Ad intricate dinamiche del mercato piloti F1 quasi concluse, ci si focalizza già sul mondiale 2023: in questi mesi, di colpi di scena ce ne sono stati (più discusso tra tutti, il caso di Oscar Piastri che correrà per McLaren in seguito a quella confusionaria diatriba con Alpine), eppure nonostante gli intoppi, la line up della prossima stagione dovrebbe essere oramai quasi ultimata.
Alcune incertezze rimangono solamente sul sedile Haas attualmente occupato da Mick Schumacher (per il quale si sta parlando del ritorno di Antonio Giovinazzi, oppure del debutto di Robert Shwartzman), ed anche in casa Williams, che con l’annuncio ufficiale della non riconferma di Nicolas Latifi, ha lasciato spazio a qualche altro talento (anche in questo caso si parla dell’opzione italiana di “Giovi”, oppure dello statunitense Logan Sargeant, sebbene debba ancora effettivamente conseguire la superlicensa).
Dunque queste per ora le uniche scuderie il cui destino sembra essere ancora incerto, mentre in altri team non c’è spazio per sostituzioni od ipotesi: in casa Red Bull, Ferrari, Mercedes ed Alfa Romeo Orlen, riconfermati entrambi i piloti già presenti durante questa stagione.
Recente novità in casa Alpine, con l’ingaggio di Pierre Gasly al fianco di Esteban Ocon per un’accoppiata tutta francese, con conseguente sedile in Alpha Tauri lasciato all’esordio di Nick De Vries insieme a Yuki Tsunoda.
Come anticipato in apertura, un altro debuttante del 2023 sarà Oscar Piastri in McLaren insieme al confermato Lando Norris, ed infine in casa Aston Martin l’approdo del bionico Fernando Alonso al fianco del “pilota di casa” Lance Stroll.
Proprio quest’ultima squadra, risulta attualmente sotto i riflettori a causa della querelle budget cap, Red Bull e FIA, poiché di riflesso coinvolta anch’essa in questo assurdo triangolo: se però per il team di Milton Keynes si parla di pene inferiori a causa dello sforamento non andato oltre il 5% della cifra totale, al contrario per il team verde potrebbe esserci una sanzione maggiore proprio aver sconfinato oltre tale limite di percentuale.
Insomma, non tira una bella aria in casa Aston Martin: una stagione non andata esattamente come auspicato, l’addio di Sebastian Vettel, ed ora anche tale diffamante accusa (divenuta poi colpa effettiva sulla base delle indagini eseguite).
Eppure i presupposti per far bene c’erano tutti: un team che ci crede, che ha sempre dimostrato un atteggiamento positivo e propositivo, e che ha costantemente potuto contare su delle risorse finanziarie di un certo peso.
E proprio sulla base di tale rilevanza economica, aveva anche progettato ed ultimato la creazione autonoma di una galleria del vento, per migliorare i futuri test sulle prossime monoposto: un team motorizzato Mercedes, che già solo per essere l’imbattuta squadra leader nel mondiale costruttori, garantiva alla sua “sorellina minore” dei brillanti presupposti.
Queste le ragioni che spinsero Seb a salire a bordo nel 2021: all’epoca si parlava ancora di Racing Point, e la loro vettura sembrava proprio la fotocopia ridipinta dell’allora W10 di casa Mercedes.
Una monoposto che aveva persino consentito a Sergio Perez di vincere il penultimo appuntamento gara col gran premio del Sakhir 2020 (in uno spaccato in cui il messicano addirittura non aveva ancora un ingaggio in essere per la stagione successiva).
Insomma, tutto lasciava presagire il meglio, ed anche per la stessa Aston Martin avere sotto contratto un 4 volte campione del mondo era sicuramente sinonimo di lustro personale: l’obiettivo era portare il team in cima (metaforicamente parlando, anche perché i presupposti per contrastare seriamente Red Bull e Mercedes non c’erano mica), tentando l’impresa di “infastidire” i big o diventare costante protagonista di metà classifica. Ma poi, sappiamo tutti come è andata a finire…
Adesso con l’ingaggio di Alonso, il filone sarà pressappoco lo stesso: un pilota con anni e anni di competizioni alle spalle, che tenterà di risollevare le sorti del team.
È stato lo stesso Seb a dichiarare che Nando in Aston Martin potrà trovarsi bene, nonostante tutto: d’altronde la sua esperienza lo precede, dunque riuscirà ad adattarsi.
Secondo il tedesco però, la squadra sarebbe in forte ritardo: nonostante gli sforzi continui di essere al passo con i tempi, tentando di ideare soluzioni di sviluppo sempre più innovative (nuova fabbrica, nuova galleria del vento), un simile processo necessita comunque di diverso tempo prima che il tutto possa divenire effettivamente fruibile.
Insomma, che Seb reputi tale scelta per Fernando una classica “giocata contraria”?! Forse. Lo sguardo del numero 5 infatti, potrebbe essere rivolto ad uno spaccato diverso: Alpine rappresenta un costruttore a tutto tondo con una certa indipendenza, che forte proprio di questo, non punta a costruire una vettura a partire dal motore.
Cosa che invece in casa Aston Martin necessariamente si verifica: la futura monoposto (come del resto l’attuale AMR22) viene progettata sulla base del motore Mercedes, e prende vita proprio partendo da questo punto di riferimento. È la vettura che si adatta al motore, non viceversa.
Se quindi Seb fosse stato nei panni di Fernando, forse avrebbe pensato che l’ideale sarebbe stato continuare a dare fiducia al team e credere in quella indipendenza, carta vincente che la Aston Martin nonostante tutti quei discreti vantaggi, comunque non ha.
Chissà se nel 2023 col senno del poi, Seb avrà avuto ragione oppure Nando sarà riuscito a portare il team laddove punta ad essere…
F1 Autore: Silvia Napoletano – @silvianap13
Foto: F1, Fernando Alonso, Sebastian Vettel, Aston Martin Cognizant F1 Team