Austin, here we are! – La F1 approda in Texas per l’oramai quart’ultimo appuntamento gara di questa estenuante stagione 2022: un weekend che per il fuso italiano sarà molto particolare, con qualifiche previste per la mezzanotte di sabato (che volendo essere pignoli, in realtà sarebbe già domenica), e gara alle ore 21.
Proprio per questioni di fuso infatti, il Circus è sbarcato in America già qualche giorno fa, per far abituare tutti i protagonisti a quei nuovi ritmi basati su diversi orari. Prima della conferenza stampa di oggi, abbiamo assistito ad una serie di “americanate” che chiaramente di certo non potevamo non aspettarci.
Primo fra tutti, Daniel Ricciardo a spasso per il paddock in sella ad un cavallo con tanto di Vip Access Pass al collo: “Horsey McHorse, ospite di Daniel Ricciardo”. Che trovata.
Ma anche Carlos Sainz e Charles Leclerc allegramente in tenuta da cowboy, non sono di certo da meno: meglio sdrammatizzare. Il team Ferrari infatti, sulla base dei recenti trascorsi, arriva qui come ufficialmente e definitivamente sconfitto.
I giochi sono chiusi: lo scorso appuntamento di Singapore difatti, ha sancito Max Verstappen campione del mondo in un modo decisamente rocambolesco, ma al netto dei fatti, Max ha all’attivo ben due titoli mondiali mentre la Rossa è ancora a digiuno.
Chiaro che, sebbene ad oggi aleggi ancora l’ombra della FIA e delle sue decisioni sui trionfi di Verstappen, di fatto nulla potrà essere gettato totalmente alle ortiche; ma nonostante tutto, la sconfitta è una ferita ancora aperta.
D’altronde le speranze mondiali per Charles si erano spente qualche appuntamento gara fa, per cui di tempo per metabolizzare ed abituarsi a tale idea ce n’è stato; tuttavia, quando quel momento tanto “temuto” effettivamente arriva, è sempre complesso riuscire a convivere con tale idea ed accettarla.
Soprattutto quando le circostanze di tale vittoria si profilano come parte di un contesto non esattamente chiaro e certamente non disteso.
Difatti Charles proprio durante la conferenza stampa tenutasi quest’oggi, è ritornato sull’argomento anche in maniera piuttosto dettagliata, descrivendo i concitati attimi tra la fine della gara, l’investigazione pendente sul suo capo e la cerimonia del podio.
Tant’è che di quei frangenti racconta: “È stato tutto molto strano: quando hanno detto a Max che era diventato campione del mondo, lui mi ha guardato e mi ha detto: ‘Ma no, non è vero’. A quel punto però gli ho risposto: ‘Se te lo stanno dicendo, forse è perché lo sei’, anche se però nessuno di noi poteva sapere effettivamente cosa sarebbe successo.
Non avevamo capito se avessimo ricevuto o meno l’interezza dei punti e tra l’altro io ero anche sotto investigazione, quindi è stato tutto un po’ strano”.
Conclude con un’ovvia considerazione personale: “Credo si debba migliorare: sono certo che ci saranno ancora delle discussioni in merito nelle prossime gare”.
Dunque per nulla archiviata la questione Suzuka, riflette di conseguenza sulla questione mondiale sfumato: “Essendo un pilota, il mio obiettivo è quello di vincere il titolo: sapere di non avere più alcuna possibilità è stato difficile da accettare. Non è stato affatto un sollievo capire che il mondiale era ufficialmente terminato”.
Sconfitta bruciante, nonostante tutto: probabilmente soltanto concludere gli ultimi quattro appuntamenti stagionali in maniera ottimale potrà risollevare il mood di Charles in vista del prossimo anno, con l’auspicio che la pausa invernale dia vita ad una degna erede della F1-75.
Anche Carlos non sembra giungere ad Austin con un atteggiamento disteso: d’altronde l’amarezza nella consapevolezza delle sue parole è piuttosto evidente.
Nella fattispecie, è conscio del fatto che purtroppo suo malgrado una considerevole fetta di mesi di questa stagione, è stata “sprecata” nel cercare di indovinare il giusto feeling con la monoposto; che poi di fatto non è mai tempo sprecato, ma ci sono stati comunque degli appuntamenti gara che a suo avviso avrebbe potuto impiegare diversamente. Ma purtroppo così non è stato.
Stando al suo parere, il confronto con Charles è stato inevitabile: “Durante le prime sei o sette gare, quando la macchina era più competitiva, lui faceva le pole position e vinceva anche. Ultimamente sono diventato molto più veloce e sto guidando molto meglio la macchina, ma è altrettanto vero che adesso l’auto forse non è più al livello a cui era all’inizio dell’anno, o comunque la Red Bull ha fatto un ulteriore passo in avanti… Quindi non è più così facile ottenere una pole position o una vittoria, come magari poteva esserlo prima”.
Da tali risvolti, desume ammettendo quindi che: “Quest’anno Charles ha fatto un lavoro migliore rispetto al mio, sia per quanto riguarda la guida che l’esecuzione della gara: a differenza mia, si è sentito subito più a suo agio con la macchina. Io ho faticato tanto per tutto l’anno, cercando di raggiungere un livello simile a quello dell’anno scorso”.
Conclude infine: “Se ci sono riuscito? Non credo. Non vedo l’ora che arrivi la monoposto del prossimo anno, per vedere se riuscirò ad avere da subito un ritmo migliore”.
Dunque per i piloti Ferrari sarebbe meglio archiviare la stagione 2022 e pensare già a quella 2023? Sì, grazie.
F1 Autore: Silvia Napoletano – @silvianap13
Foto: F1, Scuderia Ferrari