Se riavvolgiamo il nastro all’inverno che ha preceduto il campionato del mondo di F1 ritroviamo delle dichiarazioni interessanti che, alla luce di come si sono sviluppate le cose, risuonano in maniera piuttosto sinistra. Mike Elliott, responsabile tecnico del progetto W13, e Hywel Thomas, numero uno del reparto AMG High Performance Powertrains, in una chiacchierata pubblicata sui canali social della Mercedes, asserivano in maniera convinta che quest’anno qualcuno avrebbe preso una direzione concettuale che poteva determinare un ampio distacco dalla vetta, ossia da chi avrebbe “imbroccato” il progetto giusto. Un gap incolmabile negli otto mesi di campionato.
I due, inconsapevoli profeti, non avrebbero mai immaginato che proprio il team di Brackley sarebbe rimasto invischiato in un 2022 durissimo ed avaro di soddisfazioni. Il concept a sidepod stremati, nelle simulazioni prodotte in fabbrica, avrebbe dovuto sbaragliare la concorrenza ed invece la storia ha narrato ben altro. Ossia che la W13 è stata costantemente inabile a lottare per il vertice e che lo scettro della vettura da battere se lo sono contesto, per lunghi tratti, Ferrari e Red Bull.
Con quest’ultima che, update dopo update, ha preso il largo in maniera definitiva tanto da divenire un’auto dominante, anche se qualcuno continua a negare questa evidenza. Una macchina capace di battere il record di vittorie della scuderia e in grado di portare a Milton Kyens 14 gare su 18 cos’è se non un progetto egemone?
In Mercedes hanno giocato il ruolo degli spettatori non paganti. Una condizione quasi inedita e sicuramente frustante. Uno status di cui Toto Wolff ha disquisito ai microfoni di Channel 4: “Quest’anno abbiamo perso molto tempo per lo sviluppo e per risolvere del pompaggio aerodinamico. Quindi è chiaro che la Red Bull si trova in una posizione molto favorevole, non solo per quest’anno, ma anche per l’inizio dell’anno prossimo”.
Il manager viennese certifica una vecchia regola non scritta dello sport: i vincitori sono gli automatici favoriti per l’annata seguente. Una consuetudine che a Brackley non sono riusciti a tenere in vita a causa di un regolamento stravolto e di una serie di valutazioni errate dalle quali è nato il paradigma W13 che si è dimostrato – possiamo asserirlo in maniera brutale – fallimentare.
Mercedes, in vista del 2023, memorie dell’esperienza acquisita, deve necessariamente fare da pompiere e tenere basse le aspettative. Il margine da recuperare dalla vetta è grosso. Ancora, tra essa e la Red Bull c’è di mezzo anche quella Ferrari che ha prodotto uno scatto prestazionale di grandi proporzioni dal 2021 all’anno in corso. Un cliente ostico che vuole ritornare a dettare legge in F1 dopo anni di vacche magre, soddisfazioni fugaci e sogni infranti col presentarsi della canicola estiva.
“In ogni sport i cicli sono destinati a finire – ha aggiunto un quanto mai realista Wolff – Questo è successo anche a noi, non c’è nulla di strano. È finito perché abbiamo sbagliato il funzionamento della macchina, ma al tempo stesso siamo fiduciosi di risolvere i nostri problemi. Non abbiamo fatto un lavoro buono quanto quello di Ferrari e Red Bull“.
“La F1-75, secondo il mio parere, era la macchina più veloce fino alla pausa estiva. Poi non è stata in grado di tradurre questo vantaggio in punti. Siamo terzi, non è un dramma, è un risultato comunque rispettabile, perché saremmo potuti arrivare persino più indietro. Ora dobbiamo semplicemente risolvere i nostri problemi. Vogliamo tornare a lottare per le vittorie di gara e per il campionato. Non abbiamo il diritto di vincerli tutti, sarebbe sciocco“.
In Italia si è molto dibattuto delle possibilità di vittoria della storica scuderie modenese. Ad un certo punto della stagione si è manifestata una decisa cesura interpretativa tra Mattia Binotto e Charles Leclerc. Il team principal sosteneva, smentendo clamorosamente quanto affermato il 17 febbraio in occasione delle presentazione della F1-75, che non ci fossero i presupposti per riportare le corone d’alloro a Maranello. Il monegasco, dal canto suo, continuava a sentirsi in lizza per il bottino grosso. Anche dopo la fatale topica del Paul Ricard.
Alla fine i fatti hanno dato ragione all’ingegnere di Losanna. Ma questo non significa che Charles non avesse diritto di crederci. Fino al GP d’Ungheria, nel quale il muretto rosso si è prodotto in un’altra giornata da incubo, la sensazione è che la creatura di David Sanchez se la potesse giocare punto su punto. Una cosa talmente evidente che un avversario intellettualmente onesto come Wolff ha ribadito.
La Ferrari, in una stereotipia comportamentale quasi patologica, ha ancora una volta smarrito la via quando il campionato è entrato nella sua fase apicale. Una sinistro ritornello che ha mortificato una stagione sulla quale la Red Bull ha opposto il sigillo troppo presto e con relativa facilità. Un aspetto che andrà profondamente indagato negli uffici tecnici di Maranello. In F1 vince chi riesce a migliorare il mezzo col dipanarsi del campionato. Materia nella quale Milton Keynes presenta una certa maestria. Che Ferrari deve sapere “rubare”.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari, Mercedes AMG, Oracle Red Bull Racing