Formula 1

Ferrari non vuole esercitare il potere politico?

F1: la questione della TD39 tiene banco a ben donde, dopo l’ennesima debacle Ferrari del weekend di Zandvoort. Più che l’ennesimo errore al pit stop, a fare scalpore nell’uscita olandese della F1-75 è proprio la competitività della vettura, soprattutto nel passo gara. Se infatti anche in questa occasione entrambi i piloti si sono giocati la pole position, pur non riuscendo nell’ardua impresa di beffare il padrone di casa, è nel ritmo mostrato la domenica che la monoposto di Maranello ha mostrato tutte le sue evidenti lacune.

Il ritorno al podio di Leclerc non è sufficiente a coprire il risultato, dove la Mercedes si è clamorosamente giocata la vittoria, mentre il Cavallino Rampante non avrebbe ottenuto neanche il terzo posto con Charles senza la Safety Car nel finale.

Se gli uomini di Toto Wolff stanno continuando la loro rincorsa alla prima vittoria stagionale, nonostante un progetto nato sbagliato, la scuderia di Maranello non perde occasione per proseguire con l’inarrestabile involuzione, tecnica e strategica.

Charles Leclerc a Zandvoort con la marea arancione di sfondo

F1. Leclerc torna sul podio, ma la competitività non c’è più

In occasione del Gran Premio del Belgio ci eravamo tutti posti qualche dubbio relativo alla natura stessa del circuito, con tutte le sue particolarità, nell’ottica di provare a scagionare la competitività generale della F1-75. Quanto visto invece in Olanda fa pensare che due indizi facciano una prova. E cioè che effettivamente ci sia un pesante calo di prestazioni della vettura nelle ultime due gare, strettamente legato all’introduzione della TD039 (leggi qui l’approfondimento tecnico).

E no… non è chiaramente valida la motivazione di Binotto relativa alla mancanza di competitività già in Ungheria, che in quel caso fu viziata più che altro da temperature, strategie e relative scelte di gomme, con la Ferrari che nella parte iniziale di gara non era mancata certo di velocità.

La direttiva volta a limitare il porpoising sembra insomma aver azzoppato pesantemente le velleità di vittoria di Leclerc e Sainz, ora costretti a dover limitare i danni per riuscire almeno a mantenere il secondo posto in classifica costruttori per fine anno.

L’arrivo in parco chiuso per Charles Leclerc (Scuderia Ferrari), al ritorno sul podio

Binotto sembra dunque voler in qualche modo evitare di attaccare la federazione e le conseguenze della direttiva tecnica 39. Così facendo però siamo tornati alla vecchia litania del “dobbiamo capire” di crozziana memoria. Se dopo tre gare ancora non si è capita la questione, delle due l’una: o si vuole far credere che una vettura vincente sia improvvisamente diventata la terza forza, quasi per una sorta di inspiegabile congiunzione astrale, oppure si deve ammettere una mancanza di potere politico e/o di volontà di esercitarlo.

Sempre che ci sia la reale volontà di mantenere questa seconda posizione nei team piuttosto che optare, alla luce dei bislacchi regolamenti vigenti, per un terzo posto che garantirebbe maggiori possibilità di lavoro in galleria del vento. Ciò che è certo è che ormai ogni gara si sta trasformando in una occasione sempre più triste, per i tifosi Ferrari, umiliati da una squadra incapace di reagire in tempi utili a dare un senso a questo finale di stagione.


Autore: Marco Santini – @santinifunoat

Foto: Scuderia Ferrari

Condividi
Pubblicato da
Marco Santini