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Red Bull: scacco matto in tre mosse a Ferrari e Mercedes

Red Bull si avvia piuttosto comodamente a vincere il suo quinto titolo costruttori ed il sesto piloti. Score di tutto rispetto per una compagine presente in F1 da diciotto stagioni e che non ha alle spalle una proprietà proveniente dai colossi dell’automotive. Quello di Milton Keynes è un il modello molto vicino a quello del vecchi garagisti assemblatori che hanno fatto la storia della categoria.

Chris Horner, col suo lavoro certosino, lo ha sublimato rendendo la compagine che dirige una delle realtà più solide che vi siano in giro. Inoltre, da un anno, può contare su un reparto powertrains che cresce sotto l’ala protettrice della Honda, il costruttore che ha saputo infliggere una cocente sconfitta alla Mercedes che aveva dominato l’era turbo-ibrida.

Il campionato 2022, che domenica prossima segna la tappa n°17, potrebbe essere quello dei record. Se andiamo a scorrere la storia della franchigia che batte bandiera austriaca – ma che è ben radicata in terra inglese – ci avvediamo che la stagione si può chiudere con il maggiore numero di trionfi di tappa di sempre. Negli anni in cui Red Bull ha fatto l’accoppiata piloti-costruttori ha toccato un massimo di 13 vittorie stagionali, nel 2013 (9 nel 2010, 12 nel 2011, 7 l’anno successivo). Nell’annata trascorsa, quando ha dovuto “cedere” la coppa costruttori alla Mercedes, sono state 11 le affermazioni totali.

Chris Horner e Sebastian Vettel (Oracle Red Bull Racing)

F1. Red Bull: un dominio nato da una condizione non vantaggiosa

Con dodici gradini più alti del podio (11-1 per Verstappen, ndr), la Red Bull ha la possibilità di superare in scioltezza quel glorioso 2013 chiuso senza avversari credibili. L’obiettivo dichiarato è proprio quello e ne ha parlato Chris Horner senza celare l’ambizione che da sempre è la propellente di questa straordinaria compagine:

Probabilmente la nostra è stata l’ultima squadra a passare al regolamento 2022. Siamo rimasti indietro nello sviluppo perché nel 2021, essendo in lotta per il campionato, ci saremmo pentiti se non avessimo fatto tutto il necessario. Questo però ha significato mettere a rischio il 2022. Ma il gruppo di Milton Keynes ha svolto un lavoro incredibile durante l’inverno per sviluppare la RB18 – ha spiegato il manager inglese a NextGen-Autocom – che è potenzialmente la nostra vettura di maggior successo. Siamo stati in lizza per vincere sin dalla prima gara. Quindi questo è estremamente gratificante per l’intera squadra”.

la concentrazione di Christian Horner, team principal della scuderia austriaca Oracle Red Bull Racing

F1. Red Bull: scacco matto in tre mosse

La grandezza dell’impresa che il team potrebbe compiere risiede nel fatto che, dovessero arrivare altre due affermazioni, avrebbe presentato la macchina più vincente di sempre della loro storia. Evento che si verificherebbe superando tre difficoltà che per altri, leggasi Mercedes, sono state insormontabili.

La prima è riferita al limitato numero di ore di galleria del vento e analisi computazionali. Tra le novità regolamentari introdotte negli ultimi anni, difatti, c’è anche il balance of performace tecnico che premia i team che peggio si comportano in classifica. Red Bull e Mercedes, che l’anno scorso si sono divise la torta, erano le franchigie più penalizzate. Se Brackley ha pagato a duro prezzo lo scotto della vittoria nel costruttori, Milton Keynes ha saputo ribaltare i pronostici avendo meno gettoni di quella Ferrari che era quarta forza quando, a giugno 2021, si definirono le griglie operative.

Il secondo punto di merito per la scuderia di Mateschitz ci rimanda direttamente alle parole di Horner su riportate. Sembra quasi incredibile che lo sviluppo della RB18 non abbia patito il protrarsi della lotta fino all’ultimo istante del campionato 2021. E’ ovvio che ogni realtà ha diverse branche di lavoro al suo interno, ma è altrettanto manifesto che Adrian Newey, nella fase finale di stagione, abbia calcato più del previsto le piste proprio per estrarre qualche ulteriore goccia di performance e per gestire al meglio i problemi al DRS che erano diventati molto preoccupanti. Nessuna ripercussione a quanto pare, visto che, nonostante qualche difficoltà iniziale, la monoposto 2022 ha fin qui padroneggiato.

Carlos Sainz (Scuderia Ferrari) e Sergio Perez (Oracle Red Bull Racing) duellano durante il GP d’Italia 2022

L’ultimo attestato di merito va proprio al padre del progetto RB18. Newey ha immediatamente “imbroccato” il concept consono per il nuovo contesto regolamentare. La grandezza del progetto RB18 sta nella capacità di progredire. All’inizio della stagione la Ferrari F1-75 era indubbiamente il benchmark della categoria. Ma, ben presto, si sono palesati i limiti nella capacità di apportare update validi. La monoposto blu, invece, è migliorata sensibilmente con il succedersi dei gran premi fino ad aprire una forbice prestazionale incolmata e forse incolmabile da qua alla fine delle ostilità.

Newey ha messo a disposizione la sua smisurata esperienza sulle wing car. Cosa che forse è mancata in Ferrari e soprattutto in Mercedes che ha incontrato i più grandi problemi proprio dalla generazione di carico dai canali Venturi e dal sottoscocca in generale. La più che probabile vittoria del due titoli è arrivata con uno scacco matto in tre mosse alla concorrenza. E, visto il vantaggio accumulato, potrebbe essere un grosso problema per le velleità di vittoria dei rivali in chiave 2023.


Autore: Diego Catalano @diegocat1977

Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari

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Diego Catalano