Red Bull è sempre più vicina alla vittoria per titolo mondiale Costruttori 2022 di F1. Il team di Milton Keynes, infatti, in una stagione in cui domina senza rivali potrebbe accumulare i punti necessari per la vittoria matematica del Mondiale Costruttori già nella prossima gara che si terrà a Singapore fra poco meno di quattro settimane. La matematica, infatti, racconta che a Red Bull basterebbe vincere il prossimo GP ed in concomitanza di uno zero di Ferrari, gli austriaci sarebbero campioni del Mondo, dopo otto anni di egemonia Mercedes.
Helmut Marko, parlando della possibilità di chiudere la battaglia per il Mondiale in anticipo, tuttavia, ha espresso il desiderio di farlo in Giappone. Un desiderio peculiare, in quanto ci si aspetterebbe che il team voglia assicurarsi la vittoria il prima possibile, anche per chiarire il proprio potere sugli avversari. Dietro a questa scelta, potrebbe celarsi un’accurata scelta di simbolismi.
Sembra ieri che ci si entusiasmava per la possibilità di vedere Porsche in Formula 1. Ormai sembrava cosa fatta, con l’imponente marchio tedesco che sarebbe subentrato nella categoria maggiore del motorsport a ruote scoperte al fianco di Red Bull.
Tutto, però, si è sgretolato sotto i nostri occhi a causa di una lotta di potere. Sembrerebbe, infatti, che Porsche si sarebbe unita a Red Bull sono in caso di accettazione di una serie di richieste. Il brand tedesco era intenzionato ad acquistare una pesante parte di quote azionarie, acquistando di conseguenza anche il potere decisionale all’interno del team di F1.
Si parlava, ad esempio, di Christian Horner e lo stesso Helmut Marko costretti a dare le dimissioni. E questo sarebbe stato il punto in cui Red Bull ha detto no. Il team di Milton Keynes, infatti, sin dalla sua nascita ha sempre mantenuto un carattere indipendente e libero, più atto ad imporre le decisioni che a subirle. Anche ad un caro prezzo.
Avere nella propria auto un motore rinomato e potente come Porsche sarebbe stato sicuramente un vantaggio importante per Red Bull. Al contempo, però, avrebbe significato anche avere una ingente perdita di libertà.
Il team di Milton Keynes non avrebbe mai potuto accettare una simile “intrusione”, giacché si è sempre distinto per la propria indipendenza nel gestire il team principale e AlphaTauri in piena libertà. Una libertà che ha sempre difeso a spada tratta, anche pagando un prezzo piuttosto alto.
Facciamo riferimento ai motori. Red Bull è l’unico top team a non disporre – almeno sinora – di un proprio motore, ragion per cui si è sempre dovuta adeguare ad essere team cliente anche dei rivali. Ripercorriamo in breve le sue tappe.
A seguito della conclusione della partnership con Renault, il team di Milton Keynes ha dovuto chiedere a Ferrari di montare il loro motore. Tale richiesta è stata comprensibilmente declinata dalla Scuderia del Cavallino Rampante. A questo punto, Red Bull si è rivolta agli altri rivali, quelli di Mercedes, anche stavolta senza risultato.
In quel frangente, era terminata la partnership fra McLaren e Honda, con risultati disastrosi e Red Bull ha corso il rischio di legarsi con i nipponici per poter usufruire del loro motore.
Grande merito di Red Bull è stato lavorare talmente bene da riabilitare il nome del marchio giapponese. La vettura Red Bull-Honda si è rivelata potente e vincente, tanto da sfidare e battere anche Mercedes non solo in pista ma, nel 2021, anche nel mondiale di F1 Piloti. Quest’anno sembra che gli austriaci siano pronti a riscattare anche quello Costruttori.
Helmut Marko ha sottolineato l’importanza di vincere in Giappone per evidenziare un risultato simbolico. Vincere a Suzuka, nel primo Gran Premio dopo anni di stop, sarebbe un omaggio a Honda. Nel mondiale di F1 dell’anno scorso, infatti, in cui Max Verstappen si è laureato campione del mondo, la F1 non ha corso nel paese del Sol Levante ed i fornitori del motore non hanno potuto godersi questa soddisfazione.
Inoltre, avendo mancato la realizzazione della vittoria del mondiale Costruttori, Red Bull è stata dissociata dalla vittoria del titolo di Max nell’opinione pubblica, la quale ha visto Max Verstappen come unico vincitore, coadiuvato da una macchina che non gliel’ha impedito.
Quest’anno, invece, le cose cambiano. Se è vero che Max Verstappen ha vinto 11 GP su 16, lo è altrettanto che Red Bull ne ha vinti 12 su 16 corsi, segnando una spaventosa percentuale di successo che sfiora il 70%. Questa volta Red Bull li pretende i propri meriti, e vuole dividerli con Honda.
Anche per coltivare una speranza. Quella che con la gioia di vincere il mondiale a casa loro, i nipponici possano ripensarci al ritiro dalla F1 e magari contribuire alla costruzione della Red Bull Powertrains lavorando insieme a loro. Ecco quindi che il Giappone si colora di simbolismo e di speranza, quella che dipinge un futuro di collaborazione fra Red Bull e Honda nella creazione di un motore che sia di entrambi.
Autore: Silvia Giorgi – silvia_giorgi5
Fonte Immagini: Oracle Red Bull Racing