Il Gran Premio del Giappone di F1, un po’ come accaduto nel precedente “round” di Singapore, rischia di diventare un evento di contorno ad una storia più grossa. Inutile girarci intorno: l’attesa per i risultati delle osservazioni della FIA in merito all’applicazioni dei dettami regolamentari relativi al budget cap sta focalizzando le attenzioni di tifosi, stampa e degli stessi protagonisti del motorsport.
La Federazione, in questa sovraesposizione mediatica, ha le sue responsabilità. Soprattutto per aver fatto filtrare notizie riservate. Spifferi che sono arrivati da Place de la Concorde e che si è provato a spegnere in maniera piuttosto maldestra con comunicati di comodo che poco hanno convito. Ancora, dopo aver dichiarato che ieri, 5 ottobre, avremmo visto le carte, è giunto l’ennesimo slittamento. A lunedì prossimo, quando i mondiali potrebbero essere stati già assegnati.
La trasparenza tanto sbandierata dopo i fatti di Abu Dhabi 2021 andata letteralmente a farsi benedire. Una deriva pericolosa per la credibilità generale della categoria che anche in questo 2022 ha dovuto affrontare criticità che potevano essere evitate con procedure più consone ad un mondo ipertecnologico come quello della F1. Il riferimento all’epilogo del GP di Marina Bay è fortemente voluto.
F1. Budget cap gate: Lewis Hamilton va all’attacco
Pare – restiamo nell’ipotetico per onestà intellettuale e ferrea deontologia professionale – che le indagini federali sui tetti di spesa dei team vertano soprattutto sull’anno scorso. Anche perché le rendicontazioni finanziarie 2021 sono giunte solo a Marzo. Quel mondiale s’è chiuso all’ultimo respiro tra polemiche che tutt’ora tengono banco e che probabilmente non saranno mai sopite. Ed è più che comprensibile vista la natura di certe decisioni prese dalla vecchia direzione gara.
In Mercedes quel controverso epilogo brucia ancora. E non potrebbe essere altrimenti. Viene da sé che tutte le speculazioni che si sono prodotte in questa ultima settimana abbiano riacceso un fuoco alimentato da abbondante benzina gettata su una brace cremisi ancora calda. Lewis Hamilton, uno che invero non si era mai troppo speso in roventi stilettate dopo quel 12 dicembre, ha oggi cambiato il registro alludendo chiaramente ad un mondiale che potrebbe essere stato condizionato da una certa “allegria finanziaria”.
“Nel corso di questa stagione non ho pensato molto al 2021. Ritengo di non saperne abbastanza sulla questione – ha esordito il sette volte iridato nella consueta conferenza pre-evento – Ovviamente si sussurra di tutte queste cose diverse, quindi non posso dire nulla. Ma quello che posso affermare è che ricordo che l’anno scorso a Silverstone abbiamo avuto l’ultimo aggiornamento che, fortunatamente, era ottimo. Quindi abbiamo potuto lottare grazie ad esso. Poi però abbiamo visto che la Red Bull, ogni fine settimana o ogni due weekend, portava degli update“.
L’ammontare dell’eventuale sforamento del tetto di spesa da parte della franchigia di Milton Keynes è avvolto nel mistero. Alcuni parlano di eccedenze “monstre”, altri rivelano di possibili inezie. Differenze che porterebbero a sanzioni molto distanti tra loro. Non per Hamilton che ritiene che anche un superamento apparentemente limitato possa aver fatto una grande differenza in un contesto di prossimità delle performance. W12 e RB16B erano infatti vetture divise da pochi centesimi.
“Credo che dal Gp d’Inghilterra in poi Red Bull abbia apportato almeno altri quattro aggiornamenti. Se noi avessimo speso 300.000 euro per un nuovo fondo o per adattare un’ala, avremmo cambiato l’esito del campionato perché, chiaramente, saremmo stati più competitivi nella gara successiva“.
“Spero – ha chiosato il pilota della Stella a Tre Punte – che non sia questo il caso e mi auguro che Mohammed Ben Sulayem e la FIA facciano ciò che è giusto, qualsiasi cosa scoprano. Dobbiamo avere fiducia, nella speranza che vi sia trasparenza al 1000%“.
La sensazione è che Lewis abbia gettato un macigno in uno stagno dalla acque placide ma torbide per stimolare l’azione degli organi federali e, perché no, col fine di ingaggiare una nuova battaglia mediatica e psicologica in prospettiva di un 2023 nel quale Brackley intende ritornare a fare la voce grossa. La risposta di Max Verstappen, ne siamo persuasi, non tarderà ad arrivare.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG, Oracle Red Bull Racing