Il back to back asiatico della F1 prosegue in Giappone nello splendido impianto di Suzuka, situato a circa 50 km a sud-ovest di Nagoya, la terza città più grande del Paese, che torna in calendario dopo due anni di assenza. Tracciato tra i più apprezzati dai piloti e dai fan per la sua geometria e le variazioni altimetriche, comprende diversi segmenti in cui i driver possono ancora fare la differenza. Non è un caso che nell’albo d’oro del gran premio siano annoverati i nomi dei più grandi piloti della Formula 1 moderna.
La tappa nel Paese del Sol Levante è stata teatro di imprese e manovre che sono scolpite nella leggenda del motorsport soprattutto negli anni in cui Suzuka era uno degli ultimi appuntamenti del calendario. Nonostante si tratti della quint’ultima gara della stagione, Suzuka potrebbe essere la location del bis iridato di Max Verstappen. Scenario assai gradito ai partner HRC di Red Bull che potrebbero celebrare il titolo piloti dell’olandese in patria a 31 anni di distanza dal trionfo di Ayrton Senna.
In attesa di quanto sarà deciso dalla Federazione Internazionale in merito alla presunta violazione del regolamento finanziario, Red Bull si presenta all’appuntamento nipponico con i favori del pronostico.
Il tracciato di Suzuka misura 5.807 metri da percorrere 53 volte in gara, per raggiugere la distanza complessiva di 307.471 Km. Il circuito presenta 10 curve a destra e 8 a sinistra di diverso raggio e con velocità di percorrenza estremamente eterogenee. La potenza del DRS su questo tracciato è poco rilevante in relazione alle scelte di setup (medio-basso carico aerodinamico, nda) e dell’unica zona in cui è possibile spalancare l’ala posteriore in corrispondenza del rettifilo principale.
Il circuito offre un’inusuale layout a forma di “8” con curve molto lente, l’Hairpin, che velocissime, la 130R, unitamente a rapide sequenze di curve, le S-curves, affini alle Maggotts-Becketts-Chapel di Silverstone e allo snake di Austin. La curva 130R, così chiamata perché inizialmente era una curva con un raggio di 130 metri, è stata modificata dopo il 2002. Attualmente presenta un doppio punto di corda, simile alla curva Blanchimont del circuito di Spa.
Il tracciato non è critico per il consumo benzina in condizioni di pista asciutta senza intervento della Safety Car. Tuttavia, se il passo gara sarà essere inficiato dal rapido degrado dei pneumatici da 18 pollici, i piloti potrebbero essere costretti a gestire il decadimento prestazionale dei compound attraverso un’andatura conservativa.
Per la tappa di casa, Pirelli ha optato per la gamma più dura dei compound da asciutto (PZero White Hard C1, PZero Yellow Medium C2 e PZero Red Soft C3). La seconda sessione di prove libere sarà estesa a 90 minuti per permettere di provare alcuni prototipi di pneumatici da asciutto in chiave 2023 (lo stesso avverrà al Gran Premio degli Stati Uniti).
Il tracciato nipponico non è molto severo per l’impianto frenante, il tempo impiegato in frenata è di solo 11.76 secondi, pari al 13% del giro. Viceversa è un banco di prova ostico per le power unit, in “full-throttle” per il 75% del tempo sul giro. Il circuito è sensibile alla potenza e al peso, favorendo le power unit che recuperano efficientemente l’energia dai gas caldi della turbina, quindi con un MGU-H molto efficiente.
Il segmento più lungo in cui si procede full-gas è il backstraight lungo 1280 metri per un tempo di percorrenza di oltre 15 secondi. Poco severo per il cambio con circa 1900 upshift/downshift in gara nei quali la settima è quella certamente più sollecitata. Di seguito l’infografica relativa all’utilizzo delle marce sul giro.
Il circuito di Suzuka richiede un setup a medio carico aerodinamico come necessario compromesso tra i segmenti più veloci e i tratti a media-bassa velocità. Il corretto carico aerodinamico è indispensabile eseguire perfettamente il primo settore del tracciato. Nel complesso il tracciato esalta le monoposto con la migliore efficienza aerodinamica e in tal senso, la RB18 potrebbe trovare il terreno ideale nella pista nipponica.
Velocità di percorrenza sul giro
La geometria del tracciato nipponico presenta quattro tratti ad alta velocità: rettilineo dei box, tra le curve 9 -11, 11-13 e tra curva 14-16 e la velocissima “130R”.
La scala cromatica della precedente illustrazione evidenzia chiaramente la natura veloce dell’impianto giapponese.
-Punto chiave del primo settore
Il primo settore inizia dalla linea del traguardo fino a poco prima di curva 7 (Dunlop Curve, nda). In questo segmento della pista, il punto chiave è costituito dal complesso delle S-Curve .
Questo segmento del tracciato è molto selettivo. La rapida sequenza delle veloci curve si sviluppa nella parte in salita con un dislivello di circa 20 m che porta alle S-curves alla velocità di corda in curva 3 di 260 km/h in sesta marcia. Le S-curves richiedono grande precisione di guida e una monoposto reattiva nei cambi di direzione e ben bilanciata. Le velocità di percorrenza superiori ai 200 Km/h sollecitano molto le gomme in senso trasversale favorendo la potenziale formazione di blistering sui pneumatici.
-Punto chiave del secondo settore
Il secondo settore del tracciato di Suzuka parte dalla “Degner Curve” (curva 8, nda) fino alla seconda “Spoon Curve” (curva 14 ,nda). In questa porzione del tracciato, il punto chiave è costituito dalle curve 13 e 14, in corrispondenza del punto più alto del tracciato. La “Spoon Curve” è una piega in contropendenza nella quale occorre limitare il sottosterzo in entrata.
Questa sezione si affronta decelerando in curva 13 fino alla velocità di 230 km/h in sesta marcia. Successivamente si parzializza sull’acceleratore fino in ingresso di curva 14 per poi rallentare la vettura alla velocità di 170 km/h scalando in quarta marcia per uscire da Curva 14.
-Punto chiave del terzo settore
Il punto chiave del terzo settore non potrebbe che essere la fantastica curva “130R”. La curva 18 si percorre ad una velocità di circa 310-320 km/h in ottava marcia in piena potenza, sottoponendo la monoposto a un’accelerazione laterale superiore a 2.5 g. Gli pneumatici sono sollecitati in modo estremo. In particolare la gomma anteriore destra per l’elevatissima velocità e il notevole carico aerodinamico.
Questa curva è critica per il setup aerodinamico della vettura, richiedendo allo stesso tempo carico verticale e un perfetto bilanciamento tra anteriore e posteriore per garantire la necessaria precisione in termini di direzionalità della monoposto. La curva potrebbe rivelarsi una sfida molto impegnativa per le più pesanti monoposto di nuova generazione.
L’ultima volta che la Formula 1 ha corso il GP del Giappone (2019, nda), la strategia su due pit-stop è stata scelta dai primi quattro piloti al traguardo. Da allora le monoposto sono passate ai pneumatici da 18 pollici. Molto dipenderà dal degrado dei penumatici su uno dei tracciati più abrasivi dell’intero mondiale. La lunghezza della pit lane è pari a 395 metri che alla velocità di 80 Km/h comportano un tempo di percorrenza di poco inferiore ai 18 secondi.
Autore, render e infografiche: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1