Il dieci, nella filosofia di Pitagora, è il numero perfetto poiché è determinato dalla somma delle prime quattro cifre che, simbolicamente, rappresentano i quattro principi cosmogonici. No, non intendiamo parlare della concezione mitico-religiosa della nascita dell’universo, il nostro intento è molto più umile visto che ci riferiamo alla F1.
Il dieci ci serve per affermare, ormai al di là di ogni ragionevole dubbio, che nella massima serie del motorsport globale è il complesso armonico dal quel nessuno vuole realmente affrancarsi. Tutti sono persuasi del fatto che non si debba superare il paradigma a dieci scuderie. Il punto di vista dei team è comprensibile perché di mezzo, tanto per cambiare, c’è il danaro.
Il Patto della Concordia, il grande regolatore della F1, stabilisce in quale modo e misura le scuderie si spartiscono la torta dei dividendi. Dopo mesi di contrapposizioni molto forti i protagonisti sono arrivati ad una sintesi che accontenta più o meno tutti. Un delicato sistema di pesi e contrappesi che soddisfa le istanze economiche di ogni gruppo impegnato in pista. Ed è per tale ragione che c’è una manifesta ritrosia a spezzare il cerchio magico aprendo all’ingresso di un nuovo soggetto.
Ne sa qualcosa Michael Andretti che sta facendo il diavolo a quattro per accomodarsi al banchetto. Con risultati ad oggi disastrosi. Prima ha provato ad acquisire la Sauber, poi, fallita la trattativa per una divergenza di vedute insanabile, ha provato ad accedere dalla porta principale ponendosi come undicesimo team. Pur disposto a pagare la salatissima una tantum prevista dal Patto della Concordia, gli altri soggetti si sono messi di traverso. La fronda degli oppositori, guidata da Wolff e Horner, ha fatto subito grandi proseliti diventando maggioranza totale.
Flebili moti di apertura erano giunti da Laurent Rossi, CEO di Alpine, che aveva tutto l’interesse ad allocare le proprie power unit ad un nuovo soggetto facendo così cassa. Ammiccamenti non troppo convinti che, in effetti, hanno sortito effetti prossimi allo zero.
Per Andretti restava una sola speranza: Liberty Media. Un’associazione automatica che aveva portato a pensare che la proprietà americana potesse perorare la causa di un conterraneo. Ma recenti dichiarazioni di Stefano Domenicali sembrano poter mettere una pietra tombale sulle ambizioni dell’erede di Piedone Mario.
“Bisogna essere equilibrati. Bisogna valutare tutte le possibilità sul tavolo – ha spiegato il manager imolese ai microfoni di Sky Sports UK – Da una parte si possono avere più piloti, ma dobbiamo avere le idee chiare sulla giusta dimensione per il successo di questo sport. Ci sono da valutare sia la sostenibilità di un nuovo team, che la necessità di non creare troppo affollamento.”
“In termini di priorità – ha proseguito Domenicali – direi che avere nuovi team non è proprio una necessità per la Formula 1. E’ una questione di visione per il futuro: attualmente la categoria è estremamente competitiva, ma è necessario avere basi solide in termini sia finanziari che di competenza. Solo così si può garantire stabilità per il sistema“.
La filosofia è chiara anche se non viene manifestamente espressa: Andretti non ha quella capacità commerciale e finanziaria per portare la F1 su un gradino più elevato. Ecco perché tutti guardano a quella prospettiva con fare sinistro. Il Circus è disposto ad allargarsi solo in presenza di un colosso come può essere Volkswagen. Ed infatti Wolff, il grande oppositore della “cordata andrettiana”, s’è mostrato molto disponibile verso lo scenario che figurava la presenza di un undicesimo soggetto di questo calibro.
Le difficoltà della casa di Wolfsburg sono note. La rottura con Red Bull è un freno alla discesa in campo che comunque si concretizzerà tramite Audi che dovrebbe non solo fornire le power unit alla Sauber ma anche entrare nel capitale societario della stessa. Porsche, a questo punto, potrebbe percorrere la via che ha tentato di tracciare in maniera infruttuosa Andretti.
I vertici di Stoccarda non troverebbero muri e barriere, bensì tappeti rossi sapientemente srotolati. Perché Porsche farebbe notevolmente incrementare gli introiti e, a quel punto, il numero magico, con tutti i simbolismi di corredo, non sarebbe più il 10. Ma quello successivo…
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG F1