O decidono insieme? Una dichiarazione non grave e forse necessaria che giunge però da chi per la Scuderia non è mai stato presente.
Le parole pronunciate da Elkann hanno di sicuro dato fastidio, non tanti per aver prescelto Leclerc, quanto più perché non appaiono di sua competenza. Il fatto che la Ferrari voglia puntare sul monegasco non è infatti un segreto fin da quella firma su un contratto molto pluriennale. Una prima guida che anche il team principal aveva designato ad inizio stagione ma che col passare dei mesi è stata ritrattata.
Sainz e Leclerc, nonostante una classifica che ad inizio 2022 denotava un’enorme differenza tra i due, sono così stati messi sullo stesso piano. Una decisione corretta nel caso l’obiettivo sia la crescita del team, come lo scorso anno, a sbagliata quando lo scopo diventa conquistare il titolo. Una condizione di parità non solo detta a parole ma messa in pratica con strategie che hanno favorito lo spagnolo a lotta ancora possibile.
Un passo indietro fatto dalla Scuderia che ha conseguentemente portato ad una gestione confusa della battaglia iridata. Correre con due punte richiede infatti una gestito e perfetta e, soprattutto, senza la conseguenza di avere due piloti non più volenterosi di aiutarsi. Uno scenario che, per esempio, si è verificato in casa Red Bull. Il Verstappen-centrismo è una politica evidente nel team guidato da Horner, con un Perez che col tempo si è mostrato sempre meno incline nel voler dare una mano al campione del mondo in carica.
In ottica 2023 una prima e una seconda guida sembrano però una scelta obbligatoria da affrontare in casa Ferrari. Il team di Maranello ha infatti bisogno di ristabilire l’ordine interno per poter puntare ai titoli. Una lotta a cui è chiamata a partecipare dall’inizio alla fine. Il Cavallino Rampante ha dunque necessità di rimettere insieme i pezzi. Il mondiale dopotutto non è così fuori portata, ma per arrivare a conquistarlo vanno prese anche quelle decisioni difficili. La storia degli ultimi anni d’altronde insegna che una gestione lineare porta al titolo quasi come fosse una formalità.
Autore: Chiara Zambelli
Foto: F1, Scuderia Ferrari F1
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La solita lavata di faccia di un Presidente che come consuetudine dopo Monza
fa il resoconto sul campionato e traccia gli obiettivi da raggiungere per gli anni successivi.
Una persona assente, mai incline ad aiutare la squadra sia a livello politico che decisionale,
senza palle,senza il carisma necessario per ricopre quel ruolo così importante!
Ed i risultati sono davanti agli occhi di tutti; una Dirigenza senza un forte peso politico,
che non sa prendere decisioni importanti e soprattutto che non ha una guida credibile!
Quest'anno si doveva vincere,non c'erano più scusanti dopo 2 anni d'inferno!
E all'inizio i presupposti c'erano tutti, una vettura competitiva ed una squadra
che appariva pronta e reattiva. Ma via via si sono cominciati a vdere i limiti di affidabilità
di gestione piloti e di strategia e tutto si è complicato arrivandso pian piano alla resa.
Finquando questo soggetto coprirà il ruolo di Presidente del team più importante del mondo
difficilmente si realizzerranno i sogni di vittoria perchè il suo operato non è all'altezza
di un team vincente