Ed eccoci giunti ad un lunedì che sa di F1 race week, finalmente. Mai come quest’anno l’appuntamento “cittadino” con il gran premio di Singapore risulta ancora più atteso del solito, in quanto grande assente durante le ultime stagioni a causa delle normative per arginare la pandemia da CoVid-19.
Sin da sempre il fine settimana asiatico è sinonimo di grande impegno e sforzo fisico per i piloti, a causa del suo clima molto particolare: sebbene difatti sia una delle gare più affascinanti poiché in notturna (con appuntamenti di qualifiche e gara ad orari locali rispettivamente ore 21 e 20), ciò non significa necessariamente gareggiare in un clima differente dalle temperature diurne.
Anzi, per i piloti tali condizioni si traducono in un allenamento pre-gara ben diverso da quello che di consueto effettuano in vista di una qualsiasi altra tappa: le esigenze della pista sono ben precise, e quindi occorre arrivarci necessariamente pronti e ben focalizzati.
Dunque il problema dell’intero weekend non sarà solamente la gara in sé, ma anche riuscire a portare il proprio fisico a sfidare determinati dettami climatici. Basti pensare che il tasso di umidità durante il giorno arriva a toccare punte di circa 95-96%, mentre a sole tramontato si giunge ad “appena” un 80% circa;
immaginate che all’interno di una qualunque monoposto, dato lo spazio evidentemente ristretto e tutti i meccanismi che le consentono di funzionare in maniera così performante, la temperatura percepita arriva addirittura a sfiorare la cinquantina di gradi.
Una bella sfida per i piloti, che però quest’anno potrebbero dover tenere presente anche la variabile non calcolabile delle reazioni della nuova generazione di monoposto in pista: ricordiamo quanto il fenomeno del porpoising abbia fatto soffrire alcuni di loro (specialmente Lewis Hamilton o George Russell), e sebbene la normativa TD039 sia oramai entrata in vigore a campionato ripreso, è chiaro che potrebbero comunque palesarsi nuovi imprevisti in condizioni così particolari.
Dunque non solo un’assodata difficoltà già messa in conto dai vari team, ma anche una certa imprevedibilità dovuta alle condizioni reattive delle monoposto in un tracciato così tortuoso ed anche mostruosamente afoso: un layout decisamente sui generis ed estremamente lungo, per un totale di 61 giri e 23 curve, condite da ben 3 zone DRS.
Sulla carta potrebbe quasi essere un parco divertimenti per i piloti, ma nella pratica sarà tutt’altro che facile pensare a godersi la gara come in alcuni tracciati talvolta succede. Tuttavia non tutti sono eccessivamente “intimoriti” (ammesso e non concesso che questo sia il termine corretto) dall’imminente appuntamento a Marina Bay: alcuni driver come Pierre Gasly (Alpha Tauri) sono quasi affascinati da tracciati di questo calibro, con un coefficiente di difficoltà aggiunto dovuto alle condizioni estreme.
Quasi sulla medesima lunghezza d’onda anche Esteban Ocon (Alpine), il quale sebbene abbia definito tale layout un’ardua sfida a livello fisico, ammette anche che questo circuito non rientri propriamente tra i suoi appuntamenti gara preferiti.
D’altro canto c’è anche chi spera di giungere a Singapore in condizioni fisiche migliori: ricordiamo a tal proposito, Alexander Albon (Williams) aver subìto durante il weekend di Monza un fulmineo intervento di appendicectomia. L’operazione chirurgica avvenuta in laparoscopia sembrava essere andata bene, ma la crisi respiratoria subentrata immediatamente dopo ha complicato le cose. Fortunatamente non sono pervenuti ulteriori segnali preoccupanti, per cui Alexander spera di poter rimettere il suo fisico rapidamente in forze dopo la convalescenza.
Certo, basti pensare che i piloti siano già impensieriti da tale appuntamento in condizioni fisiche standard, figurarsi aggiungere la consapevolezza di avere anche il peso di un intervento sulle spalle.
Ed a proposito di “peso”, un riferimento a Max Verstappen: l’ex numero 33 della F1 giunge a Marina Bay con l’intento di laurearsi campione del mondo per una seconda volta proprio in questa circostanza. Tale “dovere” potrebbe forse rappresentare un’incombenza dovuta al fatto di non essere il favorito su questo tracciato? Difficile dirlo.
Le condizioni sarebbero più a vantaggio della Scuderia Ferrari e non della Red Bull, ma è chiaro che con una posta in gioco così alta potrebbero sempre orchestrare un gran premio impeccabile al netto delle loro possibilità; d’altronde non è la prima volta che la RB18 approcci una tappa da potenzialmente seconda, concludendo poi in maniera gloriosa.
Dunque ci resta che attendere: secondo voi, Singapore potrà già essere il notturno palcoscenico perfetto per l’incoronazione bis di Max?
F1 Autore: Silvia Napoletano – @silvianap13
Foto: F1, Marina Bay Street Circuit, Oracle Red Bull Racing