La F1 si avvia verso l’ennesimo compromesso? Parrebbe di sì. Nel tardo pomeriggio statunitense di ieri, mentre l’Europa era avvolta nelle tenebre notturne, è emersa quella che potrebbe essere la strategia adottata dalla Federazione Internazionale dell’Automobile nella risoluzione del budget cap gate: proporre alla Red Bull un accordo accomodato. Una vera e propria transazione, ossia un contratto a mezzo del quale i soggetti, facendosi reciproche concessioni, pongono fine ad una questione e, contestualmente, si cautelano dal sorgere di altre in analoghe circostanze.
Un patto così configurato, in effetti, non porrebbe la FIA sul piano di un giudice decisore, ma su quello di parte in causa nel processo stesso. Già questo basterebbe per far capire che si stanno ulteriormente agitando acque torbide che rischiano di diventare pienamente impenetrabili. La trasparenza invocata da tutti che va a farsi benedire in nome di una nuova intesa di compromesso che svuota, essa stessa, l’ente parigino della sua credibilità decisionale e operativa.
Il vero problema di tutta questa vicenda è che siamo ancora fermi al documento emanato dalla FIA il giorno successivo al Gran premio del Giappone. Uno scritto in cui si formalizzavano la doppia infrazione (procedurale e sostanziale, ndr) da parte di Red Bull e quella minore di Aston Martin. La comunicazione federale, in aggiunta ad una situazione traballante, era già in estremo ritardo perché arrivata dopo diversi rinvii che seguivano l’esplosione del caso.
Da quel lunedì il silenzio più totale è calato sulla vicenda. Contesto che ha alimentato voci, speculazioni e congetture. Lecite. Perché quel mercanteggiamento cui abbiamo alluso in diversi scritti è in pieno corso d’opera. La F1 che si trasforma in un bazar del diritto in cui norme scritte, dunque codificate, assumono il valore della carta portata via dal vento che muta rapidamente direzione.
Ma cosa è accaduto in questi giorni di apparente calma? La FIA ha riflettuto. No, non si tratta di sarcasmo. Pare che a Place de la Concorde le teste d’uovo abbiamo passato lunghe ore a valutare se ricorrere al Cost Cap Adjudication Panel (organo misto di membri eletti in quota FIA e dai team, ndr) o giungere alla transazione di cui sopra. Tra le due strade c’è tutta la differenza del mondo. Il giorno e la notte.
Nel primo caso si sarebbero potute emettere sanzioni pesanti (in caso di colpevolezza acclarata, chiaramente) che potevano addirittura riscrivere l’esito del campionato 2021. La transizione, invece, è una specie di patteggiamento con pene molto più blande. E sicuramente comode per la Red Bull che pare propendere – restiamo nell’ambito dei “si dice” – per questa strada. A Milton Keyes non sono stupidi…
L’affare sembra essere piuttosto grande poiché è previsto un incontro tra Ben Sulayem e i vertici della compagine austriaca. Il team, tra l’altro, dovrebbe tenere una conferenza stampa nella mattinata texana. Quindi, nel pomeriggio italiano, dovremmo avere ulteriori sviluppi di un caso che sta letteralmente sfuggendo di mano a chi detiene il potere di comminare sanzioni in F1.
Il possibile accordo tra le parti sta agitando la concorrenza. Ombre si allungano sul titolo 2021 che qualcuno vorrebbe rimettere in discussione. Se, infatti, c’è una fronda guidata dalla McLaren che chiede pene che abbiano effetto nel futuro (leggi qui), c’è Mercedes che vuole vederci chiaro e pensa che vi siano gli estremi per penalizzare il team rivale con esiti nella stagione in cui sono state infrante le regole.
Un guazzabuglio – l’ennesimo – messo su da una FIA che, anche col nuovo corso emiratino, cade sempre nei medesimo errori. Si rischia di creare, col patteggiamento, una sorta di precedente che induce anche altre franchigie ad eccedere i limiti di spesa stando all’interno della soglia del minor breach (5% del totale) per garantirsi vantaggi tecnici non annullati da pene evidentemente inefficaci.
La politica degli accordi più o meno bui (e sottobanco), evidentemente, è una linea di continuità federale. Dopo quell’atto di concordia riservato tra FIA e Ferrari sulle power unit ci saremmo aspettati di non dover osservare l’ennesima negoziazione oscura. Invece, a quanto pare, la storia si ripete senza che nessuno abbia tratto insegnamento dalla stessa. Persiste, se fossero confermate le indiscrezioni che filtrano dal paddock texano, una nota d’amarezza.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, FIA