Gli ultimi giri del Gran Premio d’Italia di F1 in regime di Safety Car hanno sollevato molte critiche in merito alla gestione delle fasi di neutralizzazione della corsa. Regolamento sportivo alla mano, le scelte effettuate dalla direzione gara sono legittime al netto del timing di ingresso della vettura di sicurezza che avrebbe dovuto posizionarsi davanti al leader della gara.
E’ necessario premettere che la sostanziale chiusura anticipata delle ostilità non ha influito sull’esito della corsa, lasciando invariata la classifica delle prime posizioni. La triste processione delle monoposto negli ultimi giri non ha perlomeno sovvertito i valori in pista espressi fino alla tornata numero 47. A pagare il prezzo più elevato è stato il pubblico, mai cosi numeroso in ogni angolo del circuito brianzolo, privato di un finale mozzafiato.
Il nuovo corso della Formula 1, sotto l’egida di Liberty Media, sta trasformando, in modo molto invasivo, la natura della classe regina del motorsport in uno spettacolo di intrattenimento in cui l’engagement del consumatore è essenziale.
Il “consumatore” ovvero il pubblico a casa e sulle tribune degli autodromi stenta a capire uno spettacolo in cui l’ente di governo (FIA, nda) redige ed applica in modo difforme un corpo normativo probabilmente troppo complesso.
In tal senso, la rielaborazione della griglia di partenza in relazione alle nove penalità comminate ai piloti nella scorsa sessione di qualifiche, è stata prodotta dalla federazione internazionale soltanto nel tardo pomeriggio. Gli stessi piloti non avevano contezza della loro posizione sullo schieramento di partenza.
Una disciplina che intende estendere il proprio bacino d’utenza non può frastornare l’appassionato attraverso misure incomprensibili per gli stessi addetti ai lavori.
La globalizzazione della massima categoria del motorsport passa inevitabilmente attraverso uno snellimento del regolamento sportivo che possa disciplinare in maniera intuitiva e rapida qualsiasi dinamica delle gare. Come si può pretendere di attrarre nuovi “consumatori” quando la contesa in pista è imprigionata all’interno di un layer burocratico probabilmente anacronistico e poco comprensibile agli occhi dello spettatore?
Negli ultimi anni stiamo assistendo a una sorta di “accanimento terapeutico” della FIA nella definizione di normative volte alla estremizzazione della sicurezza in pista.
Anche per i fan più competenti è arduo prevedere se l’esposizione di una bandiera gialla sia il prologo di una Virtual Safety Car, dell’ingresso della Safety Car oppure dell’esposizione della bandiera rossa. In quest’ultimo caso, non è ben chiaro quali siano i criteri per la scelta del rolling start in luogo dello standing start.
Se a questo si aggiunge la disciplina delle reprimende ai piloti, le sanzioni difformi per gli unsafe release l’interpretazione dell’intero weekend di gara risulti davvero complessa al pubblico meno competente.
In questo senso Liberty Media e FIA sembrano procedere su binari completamente opposti. La godibilità dello spettacolo come intrattenimento è fortemente legata alla semplicità della disciplina e alla intuitività delle azioni intraprese dall’ente di governo.
Mentre Liberty Media, sta cercando di aumentare l’attrattività del prodotto F1, l’azione della FIA sembra asincrona e anacronistica.
L’operato della federazione internazionale nella ricerca della massima sicurezza del motorsport è encomiabile ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Tuttavia il troppo stroppia in un senso e nell’altro. Basti pensare alla inspiegabile bandiera rossa esposta nel corso della gara di Jeddah del 2021 quando Mick Schumacher andò in curva 23 senza danneggiare le barriere in TecPro.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1TV, FIA