La trasformazione della F1 dall’avvento di Liberty Media è tangibile, nonostante lo show in pista sia stato spesso mortificato dal dominio soporifero di un competitor. Il gruppo americano ne ha acquisito il controllo nel 2017, rilevandolo da Cvc Capital Partners.
L’operatore di private equity aveva già lavorato per svecchiare un Circus che Bernie Ecclestone, nei quattro decenni in cui aveva ricoperto il ruolo di padre-padrone, aveva trasformato in un business redditizio, salvo invecchiare insieme alla sua creatura. L’inarrestabile aumento del numero di gare in calendario dimostra il crescente interesse verso la disciplina in paesi storicamente poco sensibili al richiamo della categoria regina del motorsport.
In tal senso è emblematico il numero di tappe sul suolo americano nel calendario 2023 (Miami, Austin, Las Vegas, nda). Una Formula 1 in grado di recepire le necessità relative al cambiamento climatico attraverso l’utilizzo di tecnologie che ridurranno progressivamente le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.
Una categoria aperta al cambiamento e alla globalizzazione che tuttavia sembra chiudersi a riccio nel momento in cui nuovi team intendono accettare la sfida di competere con i più grandi costruttori dell’automotive. Sono lontanissimi i tempi in cui la griglia di partenza erano talmente folta da richiedere sessioni di prequalifiche. Un periodo in cui anche team dalle limitatissime risorse economiche e umane avevano una chance di poter sfidare la nobiltà della Formula 1, non senza sporadici weekend di gloria.
Nel corso degli anni le logiche del business hanno messo in atto una selezione naturale che hanno portato all’attuale entry list costituta da dieci team. L’incredibile affidabilità delle monoposto dell’era turbo-ibrida rende congruo il numero di monoposto sullo schieramento di partenza. In questo scenario, la determinazione del team Andretti di entrare a far parte del Circus deve fare i conti con un ambiente ostile.
Il processo per poter entrare nella categoria regina del motorsport non è affatto semplice. È necessaria una manifestazione di interesse da parte della FIA affinché nuovi team possano presentare le proprie candidature. Finora la Federazione Internazionale non ha fornito alcun feedback al gestito dal figlio del campione del mondo 1978, Michael Andretti. Negli ultimi mesi è parsa chiara l’opposizione di molti team attraverso le dichiarazioni dei Managing Director.
A giugno Christian Horner, team principal Red Bull, ai microfoni di Bloomberg si è schierato nettamente a favore dell’attuale format: “Al momento abbiamo un sistema a 10 squadre che funziona molto bene. Fino al 2026 non vedo l’arrivo di nuovi team. Si tratterebbe di rilevare una delle realtà esistenti se una nuova compagine volesse entrare nel motorsport“. (clicca qui per approfondire).
La netta ostilità della Formula 1 è stata una sorpresa per Mario Andretti così come le recenti dichiarazioni di Stefano Domenicali, CEO di Liberty Media, in cui ha esplicitamente confermato che l’ingresso di un nuovo team non è in cima alle priorità della Formula 1. Nonostante tutti i principali stakeholder del Circus sembrino non interessati all’ingresso del team Andretti, il mitico “piedone” non demorde:
“A volte si sentono opinioni diverse da parte di vari team, e ci si chiede perché ci sia un po’ di mancanza di rispetto là fuori che non meritiamo. Abbiamo la volontà di continuare a lottare perché crediamo che sia una cosa buona per noi. Questo sport è stato tutto per la nostra vita professionale e penso che siamo in grado di contribuire entrando in F1 a lungo termine”.
“Non capisco perché – ha proseguito – un investimento del genere non dovrebbe essere positivo, soprattutto se si pensa che l’anno prossimo la stagione sarà composta da 24 gare e che tutte le squadre saranno sottoposte a uno stress incredibile”.
La rottura della trattiva tra Porsche e Red Bull apre a nuovi scenari. Il team Avalanche Andretti ha siglato un accordo a lungo termine con Porsche per avere il suo powertrain dalla prossima stagione con il nuovo regolamento Gen3 di Formula E. Il desiderio del team Andretti di poter entrare nella massima categoria del motorsport potrebbe essere alimentato dalla partnership con Porsche.
In questo caso, trattandosi di un team completamente nuovo, Porsche potrebbe avere il tipo di governance, sul team americano, fermamente inviso al management britannico di Red Bull Racing. Al momento solo una suggestione, che se si concretizzasse, spalancherebbe in sul colpo le porte della Formula 1 al team Andretti e al prestigioso marchio tedesco.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1, Andretti Global, Oracle Red Bull Racing