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Ricorsi storici: quando la F1 sente la necessità di paragoni ardui

Una tendenza che si è manifestata sin da sempre in F1, è il paragonare diversi piloti tra di loro: non è soltanto una mera questione “matematica” di titoli conquistati, record personali, maggior numero di vittorie o presenze, quanto piuttosto un accostare trascorsi dei campioni moderni alle glorie del passato.

Partendo con la premessa che generalmente i paragoni tra piloti tendono spesso ad essere un po’ falsati per cause di forza maggiore, e che comunque di ognuno di essi va sempre tenuta presente l’epoca, proprio di recente il CEO della F1 Stefano Domenicali è arrivato a paragonare l’attuale campione del mondo in carica Max Verstappen con l’eterno Kaiser Michael Schumacher.

Stefano Domenicali, CEO della Formula Uno

A suo avviso i due sarebbero molto simili in termini di atteggiamento maturato nel corso degli anni: entrambi estremamente concentrati quando si tratta di gareggiare, sono completamente immersi e focalizzati sulla pista, come se null’altro potesse distoglierli. Due macchine da guerra.

Questa sorta di “cattiveria agonistica”, di quella che passa sopra qualsiasi cosa pur di raggiungere il proprio scopo, è un tratto che secondo Domenicali accomuna in maniera evidente questi due drivers.

F1. Il passato di Max Verstappen a confronto con…

Tutto sommato però, ne è stata fatta di strada prima di raggiungere questo risultato: ad esempio, lo stesso Max agli esordi della sua carriera (2015, quel brutale “scambio” con Daniil Kvyat) sembrava piuttosto una scheggia impazzita. Data la sua giovane età, all’epoca appena diciassettenne, e sulla base di diversi episodi in cui letteralmente come un Panzer cercava di imporsi su chiunque intralciasse il suo cammino, fu investito dell’appellativo MaxVersbatten su valide ragioni.

Un atteggiamento anche fuori pista spesso presuntuoso e saccente, di chi vuole sentirsi già superiore pur non essendolo (almeno, non ancora): inizialmente anche dal grande pubblico non fu accolto con clamore.

Un giovane Max Verstappen (Red Bull Racing) al suo esordio nel 2015

Poi chiaramente è pedissequamente cresciuto, ha dimostrato di essere all’altezza delle aspettative in lui riposte, ed è stato comunque un processo piuttosto “lento” se si pensa che fino ad appena una manciata di anni fa, i piloti tendevano a non aver grande distensione in pista nell’approcciarsi con lui, reo di impatti in momenti in cui magari alzare il piede in quel determinato frangente avrebbe poi successivamente generato dinamiche più indicate per tenerlo abbassato.

Max è cresciuto molto e con la conquista del primo titolo mondiale in carriera, è diventato ancor più maturo e consapevole del suo talento: a vederlo correre adesso, sembra quasi non sia rimasta alcuna traccia di quel Mad Max da cui bisognava pericolosamente mettersi in guardia.

E così non solo l’ex numero 33 ha imparato tanto nel corso delle stagioni, ma sono stati anche gli stessi inizialmente scettici spettatori di questo sport ad imparare ad apprezzarlo ed a volergli bene: d’altronde da qualche anno a questa parte l’unica tifoseria in grado di contrastare la marea rossa è proprio la sua, la cosiddetta Orange Army.

F1. …Con il passato di Michael Schumacher

Un tratto questo, che volendo ricorda in parte anche il passato di Schumi: da perfetto signor nessuno nel suo debutto nel 1991 con la Jordan Ford, fece segnare un buon tempo in prova portandolo all’attenzione immediata della Benetton Ford (lo storico team con Flavio Briatore al timone), che appena un anno dopo gli farà vincere il suo primo gran premio in carriera.

Tuttavia Michael, a causa della sua particolare verve, non era propriamente benvoluto dal grande pubblico, ed anzi l’essere arrivato da illustre sconosciuto alle luci della ribalta in un lampo, rendeva ancora più complesso l’incastro di questo pilota in un quadro storico che vedeva già tanti nomi eccellenti (Alain Prost, Ayrton Senna, Damon Hill giusto per citarne qualcuno).

Quando poi approdò in Ferrari nel 1996, trovò un team con enormi difficoltà: tant’è che 1997, 1998, 1999 saranno anni bui letteralmente come tentativi di rodaggio, in vista del titolo conquistato poi nel 2000, con cui la Rossa inizia finalmente a respirare dopo anni di apnea.

F1. Michael Schumacher (Scuderia Ferrari)

Ed ecco un altro tratto comune tra Schumi e Max: entrambi hanno creduto in un progetto che ha richiesto in parte tanti sacrifici, ma che ha portato altrettanti grandi risultati. Ritornando ad un passato più recente, anche Verstappen ha vissuto gli anni in cui in casa Red Bull ad esempio c’erano problemi di motorizzazione (motore Mercedes o Ferrari, questo è il dilemma), giungendo poi all’odierno accordo con Honda, e sfruttando in maniera lungimirante la scuderia sorella minore Alpha Tauri per gli sviluppi.

In buona sostanza entrambi hanno voluto credere in un progetto su lunga scala, pur sapendo che i presupposti iniziali erano realmente nefasti: hanno fatto proprio lo spirito di adattamento e sacrificio in prospettiva di una realtà futura che li avrebbe resi “immortali” nella storia di quel determinato team. Così è stato per Schumacher, e così sarà (ed in parte già è) per Verstappen.

Ma per quanto ci siano evidenti tratti comuni tra questi due indiscussi talenti, preferibile rimanere sempre dell’idea che ogni pilota vive la sua epoca, e che determinati paragoni alla luce dei progetti evolutivi e degli sviluppi tecnologici estremamente differenti, risulta stridente. Meglio lasciare il sette volte campione del mondo regnare nella sua epoca, e dare tempo a Max di scrivere ancora la sua scintillante storia.


F1 Autore: Silvia Napoletano@silvianap13

Foto: F1, Max Verstappen, Oracle Red Bull Racing F1, Michael Schumacher, Scuderia Ferrari

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Silvia Napoletano