Weekend di gara difficile sinora per la F1-75: tra imprevisti ed anche qualche sfortuna, il fine settimana di F1 per la Rossa si è rivelato davvero di difficile gestione, ed i presupposti per la gara non sono del tutto rosei.
Le qualifiche tutt’altro che da ricordare, hanno sancito quinto tempo per Carlos Sainz e settimo per Charles Leclerc: quest’ultimo colpito anche da un guasto al DRS che di fatto, ne ha compromesso le performance nella parte finale del Q3.
Il team principal Ferrari Mattia Binotto, dal remote garage, commenta così l’intricato scenario a cui sono andati incontro i suoi ragazzi: “Messico è una pista difficile da guidare: l’aria è rarefatta, c’è poco grip, anche motore e power unit perdono efficienza, è tutto più critico […] ma questa è una costante ed una caratteristica di questa pista.
Che sarebbe stata una qualifica molto serrata lo sapevamo, l’abbiamo visto anche durante Q1 e Q2, però il potenziale per giocarcela in Q3 ci sarebbe stato, se si guardano bene anche i settori… Però è difficile mettere insieme un giro per il pilota”.
A suo avviso però, rincuoranti i presupposti in vista della domenica: “Penso che la gara sarà meno complicata perché si gira con più benzina, quindi tutti i tempi sono dilatati, le frenate più lunghe, la percorrenza in curva più lenta… Quindi la dinamica di un giro in gara è molto diversa da quella di un giro in qualifica. Dunque in condizioni un po’ sul filo del rasoio […] ma mi aspetto che domani tutto questo si semplifichi e che avremo una gara più semplice da quel punto di vista, ma comunque serrata”.
Infine, sulla scelta di caricare maggiormente la monoposto, rassicura: “Noi pensiamo che la configurazione più carica sia quella migliore su questa pista: un po’ in qualifica per cercare di portare le gomme in temperatura, ed un po’ in gara per gestire il degrado. È vero che abbiamo la nostra configurazione di massimo carico come anche la stessa Mercedes […], e penso che abbiamo fatto la scelta giusta sia per qualifica che per gara, anche se lo vedremo domani”.
Impossibile però, non finire con l’argomentare circa la spinosa querelle Red Bull e budget cap: ricordiamo il team di Milton Keynes aver sforato il tetto di circa 2 milioni, ragion per cui gli è stata comminata una sanzione di 7 milioni ed una riduzione del 10% sul monte ore totale di lavoro nella galleria del vento (in vista degli sviluppi e degli aggiornamenti per la monoposto 2023).
La sua risposta in proposito è lunga e dettagliata: “Su questo tema del budget cap oramai se ne parla da tempo: c’erano preoccupazioni da mesi, ed io stesso ho detto ad inizio stagione che il controllare le spese dei team è un fattore determinante, perché i campionati si possono giocare sul budget cap e così si è rivelato.
Quando a Singapore circolavano le voci di un team in overspending, ad oggi questo è stato in qualche modo confermato: c’è un team che ha speso più di tutti, c’è un team che di fatto era illegale.
Nel 2021 Red Bull è stata l’unico team illegale da un punto di vista spesa: andava oltre il tetto in modo significativo di 2 milioni, e questo è un dato di fatto dal quale non si scappa. Quei 2 milioni fanno la differenza: sono un paio di decimi al giro, e forse proprio quel paio di decimi al giro ha modificato le sorti del campionato scorso.
Quindi è un dato importante, è un vantaggio significativo sul quale a nostro avviso bisognava essere severi: la penalità data, indipendentemente da quella economica (perché uno paga e le multe se le scorda il giorno dopo), nella fattispecie di questa riduzione nella galleria del vento se non accompagnata da una riduzione di budget cap, ti lascia comunque la libertà di spendere tutti i tuoi soldi. Se non li spenderai in galleria del vento, li spenderai altrove, quindi pensiamo che la sanzione data non copre e non compensa il vantaggio avuto”.
Tuttavia c’è anche la controparte del team principal Red Bull Christian Horner, che dal suo canto dichiara che con quel 10% detratto dal monte ore lavorative, rischierà di perdere da due decimi e mezzo a mezzo secondo.
Naturale conseguenza domandarsi se tale ipotetico calcolo sia verosimile, ma per Binotto: “Assolutamente no, ma capisco che lo faccia per giocare la sua parte e per far capire che la pena comminata sia importante. Per noi è trascurabile per il motivo che spiegavo prima: se non accompagnato da una riduzione di budget cap, i soldi li hanno esattamente come gli altri team per spenderli altrove (peso vettura, sospensioni, ecc.)”.
Conclude infine con un pensiero relativo all’eventuale ondata di sforamento generale che sulla scia di tali eventi, potrebbe ipoteticamente investire il paddock: “Spero vivamente di no. Noi non intendiamo sforare, vogliamo rimanere legali, perché penso che questo sport sia fatto anche dell’importanza di essere legali su tutti i fronti.
Spero che anche gli altri team si adegueranno: per questo penso che anche assicurarsi che il 2022 venga certificato molto presto con l’inizio del prossimo anno. Non si può attendere ottobre 23 per certificare un 2022, e lo dico per la credibilità della F1: ormai abbiamo tutti un anno di esperienza, compresa Red Bull, un anno in cui ci siamo fatti le ossa, e credo che non ci siano più scuse per essere illegali sul fronte spesa nel 2022”.
F1 Autore: Silvia Napoletano – @silvianap13
Foto: F1, Scuderia Ferrari, Mattia Binotto