Formula 1

PU 2026: lo strano caso di Red Bull Powetrains

L’inverno è arrivato. No, non si tratta di una citazione di una famosa serie di romanzi fantasy, né di un errore elementare. Ci riferiamo al congelamento delle power unit diventato totale il primo settembre 2022, data oltre la quale i motoristi di F1 non possono “toccare” i propri propulsori se non per motivi di affidabilità e dopo un procedura complessa, cervellotica e sfiancante.

I motoristi, dunque, si limiteranno a costruire e ad ottimizzare il funzionamento dei V6 turbo-ibridi definiti spostando risorse e competenze ai programmi 2026, quando sarà introdotta una nuova e più semplificata generazione di unità motrici che farà a meno dell’MGU-H e sarà alimentata con carburanti senza base fossile. Sfide di grande impegno che contemplano sforzi intensi da gestire in un contesto di limite di spesa esteso anche alle sezioni powertrains (leggi per approfondire).

Anche se il contesto tecnico e finanziario è stato redatto dal Consiglio Mondiale del Motosrsport e recepito dalla FIA che lo ha trasformato in norme in un normale iter legislativo, restano ancora dei margini di manovra e delle possibilità di ottimizzare il tutto per non mettere i soggetti che entreranno in F1 in condizioni di inferiorità tecnica.

Red Bull – Honda HRC

F1. Rivoluzione necessaria per favorire l’ingresso di nuovi soggetti

Questa ennesima evoluzione-rivoluzione si è resa necessaria proprio per favorire l’ingresso di altri soggetti. Non avrebbe quindi senso porre questi ultimi in condizioni di assoggettamento verso chi conosce la tecnologia turbo-ibrida da oltre un decennio. Dei possibili aspetti del panorama operativo recentemente deliberato ha parlato Chris Horner. E lo ha fatto nella posizione di capo di un team che si farà i motori in casa. Da qui la sua spiccata sensibilità alla questione.

I maggiori svantaggi per un nuovo arrivato, secondo il dirigente, sono due: in primis recuperare il terreno perso e, in seconda battuta, creare una struttura da zero. Questo il pensiero del team principal inglese cui va dato il merito di non aver avuto timore nel raccogliere un guanto di sfida di proporzioni ciclopiche.

Horner parla da costruttore ex novo quando si riferisce al ritardo accumulato: “Dobbiamo cercare di coprire il terreno di quasi 10 anni di queste normative, di know-how e conoscenze che non abbiamo“. Una mezza bugia poiché il reparto powertrains di Milton Keynes può contare sul know-how acquisito dalla Honda.

Christian Horner (Oracle Red Bull Racing)

Visti i vincoli di budget cap che ci sono, 10 milioni di dollari per un nuovo arrivato sono piuttosto pochi, in particolare in termini di motore, per essere in grado di recuperare le conoscenze. Con particolare riferimento alla tecnologia ICE“.

La seconda difficoltà palesata dal manager è quella di creare una struttura che possa essere subito efficiente. Anche se mancano tre stagioni complete e qualche residuo di quella in corso, dotarsi si impianti immediatamente operativi è un necessità stringente per non aggiungere ritardo al ritardo. Se questa problematica può essere facilmente superata da un colosso come Audi è più difficile che avvenga per una realtà di piccole dimensioni come Red Bull Powertrains. Che ha giocato d’anticipo proprio per tale motivazione:

L’altra sfida per un nuovo arrivato è stabilire la struttura. Red Bull Powertrains, in 55 settimane e partendo da zero, ha messo su una fabbrica e prodotto il primo motore a combustione, il che è un enorme risultato. Ma c’è ancora molta, molta strada da fare in termini di capacità di produzione“.

Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing) – Stagione 2022

F1. Le preoccupazioni di Horner sono davvero fondate?

Non tutto ciò che è stato scritto fino a questo momento verrà gettato nel secchio. Parte della tecnologia sarà ancora valida e verrà ottimizzata in chiave 2026. Questo è un piccolo vantaggio da sfruttare per non farsi trovare impreparati. Ma è qualcosa che può fare Red Bull che si giova del lavoro di Honda e non di certo Volkswagen che non può contare che su se stessa.

Ecco perché la posizione di Milton Keynes è da considerarsi sui generis e molte delle rimostranze offerte da Horner poco attendibili. La partita, a ben guardare, è di stampo finanziario e operativo. Red Bull rivendica maggiori ore di lavoro e più ampia possibilità di spesa. Cose che le norme concedono ai novelli motoristi. E non pare essere il caso dei volponi anglo-austriaci.


Autore: Diego Catalano @diegocat1977

Foto: F1, Oracle Red Bull Racing

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Diego Catalano