È arrivato l’epilogo di una vicenda – e non potevamo che riferirci al budget cap gate – nella quale c’è stato ben poco di convenzionale. Una storia che ha agitato la F1 e che è stata gestita nella peggiore maniera immaginabile. A partire dalla tempistica per finire alla contrattazione tra giudice e colpevole. Il verdetto è stato reso noto poc’anzi e ve ne diamo conto nelle righe sotto riportate.
Risulta ridondante ripercorrere le tappe di questo ennesimo capitolo sinistro, per dinamiche e conduzione, della Formula Uno. Alla fine è stato acclarato, al di là delle smentite traballanti di circostanza, che l’infrazione si è consumata. La Red Bull, che terrà una sua conferenza stampa in cui spiegherà la versione dei fatti, ha accettato la proposta di “ABA” – Accepted Breach Agreement – che la FIA, dopo lunghe e “dolorose” riflessioni, ha messo sul piatto. Si tratta di una transazione che, in sostanza e senza perderci nel giuridichese, offre una scappatoia più rapida e, soprattutto, mitiga la pena per i colpevoli.
Milton Keynes può tirare un sospiro di sollievo poiché se l’è cavata con una multa di 7 milioni di dollari ed una riduzione del 10% dei tempi di sviluppo dell’auto. Il provvedimento, pertanto, investirà sia le ore di wind tunnel che i gettoni CFD consentiti. Il superamento accertato dei limiti di budget è di circa 2,2 milioni della valuta di riferimento. Si tratta dell’1.6% del totale.
Le note federali non entrano nel merito spiegando in quale ambito i neo-campioni del mondo abbiano infranto i dettami regolamentari (seguiranno aggiornamenti su questo). Fatto sta che 2,2 milioni, che sembrano un cifra irrisoria, rappresentano una grande fetta di sviluppo annuale di un team. Ma ormai la partita è chiusa e il Circus dovrà ripartire mettendo da parte polemiche che immaginiamo si protrarranno per un bel po’.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, FIA